Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Marco Maculotti
Genere: 
Etichetta: 
Virgin
Anno: 
1977
Line-Up: 

- Steve Jones - chitarra, basso, cori
- Paul Cook - batteria
- Glen Matlock / Sid Vicious - basso
- Johnny Rotten - voce

Tracklist: 

1. Holidays in the Sun
2. Bodies
3. No Feelings
4. Liar
5. Problems
6. God Save the Queen
7. Seventeen
8. Anarchy in the UK
9. Submission
10. Pretty Vacant
11. New York
12. E.M.I.

Sex Pistols

Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols

How can you ban language, words? How're words offensive? And why should I have to tolerate YOUR interpretation? I'm the one using the word. ASK me how I'm using it, don't TELL me. And if you don't like the way I'm using it, so what? It's my right. It's my freedom of expression. Without that, we're nothing but slaves.

- Johnny Rotten

Correva l'anno 1977 e in Inghilterra, più precisamente a Londra, così come già stava accadendo a New York (grazie alla musica di gruppi come i Ramones), stava nascendo una cosiddetta "gioventù allo sbando" caratterizzata dal rigetto dei precedenti idoli e da una insofferenza per le forme musicali che allora spadroneggiavano: in particolar modo oggetto di bersaglio era il rock progressivo, visto come fastidiosamente tecnicista e manierista, se non addirittura antitetico al rock & roll più puro e tradizionale con il suo La-Re-Mi... ma anche il più grezzo e diretto hard rock per loro suonava vecchio, stantio, se non addirittura modaiolo in certi casi, senza neanche tirare in ballo il mondo pop, detestato per la sua stessa natura.
Questi giovani contestavano apertamente la precedente beat generation, che nel nuovo decennio ormai era stata "contaminata" dagli stessi borghesi a cui un tempo intendevano opporsi (con flower-power e contestazione studentesca ormai divenuti trend generazionali, giochi intellettualoidi su cui speculare o con cui atteggiarsi), e faceva suoi proclami nichilisti e altisonanti fra cui particolare risonanza ebbe il famigerato "no future!". Essi desideravano la ribellione, volevano la non-musica, il caos strumentale. In una sola parola: il punk.

Certamente i gruppi d'oltreoceano esercitarono un appeal irresistibile su questi giovani inglesi, nomi come Ramones, New York Dolls o Voidoids furono influenti al quadrato per tutto il punk inglese e definire la loro musica seminale sarebbe un eufemismo.
Ma ad accorgersi di cosa stava bollendo in pentola nel Regno Unito in quel periodo, per poi abilmente servire il tutto, fu un manager, Malcolm McLaren, che già era entrato in contatto in America con i New York Dolls e che in quel periodo possedeva una boutique di nome "SEX", offrente abbigliamento ispirato al punk americano e al sadomasochismo, in cui lavorava il bassista Glen Matlock e che era frequentata dal chitarrista Steve Jones e dal batterista Paul Coock.
I tre formarono un gruppo, gli Strands, con cui all'epoca si divertivano a suonare un rock & roll grezzo, feroce e rumoroso, senza troppe pretese se non di essere diretto, essenziale e a suo modo viscerale; successivamente, proprio in quel negozio comparve un "tipo strano", come qualcuno lo definirebbe, tal John Lydon, incisivo, arrogante quanto basta, un pizzico strafottente, trascinante. E, sotto l'egida di McLaren, che aveva fiutato qualcosa di interessante, si unì al gruppo, a cui diede tutta una nuova caratterizzazione con linee vocali abrasive e scioccanti testi che parlavano di anarchia, ribellione, mancanza di emozioni, mancanza di futuro, tematiche "calde" che ai perbenisti non piaceva fossero menzionate; nei suoi testi si proclamava anarchico e anti-cristo e la sua immagine provocatoria fu il quid decisivo per il gruppo.
Erano nati i Sex Pistols.

