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- Justin Sansom - voce
- Chris Penuel - chitarra
- George Edmondson - batteria, voce
- Drew Shellnutt - basso
- Stuart Ogran - chitarra
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1. To Attain Everything
2. From Here I Can See the Shore
3. She’s Tunning On My Heartstrings
4. Given A Season of Sun
5. Goodbye Tomorrow, Hello Dead Letters
6. The Devil Made Him Do It
7. He Said, She Said
8. Cursed
9. Even In My Dreams
10. Lovestainedrazorblades
Dead Man In Reno
Probabilmente da uno a dieci, l’importanza dell’intro o più in generale delle prime battute del riffing, in un album di qualsiasi genere, tocca quasi la doppia cifra. Appare evidente però che questo particolare è stato sottovalutato dai Dead Man In Reno che fanno la loro prima comparsa con l’omonimo cd. Il sound si presenta sotto alcuni punti di vista ancora immaturo e non carica pertanto il debutto di quella dose di dinamismo e soprattutto imprevedibilità che è tanto essenziale nel metalcore. Di conseguenza ne viene fuori un’opera piuttosto povera di idee, che però dimostra chiaramente come la lezione base del songwriting metalcore sia stata acquisita dal quintetto statunitense. Difatti un elemento positivo sulla quale la band farà sicuramente affidamento in futuro è il bagaglio tecnico che possiedono, oltre a una davvero soddisfacente registrazione. Canzoni come From Here I Can See the Shore e Goodbye Tomorrow, Hello Dead Letters dimostrano pure le buone strutture ritmiche che toccheranno l’apice dell’emotività in He Said, She Said e nell’ultimo brano, grazie a buoni riff di chitarra.
Per quanto riguarda le linee vocali si può aprire sicuramente un discorso a parte: si tratta di un vocal piuttosto canonico per il genere, che però interpreta bene il sound. Sorgono però alcuni dubbi, anche se appena accennati, in certi tratti eccessivamente sporchi, mentre nelle ultime tracks si aggiungono le classiche parti in clean di cui si è sentita la mancanza nella prima parte. Ad arricchire poi la struttura stilistica stanno alcuni spunti melodici, variegati e sicuramente interessanti, che rendono protagoniste la quarta Given A Season Of Sun, track completamente strumentale trainata da arpeggi di chitarra, e Cursed con un’ottima parte di violino e piano. Per il resto troppi punti del full-length sono scontate e caratterizzate quindi da quelli che si possono definire i luoghi comuni del metalcore (non a caso l’intro totalmente inadeguato). Nonostante ciò gli elementi del platter sui quali si possono portare delle critiche sono collegati per di più alla mancanza di esperienza. Perciò non c’è da allarmarsi eccessivamente; già nel prossimo disco la band potrebbe eliminare definitivamente parti dozzinali che oltre tutto rendono l’ascolto pesante da reggere nella totalità dei quarantatre minuti.