- Hrive - Chitarre
- Marco - Batteria
- Seere - Voce
- Yury - Basso
- Ynis Witrin - Tastiere
1. Kingdom Of Deceit
2. Hoarder Of Illusions
3. Cold Winter Nights
4. Alone Again
5. Ain’t No World
6. Past The Mid Route
7. Bereft
8. The Murkiest Den
9. Cold Winter Night (Short Version)
10. Alone Again (Short Version)
11. Berft (Remix)
When Wishes Sicken
Abbandonate del tutto le inflessioni black/doom del demo d’esordio Bitter As Gall, i veneti Shivan abbracciano un Gothic Metal atmosferico con il primo full-length When Wishes Sicken, album uscito in origine nel 2004 e distribuito oggi professionalmente dalla Kick Agency.
Il quintetto di Venezia esplora dunque i lidi di un metal estremamente melodico che solo sporadicamente propone dei richiami ai tempi che furono, tramite l’occasionale utilizzo delle growling vocals o parti di chitarra più veloci e compatte.
Suonare un Gothic che vorrebbe essere originale e al tempo stesso fruibile, si sa, non è semplice, e a nostro avviso è proprio questo l’errore in cui incappano gli Shivan, ossia quello di voler essere a tutti i costi fuori dagli schemi mettendo tanta, forse troppa carne al fuoco che finisce per generare confusione e rendere l’ascolto discontinuo.
When Wishes Sicken mostra da un lato alcune buone intuizioni e di certo i nostri hanno maturato nel tempo un bagaglio tecnico di spessore. Eccoli dunque mischiare musica sinfonica e la malinconia tipica del genere a momenti più tipicamente “metal”, come nel caso dell’opener Kingdom Of Deceit o nelle parentesi più sostenute di Alone Again. Accanto a questo sostrato più deciso, la band cerca anche di accontentare coloro che, cresciuti a H.I.M. e Cradle Of Filth, del gotico apprezzano invece la facciata più sensuale e fruibile, e a tal proposito inserisce infinite parti di tastiera piuttosto ripetitive e ritornelli che, a suon di voce pulita e sofferente, anziché risultare accattivanti come sarebbe nell’intenzione dei nostri, finiscono per annoiare a causa del loro incedere prolisso.
Anche la produzione infatti, studiata forse per mettere in luce l’alone melodico degli Shivan, lascia la chitarra e la sezione ritmica in disparte a favore delle parti vocali enfatiche e delle onnipresenti (ma non sempre necessarie ad abbellire il pezzo) tastiere.
Non mancano dei buoni episodi, come la già citata opener, gli echi acustici di Cold Winter Night o la più catchy Bereft (la versione remixata è decisamente intrigante…) ma dal nostro punto di vista agli Shivan manca ancora quel classico “qualcosa in più” per imporsi in un panorama che certamente ha vastissime potenzialità commerciali ma (per fortuna!) ora come ora non premia chiunque.
Per il momento le idee sono poche e confuse.