McLaren intuì sia ciò che la gioventù inglese stava cercando sia ciò che, prendendo spunto dai gruppi statunitensi, i Sex Pistols potevano offrire loro. Così li guidò e supportò in tutto e per tutto per la pubblicazione di Never Mind the Bollocks, unico vero disco dei Sex Pistols nonchè album-simbolo del punk '77 "made in England" al punto da far coincidere il gruppo con l'essenza stessa della frangia britannica del movimento. Perché? Vediamolo insieme.

Ad essere obiettivi, non si può certo affermare che esso sia il miglior disco punk mai realizzato, forse nemmeno quello più riuscito per quanto riguarda la profondità dei testi, nè tantomeno a proposito della parte strumentale, il che suggerisce che ci sarebbe da discutere su quanto effettivamente sia stato importante per lo sviluppo del punk rock soprattutto risalendo fino al proto-punk e al garage rock (le mazzate soniche degli MC5 e la "poesia decadente" di Iggy Pop con i suoi Stooges su tutti).
Ma sta di fatto che i Sex Pistols hanno saputo impersonare alla perfezione la figura dei "punk" che stava emergendo in quel periodo tanto buio della storia inglese, grazie soprattutto alla secessione all'arricchimento della borghesia ai danni del proletariato, e che comunque hanno composto tutta una serie di anthem che hanno ispirato e affascinato decine di gruppi di lì a venire risultando, che piaccia o no, influenti se non seminali.
E così accadde che il lungimirante Malcom McLaren raggruppò quei quattro derelitti incentrandoli sulla figura di Lydon, il cui nome d'arte era Johnny Rotten (soprannominato così per lo stato pietoso dei suoi denti marci), per incidere un disco che tanto avrebbe lasciato spiazzata l'opinione pubblica.
Il titolo è tutto un programma: la leggenda vuole che, avendogli chiesto Rotten quale sarebbe stato il titolo dell'album, Malcom rispose "sbattitene i coglioni!", ovvero "never mind the bollocks", per l'appunto.
Non solo, McLaren fu decisivo, certo ispirandosi molto anche ad un figuro come Richard Hell, nell'impostare l'attitudine, l'iconografia e soprattutto l'abbigliamento (trasandato, trasgressivo, ribelle) di quei giovani, scandalizzando sempre di più la "gente perbene" soprattutto con il lato più "anarchico" ed eversivo dei Sex Pistols. Questa immagine era comunque fine a sè stessa, scelta ad hoc per scioccare, nella realtà non ci sono reali connotazioni politiche, che verranno maggiormente attuate nell'anarcho-punk dei ben più estremisti Crass.

Successivamente il bassista Glen Matlock fu ostracizzato dai Sex Pistols, per via della sua "insana" passione per i Beatles, e sostituito dal ben più "punk" John Simon Ritchie, meglio noto come Sid Vicious, esuberante ventenne che sembrava incastrarsi molto meglio nella formazione e che era stato segnalato dalla moglie di McLaren, Vivienne (pare come cantante, ma dato che si chiamavano entrambi John, "per errore" venne scelto Lydon, o così si racconta).
Ma in realtà la maggior parte delle registrazioni non erano sue e addirittura nei concerti teneva il volume del suo amplificatore molto basso, a volte addirittura spesso. Sul suo ruolo nell'economia del gruppo si è spesso discusso, ma esso andrebbe decisamente ridimensionato e concentrato sul lato extra-musicale. Infatti Sid era una personalità energica, attiva ed espansiva, ma l'ingresso nel gruppo segnò nettamente la sua vita che di lì a poco si tramutò in un avere a che fare con problemi di alcol e droga, dare spettacolo di cattivo gusto, tagliuzzarsi gli avambracci e il petto per "boredom" (ovvero "noia", altra parola chiave del punk settantasettino) e iatture relazionali con la prostituta eroinomane Nancy Spungen.

