- Kyle Lobeck - voce
- Logan Lanning - chitarra e voce
- Chris Davila - chitarra
- Jacob Kirkegard - basso
- Cheyne Smith - batteria
1. The Watcher (02:39)
2. See Not What You Want, But Who You Really Are (04:00)
3. Outside We Are Fine (03:44)
4. Lose Faith In The Truth (03:40)
5. When And Where A Real World Occurs (03:51)
6. We've All Wandered Out Of Reach (03:59)
7. Get Comfortable Not Knowing (03:04)
8. Move Forward And This Will All Make Sense (02:17)
9. A Guides' Wills And Wishes (03:04)
10. Often Too Much Thomas Kincade (04:56)
Outside We Are Fine
Las Vegas, per ovvi motivi, non vanta una nutrita scena alternativa al pari di New York, Washington, Los Angeles o Seattle e, di conseguenza, sorprendere sapere che il lavoro fra le proprie mani porta la firma di un gruppo proveniente dalla città dei casinò e delle luci al neon. Gli YouInSeries, nome curiosamente scritto senza spazi fra le parole, nascono 2003 e, dopo aver girato gli Stati Uniti suonando dal vivo in vari tour autofinanziati, firmano un contratto discografico con la Equal Vision Records, etichetta molto conosciuta negli ambienti ‘Core. Outside We Are Fine, esordio del complesso americano, esce quindi il trenta maggio 2006 e si presenta in una superba e coloratissima confezione digipack di grande impatto, compresa oltretutto di un libretto assai curato nei minimi dettagli.
Appartenenti all'ennesima ondata Emo statunitense, gli YouInSeries propongono un sound abbastanza originale, caratterizzato da una forte componenti emotiva che rende particolarmente sentite alcune canzoni. Le melodie sono sempre orecchiabili, grazie a delle chitarre mai troppo pesanti. Dietro le pelli, Cheyne sa benissimo quando picchiare con violenza e quando, invece, lasciare che sia la delicatezza a guidarlo. La superba voce di Kyle contorna alla perfezione una musica tanto aperta a diverse influenze che ne risulta difficile la classificazione. Il Post Hardcore espresso dalla band è infatti contaminato da elementi propri di altre sonorità, a dimostrazione, forse, di una leggera ingenuità. Dopotutto, i cinque americani sono ancora giovanissimi e, considerato il fatto che Outside We Are Fine rappresenta il loro debut album, è innegabile che siano sulla buona strada. C'è da lavorare certo, soprattutto per riuscire a suonare qualcosa di più definito, senza però perdere strada facendo quel tocco di originalità che, ora come ora, li contraddistingue positivamente.
Outside We Are Fine contiene dieci tracce, fra cui spiccano alcuni capitoli davvero interessanti. The Watcher apre ottimamente l'opera e si evidenzia per delle linee vocali semplicemente perfette, le quali vanno di pari passo con le parti di chitarra. Quella che è forse la migliore prova su disco degli YouInSeries ha un solo, classico, difetto: la brevità. Sebbene la durata media delle varie tracce si aggiri intorno ai tre minuti e mezzo, The Watcher non va oltre i due minuti e quaranta, di fatto troppo poco per poter apprezzare un brano in tutta la sua grazia sonora. Lodevoli anche See Not What You Want, But Who You Really Are, dove Kyle dà buona prova di sé, alternando un cantato abbastanza effeminato ad uno ben più grintoso, Lose Faith In The Truth, aperta da un arpeggio sensazionale, e When And Where A Real World Occurs, probabilmente la canzone più malinconica del lotto. Degna di attenzione è inoltre la conclusiva Often Too Much Thomas Kincade, dove, insieme a delle chitarre molto varie e sfumate, emerge l'anima ribelle del complesso di Las Vegas. Alcune track si assomigliano eccessivamente, andando purtroppo ad annoiare così l'ascoltatore. Nonostante questo, chi ama determinate sonorità potrà benissimo trovare in Outside We Are Fine il lavoro che cercava.
Non male questo Outside We Are Fine, specialmente visto che si tratta di un esordio. Gli YouInSeries hanno una grande personalità, ciò che manca è invece un minimo di chiarezza a livello sonoro. L'album pare a tratti un calderone pieno zeppo di ingredienti, talvolta antitetici e che mal si addicono ad un prodotto altrimenti valido. Attendiamo quindi il nuovo full lenght di questi cinque ragazzi di Las Vegas, perché, di certo, ne varrà la pena.