- Silvestro Giordano - Voce
- Gianluca Rungetti - Chitarra solista
- Giuseppe Rungetti - Chitarra ritmica
- David Iovino - Basso
- Genny Eneghes - Batteria
1. The Destiny
2. Damned Soul
3. Through Your Eyes
4. The Real Human Feeling
5. My Old Illusion
6. Just a Nightmare
7. Heretical Desire
8. Someone Lost Inside
9. The Storm
10. A Coin for Acheronte
11. Forsaken Past
12. Silence’s Scream
Obsidian
Ennesima promessa del Metal italiano, i partenopei Steel Cage tornano in questi giorni sulle scene musicali, dando un seguito al demo del 2002 “Red Blood Planet” con un nuovo lavoro, più lungo e completo, intitolato “Obsidian”: un disco completamente autoprodotto di circa quaranta minuti.
Il quintetto si è nuovamente impegnato a fondo per questa sua terza pubblicazione, proponendo come già in passato, un enhanced-cd in cui, oltre alla ‘ordinaria’ parte audio composta di 12 brani, c’è molto altro, tra cui una raccolta di poesie del vocalist Silvestro Giordano, un’ottantina di pagine tratte del romanzo “Memoria Mortale” scritto dal chitarrista Giuseppe Rungetti, le liriche dei pezzi del disco, una photogallery e perfino dei video che spiegano la genesi dell’album e il concept, un racconto ambientato in uno scenario apocalittico da "day after", in cui rinascita diviene legata, come anticipa il titolo, all'ossidiana.
Ma passiamo al lato musicale: cosa suonano questi ragazzi? La loro proposta è inquadrabile in un Death Melodico di derivazione scandinava, in cui si fa sentire l’influenza degli In Flames di metà carriera, ma che viene notevolmente contaminata sia da passaggi e sezioni più brutali o Thrash, sia da momenti melodici con inserti di voci pulite o stacchi più intricati e progressivi che aumentano il range espressivo della band. Lascia esterrefatti lo stile vocale, estremamente variegato, impiegato nel cd: la voce di Silvestro Giordano è solitamente uno screaming (non particolarmente efficace, a dirla tutta), che talvolta s’incattivisce in un growl mai troppo cavernoso oppure si schiarisce per passaggi in clean dal taglio decisamente moderno, ma sono presenti anche dei frangenti in cui viene utilizzata anche la voce filtrata ed altri momenti ‘narrati’, più o meno riusciti a seconda dei casi, mentre il voto per le parti corali che ogni tanto fanno capolino è un “pollice verso”, in quanto paiono poco curate e sono da perfezionare. Sulle prestazioni strumentali, invece, c’è davvero poco da criticare, se non, forse, un assolo di batteria che non dice granché posto circa a metà disco (“Heretical Desire”): le chitarre di Gianluca e Giuseppe Rungetti sono ben affiatate e sia le parti ritmiche che quelle soliste sono suonate con la debita perizia, e il batterista Genny Eneghes tiene tempi discretamente vari che sostengono bene le strutture delle canzoni.
Canzoni, quelle degli Steel Cage, che sono interessanti, gustose e dotate di un groove sopra la media, nonché di melodie altrettanto indovinate; il Metal del quintetto napoletano è dunque ben composto, per nulla statico e spesso condito da sezioni meno standard e originali in cui si nota la personalità della band, come nello stacco acusticheggiante e progressivo che spezza l’atmosfera tesa e aggressiva a metà della terza traccia “Through Your Eyes”, o come nella penultima canzone “Forsaken Past”, molto melodica e che alterna parti molto dirette da “pogo furioso” ad altre più ricercate, come l’accenno atmosferico posto in chiusura.
Aperto da un’introduzione di solo pianoforte, “Obsidian” si fa notare per la varietà delle scelte e la coerenza del sound, che amalgama varie influenze in modo accorto e brillante, costruendo brani che convincono sufficientemente sotto il punto di vista compositivo, come ad esempio accade per la coppia che segue l’intro: “Damned Soul” e “Through Your Eyes” rivedono in chiave personale gli In Flames di “Whoracle” e si segnalano fra i migliori episodi, tra cui tengo a citare anche la moderna “The Storm”; meno ispirati altri frammenti di disco, quale ad esempio “Someone Lost Inside” che richiama troppo fortemente “Master of Puppets” dei Metallica in alcune parti di strofa, mentre l’ultima “Silence Scream” addirittura tira in ballo i Kyuss (quelli più adrenalinici di “Green Machine” o "Allen's Wrench") in un paio di momenti, salvo poi evolversi in tutt’altra direzione, ma sempre senza brillare.
Dove sta il rovescio della medaglia dunque? Presto detto, nella produzione e nel mixing. E non è una pecca da poco, purtroppo: lo sforzo profuso dal gruppo per autoprodursi il disco è encomiabile, ma il risultato raggiunto a livello di qualità e pulizia del suono è insufficiente, e penalizza in modo pesante il giudizio finale, dato che corrompe irrimediabilmente la bontà delle musiche, meritevoli di una valutazione ampiamente positiva. Il suono è molto confuso e poco nitido, manca di potenza e non riesce a imprimere la spinta aggressiva e tagliente che brani come quelli degli Steel Cage meriterebbero: mi piacerebbe pertanto riascoltare “Obsidian” con una registrazione diversa, più professionale e di miglior livello, poiché è assolutamente certo che il disco avrebbe in questa maniera tutto un altro impatto.
Le idee musicali del gruppo sono promettenti ed interessanti, ma andranno obbligatoriamente supportate da una registrazione degna di nota per evitare che si minimizzino lavori di buon livello, quale potrebbe essere questo “Obsidian”.
Da tener d’occhio.