Dopo essere riusciti a firmare un mare di contratti di fila prontamente rotti dalle label poco dopo, ed aver fatto trasalire la bile ai curatori delle programmazioni radiofoniche BBC con i loro singoli, nel maggio del 1977 venne firmato un contratto con la Virgin con cui finalmente distribuire un album.
Sono queste le premesse che hanno fatto di Never Mind the Bollocks, uno dei primi dischi punk di sempre, forse il più rappresentativo, sia della scena di allora, sia probabilmente della storia intera del genere.

Per quanto riguarda l'aspetto musicale dell'album, le melodie sono alquanto semplici e gli strumenti suonati in maniera grezza, ma d'altro canto la parte strumentale rispetta al meglio sia la figura del gruppo sia le liriche, le quali trattano di anarchia, negazione, uccisione di ogni idolo, "no future", nichilismo e rivolta.
In mezzo a tutto questo svetta fragorosa e dissacrante God Save the Queen, storica e ironica canzone che, insieme all'altro inno Anarchy in the UK, ha fatto conoscere i Sex Pistols a tutto il mondo e rimane negli annali del punk rock.
In realtà non ci sarebbe troppo da soffermarsi sui singoli episodi, un po' perché il risultato (voluto) dell'attitudine musicale di gruppo e genere non genera una grande differenziazione, un po' perché l'intera scaletta del disco andrebbe più che altro assimilata e presa in considerazione nel suo totale.
Si potrebbero menzionare, volendo, No Feelings (irriverente racconto di come Rotten si innamorò del suo riflesso allo specchio), Pretty Vacant (energica, scanzonata ed incisiva rocker), E.M.I. (esplosivo finale dedicato in maniera non proprio lusinghiera alla nota major), l'opener Holidays in the Sun o l'impulsiva Liar in cui addirittura lo stesso McLaren viene definito un bugiardo; ma un album come questo non potrà mai essere considerato un semplice insieme di traccie (per quanto antemiche), si tratta più di un lavoro compatto e costante, sia nell'ispirazione sia nell'estro psicopatico dei testi.
In ogni caso i pezzi, al fulmicotone, rimangono dodici scheggie sparate una dopo l'altra perfettamente rappresentanti di quel punk becero e sguaiato di cui il grupppo inglese si fece portavoce. Trascinanti ed esplosivi, difficilmente si sarebbe trovato un punk rocker che non avesse ascoltato gli anthem aggressivi e sguaiati di Johnny Rotten & soci.

Dopo aver rilasciato quest'album, la band volò negli Stati Uniti per un tour nel gennaio del '78, ma il viaggio durò solo due settimane perché Rotten lasciò la band in seguito allo show al Winterland Ballroom di San Francisco (celebre la frase di congedo: "avete mai avuto la sensazione di essere stati fregati?"), avrebbe poi formato i Public Image Limited dimostrando che era lui lo spirito più creativo del gruppo.
McLaren, che nel frattempo era non solo diventato assieme al suo negozio un punto di riferimento per i punk inglesi ma si era anche arricchito gestendo abilmente i contratti con le case discografiche (che ora fiutavano il potenziale commerciale che quei "giovinastri trasgressivi e sovversivi" esercitavano sui loro connazionali) cercò di raccattare i pezzi e mandare avanti la barca, ma Cook e Jones diventarono insofferenti della sua presenza e, come si suol dire, levarono le tende.

Così finirono i Sex Pistols, una veloce fiammata così come la stessa attitudine del punk voleva, ma che lasciò un segno indelebile nella musica e nella società inglesi.buy Clomid online cheap

Di seguito a quest'album, vennero pubblicati solo antologie, registrazioni live, demo e "rarità" che cercarono di spremere la gallina dalle uova d'oro che rappresentavano, ma ormai il punk '77 stava finendo e cominciava una nuova epoca: si stava entrando nel post-punk, i riflettori si stavano spostando sulla new wave.

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