- Kelvin Morris - voce
- Tony Roberts - chitarra
- Roy Wainright - basso
- Terry Roberts - batteria
1. Realities of War
2. They Declare It
3. But After the Gig
4. Society's Victim
Realities of War
Si ha già avuto modo di sottolinearlo spesso che la parte più estrema del mondo Heavy Metal deva molto all'Hardcore Punk, e molti gruppi considerati fondamentali in tal senso, come Motorhead, Venom ed affini, abbiano un debito morale nei confronti di bands come (forse più delle altre) i Discharge. Oltre a stabilire canoni di riferimento in ambito strettamente musicale, la storia dei ragazzi di Stoke on Trent è tipicamente Punk. Dopo l'incisione della classica prima demo con mezzi di assoluta fortuna, grazie all'interessamento di Mike Stone della Clay Records, il quale era rimasto folgorato da una loro esibizione live, i Discharge realizzarono questo Realities of War nel gettonato formato da 7'', (più che gettonato diremmo obbligato), contenente quindi le canoniche quattro tracce, il massimo concesso dalle dimensioni del platter. Va rimarcato il fatto che fino a quel momento la fama dei Discharge era limitata sia dai mezzi di comunicazione disponibili all'epoca, sia sopratutto dal fatto che il gruppo non aveva mai lasciato la natia Stoke on Trent, e nessuno li aveva quindi mai visti al di fuori del territorio Comunale.
Tralasciando la qualità dell'incisione, tra il penoso e l'improponibile (comunque in linea con quanto possibile a quasi tutti gli altri dati mezzi tecnici e budget), le quattro seminali tracce sono una miscela al napalm di rabbia primordiale e violenza sonora senza compromessi, vomitati nel microfono da Kelvin Morris con uno stile che, anche questa volta, risulterà poi di fondamentale influenza nei confronti di molti singers oggi osannati e dediti al growls profondo. Il tutto reso con convinzione ed ingenuità palesi, come forse solo l'Hardcore più vero può, e come in Italia hanno fatto meglio degli altri i Raw Power. La storia di questo disco narra anche di Stone impegnato a diffonderne le copie dal bagagliaio della sua auto piazzata davanti al suo negozio e di un incredibile successo del vinile che, nonostante la distribuzione a dir poco perfettibile, raggiunse il primo posto nelle Indie Charts di In Sounds, divenendo così leggendario. La storia dei Discharge continua ancora oggi, tra scioglimenti, cambi di formazioni e virate verso l'Heavy Metal, a dimostrazione ulteriore dei legami tra i due mondi. In questo contesto probabilmete l'episodio migliore è da considerare Hear Nothing, See Nothing, Say Nothing del 1982, anche se i primi fans della band potrebbero avere qualcosa da ridire in proposito. Da custodire gelosamente sullo scaffale.