- Andy Ward - batteria, percussioni, vibes
- Doug Ferguson - basso
- Peter Bardens - organo, Minimoog, pianoforte elettrico e acustico, organo da chiesa, ARP Odyssey
- Andy Latimer - chitarra acustica, elettrica e slide, flauto, voce
1. The Great Marsh (02:02)
2. Rhayader (03:01)
3. Rhayader Goes To Town (05:20)
4. Sanctuary (01:05)
5. Fritha (01:19)
6. The Snow Goose (03:12)
7. Friendship (01:44)
8. Migration (02:01)
9. Rhayader Alone (01:50)
10. Flight Of The Snow Goose (02:40)
11. Preparation (03:58)
12. Dunkirk (05:19)
13. Epitaph (02:07)
14. Fritha Alone (01:40)
15. La Princesse Perdue (04:44)
16. The Great Marsh (01:20)
The Snow Goose
The Snow Goose, datato 1975, fu l’album della ribalta per i Camel, l’opera che consentì l’inizio di una carriera di intramontabile successo per il quartetto inglese. Dopo la pubblicazione di Mirage, lavoro che presentava con completezza il ricco sound della band, fatto di organi, di melodici motivi di chitarra e di soavi fiati, Latimer e compagni si ritirarono in un cottage del Devon e, ispirati alla novella dello scrittore Paul Gallico, diedero vita in poco più di due settimane a sedici tracce di media-corta lunghezza che andarono a formare il terzo album di studio.
La vicenda narra dell’amicizia tra il solitario guardiano del faro di Essex ed un’oca delle nevi ferita durante la ritirata di Dunkerque nella Seconda Guerra Mondiale: i brani composti dai Camel rendono perfettamente le varie parti del concept con le loro atmosfere dirette e i loro temi sublimi, già distanti dalle tuonanti armonie del precedente Mirage. Così l’ascoltatore rimane immerso nel racconto The Snow Goose di Gallico, figurandosi la fase dell’incontro tra il guardiano e l’oca fino alla finale sconfitta e ritirata dell’esercito anglo-francese.
Il disco tuttavia non è solo originale dal punto di vista concettuale: per la prima volta infatti i Camel abbandonano quasi completamente l’impiego delle splendide e distese voci dei precedenti platters, concedendo totale spazio ad una musica elegantissima ed intrisa di sfuggenti melodie, trasportatrici di grande emotività. Pur non inserendo dei testi alle canzoni, il gruppo riuscì nell’impresa di far sgorgare poesia dai propri tessuti sonori e questo risultò fondamentale per il destino di The Snow Goose nel 1975, balzato al ventiduesimo posto della classifica inglese.
Da segnalare pezzi come Rhayader, commovente nel suo magico approccio, Rhayader Goes To Town, ben più sostenuto e marcatamente Progressive nel suo incedere, Fritha, dagli aloni sommersi e dimenticati e la title-track, avvolgente, delicata e sentimentale.
Bardens scrive sezioni di pianoforte e di organo da brivido, Latimer segue da vicino con una chitarra sempre in primo piano, mentre per i patterns ritmici Ferguson e Ward assumono una direzione raffinata e mai scomposta. Non mancano i passaggi bizzarri tipici del Progressive inglese settantiano quale Friendship, come presenti sono le architetture più tecniche e virtuose, quale La Princesse Perdue. Un’opera altrettanto completa rispetto a Mirage che, pur essendo strumentale, sa garantire più di 40 minuti di introspezione e di riflessione.
Ogni ascoltatore rimarrà affascinato dalla freschezza di The Snow Goose, percepibile già dalla bella copertina raffigurante l’oca delle nevi protagonista: se a ciò si aggiunge il fatto che i Camel impiegarono solo due settimane per confezionare un simile capolavoro del Progressive, si comprende quale sia stato il livello compositivo in possesso dei quattro britannici.
Un’altra delle tante curiosità riguardanti The Snow Goose è la reazione del creatore del racconto che ha ispirato i Camel: Paul Gallico, pensando che la band fosse connessa al celebre marchio di sigarette, da sano nemico del fumo, pensò di querelare legalmente Latimer e colleghi. Per evitare questo problema, i Camel decisero di inserire “Music inspired by…” sulla copertina del disco, per rendere accessibile a tutti i fans e gli acquirenti la bella favola del guardiano e dell’oca, quasi del tutto sconosciuta, ma capace di scuotere emotivamente, soprattutto se unita ad una musica eccelsa come quella esibita da uno dei combo Progressive Rock più validi dell’Inghilterra dei Settanta.