- Ty Tabor - chitarra, voce, basso
- Randy St. John - batteria, percussioni
Guests:
- Wally Farkas - chitarra acustica, voce
- Doug Pinnick - voce
- James Henry - chitarra
1. Ride
2. Stalker
3. I Know What I’m Missing
4. Afraid
5. Play
6. Beautiful Sky
7. She’s A Tree
8. Take It Back
9. Wading In
10. Thankful
11. Pretty Good
Rock Garden
Per il terzo episodio della sua carriera solista, Ty Tabor, chitarrista dei King’s X, ripropone una “mistura” di power pop e reminescenze Beatles (nei brani più soffusi sembra che il calco della coppia Lennon/McCartney sia sempre ben presente) che si fondono a rock’n’roll e una punta di funky rock. Per questo possiamo dire che Rock Garden è diverso rispetto al secondo lavoro, Safety, e si avvicina invece abbastanza a quanto propone la band madre dell’axeman.
L’album si dipana fra brani più introspettivi, delicati e profondi come Beautiful Sky, da cui è stato tratto anche un video, diretto dallo stesso Tabor, e brani più rock oriented come l’energico She’s A Tree, in cui è protagonista il riffing pop dell’axeman e una linea vocale estremamene ruffiana e volta al passaggio radiofonico. Completa il lavoro una sezione cori estremamente riuscita, alcuni inserti di voce filtrata (sempre suggestiva) e inserti di chitarra lettrica al momento più appropriato; invece il momento solista è proprio scarsino.
Il sentimento di positività che emerge dalle tracce di Rock Garden è più che evidente nelle song citate ma anche in Take It Back, che sfoggia anche un bel momento solista di chitarra, che fraseggia con il cantato. A rendere anche più interessante il platter, composto interamente da Tabor, è la collaborazione di vari amici come Doug Pinnick, già singer dei King’s X e di Wally Farkas (chitarra acustica e voce) dei Galactic Cowboys.
Se qualcuno può accusare Rock Garden di essere fin troppo “zuccheroso”… beh, la risposta è che… è vero! L’intento di Tabor è proprio quello di proporre al proprio pubblico undici tracce che emanino buoni sentimenti, coadiuvate da melodie dolci e suadenti che strizzino l’occhio all’anima più rock dei Beach Boys e a quella più romantica e sognante dei Toto.
Un altro momento indispensabile del disco è la semi-ballad Wading In, delicata song che ha il suo punto di forza nella soprapposizioni di diverse linee vocali, sempre soffuse e dolci. Sulla stessa linea si pone la morbida Thankful, mentre per ascoltare un po’ di sound energico bisogna farsi alla prima parte del disco, in particolare a pezzi come Ride o come alla conclusiva Pretty Good, che fanno emergere la vena più scatenata di un lavoro interlocutorio e forse non sempre convincente, ma in grado di piazzare alcune song di tutto rispetto.
Nel complesso quindi Rock Planet non si pone come disco impedibile ma per chi ama il songwriting del chitarrista dei King’s X questo lavoro può risultare senz’altro interessante.