Voto: 
10.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Nothing Records
Anno: 
1994
Line-Up: 

- Trent Reznor - Voce, chitarra, pianoforte, tastiere, testi, arrangiamenti, produzione

Guests:
- Flood - Produzione
- Andy Kubiszewski - Batteria
- Tommy Lee - Steakhouse
- Danny Lohner - Chitarra
- Adrian Belew - Chitarra
- Stephen Perkins - Batteria
- Alan Moulder - Mixing
- Chris Vrenna - Batteria, programmazione, sampling
 

Tracklist: 

1. Mr. Self Destruct (04:30)
2. Piggy (04:24)
3. Heresy (03:54)
4. March of the Pigs (02:58)
5. Closer (06:13)
6. Ruiner (04:58)
7. The Becoming (05:31)
8. I Do Not Want This (05:41)
9. Big Man With a Gun (01:36)
10. A Warm Place (03:22)
11. Eraser (04:54)
12. Reptile (06:51)
13. The Downward Spiral (03:57)
14. Hurt (06:13)

Nine Inch Nails

The Downward Spiral

In seguito alla separazione dalla TVT dopo mille vicissitudini legali, e alla buona accoglienza degli EP Broken e Fixed da parte di pubblico e critica, Trent decide di isolarsi per dare vita alla sua nuova creatura. Acquista così una bella villa a Los Angeles, che poco dopo scopre essere la stessa in cui Charles Manson e i suoi seguaci assassinarono l'attrice Sharon Tate assieme ad altre quattro persone; Trent decide di restare, dato che l'atmosfera infernale del luogo ben si addice a ciò che gli frulla in testa, e comincia le registrazioni.
Stavolta Reznor non si focalizza sulla semplice rabbia, ma decide di guardare dentro se stesso, esplorando a fondo la sua psiche; questa esplorazione diventa presto uno studio sui mali umani dei singoli individui nei confronti della società e dei suoi canoni morali, in relazione ad amore, odio, sesso, morte, religione, violenza.
Esce così, nel 1994, The Downward Spiral, capolavoro dell'industrial rock e della musica tutta.
Inaspettatatamente è anche un successo di pubblico (4 dischi di platino), grazie soprattutto alle critiche entusiaste, all'orecchiabilità del singolo Closer, e al personaggio di Reznor (un "dio oscuro" che impersona secoli di filosofia e letteratura nichilista/perversa, nonchè un decennio di cultura cyberpunk); la superficialità con cui è stato accolto Closer e l'interesse più per l'artista che per il suo prodotto hanno però fatto perdere di vista il reale significato e la vera importanza di quest'opera.
The Downward Spiral è un concept album. Concept perché è un viaggio ben preciso, come fa intuire il titolo, giù lungo una spirale discendente che si addentra sempre di più nei meandri del male umano; il disco va quindi ascoltato nel suo insieme, sentire le tracce fuori dal loro contesto è un errore che porta a sottovalutare nettamente l'opera. E, soprattutto, in questo disco i testi sono imprescindibili dalle musiche: la parte sonora, ad eccezione di due o tre tracce, è in primis funzionale alle parole degli psicodrammi esistenziali e metafisici di Trent.

Mr. Self Destruct è il prologo al lavoro. Dopo alcuni rumori di introduzione che lasciano immaginare un uomo torturato da non si sa cosa o chi, in mezzo a distorsioni elettroniche e chitarristiche che costruiscono una canzone violenta alla Broken Trent parla in prima persona all'ascoltatore, presentandosi con parole assai poco rassicuranti: "I am the voice inside your head, I am the lover in your bed, I am the sex that you provide, I am the hate you try to hide... and I control you". Reznor disegna quindi un'analisi di ciò che crea controllo sulla mente umana, indicando l'autodistruzione come un sentimento insito nell'uomo ed imprescindibile dal suo ego, che ci rende schiavi e ci trascina verso la morte ma allo stesso tempo ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno ("I take you where you want to go, I give you all you need to know, I drag you down I use you up, I'm Mr. Self Destruct"). La traccia termina in un rumore cacofonico di quasi un minuto, ma è normalissimo: tutto il lavoro è in equilibrio costante tra melodia e rumori distorti e agghiaccianti, a simboleggiare l'equilibrio umano tra esistenza e nichilismo.
L'analisi vera e propria inizia con Piggy, che riporta la melodia, ma la calma dura poco dato che la traccia è un climax di caos; Trent parla del controllo sentimentale e sessuale sulla mente umana, facendo l'esempio di una storia con un'ex amante (che lui chiama "piggy", ovvero "maialina") che l'ha usato e gettato via: "Hey pig piggy pig pig pig, all of my fears came true... black and blue and broken bones... you left me here, I'm all alone... my little piggy needed something new". Ma questo sfruttamento, che ha provocato in lui disillusione e delusione, è in realtà una liberazione dal controllo dei sentimenti, quindi adesso nulla può più fermare Trent, perché non gli importa più di niente: "Nothing can stop me now, cause I don't care anymore". Costruita su uno stupendo basso avvolto tra campionamenti elettronici, la traccia diventa sempre più caotica fino ad una conclusione in cui Trent ripete all'infinito quest'ultima frase sopra ad una batteria sconnessa e rumoristica.
Heresy riprende il discorso di Terrible Lie (traccia di Pretty Hate Machine), e fornisce la risposta alle domande che si poneva Trent in quella canzone. In Heresy viene infatti svelato il perché del silenzio di Dio in una serie di urla violente e minacciose ispirate dalle parole di Nietzsche: "God is dead, and no one cares. If there is a hell, I'll see you there. Your god is dead, and no one cares. If there is a hell, I'll see you there". Perché, se il suo regno consiste in una serie di atrocità ("He flexed his muscles to keep his flock of sheep in line, he made a virus that would kill off all the swine. His perfect kingdom of killing, suffering and pain demands devotion atrocities done in his name"), allora evidentemente questo dio è proprio morto, e la cosa peggiore è che a nessuno gliene frega niente.
Nella stupenda March of the Pigs, Trent passa invece a parlare del rapporto dell'uomo con la società. Su di una batteria furibonda che alterna 7/4 e 4/4, Reznor descrive il mondo come infestato da avidi maiali che pensano solo a loro stessi, ingozzandosi delle disgrazie degli altri; l'uomo vero non può dunque provare sentimenti autentici nei confronti di queste bestie, ma questo lo può portare solamente ad essere esiliato dalla società, perché alla fine i maiali vincono sempre: "The pigs have won tonight. They can all sleep soundly, and everything is alright".
E, proprio quando nessuno ormai si aspetterebbe una traccia del genere, arriva la celebre Closer. Il suo battito elettro-dance molto accattivante la rende in breve una grossa hit, e il suo eccezionale videoclip (diretto da Mark Romanek) viene trasmesso in heavy rotation da MTV (opportunamente censurato si intende). In Closer, Trent parla del rapporto sessuale in maniera malata e folle; dapprima ricorda alla sua compagna che lei ha lasciato lui fare ciò che vuole con il suo corpo ("You let me violate you, you let me desecrate you, you let me penetrate you, you let me complicate you"), poi le sussurra tra i denti la celeberrima frase "I wanna fuck you like an animal, I wanna feel you from the inside, I wanna fuck you like an animal. My whole existence is flawed, you get me closer to God". Ovvero, tramite il completo controllo sessuale del corpo del partner, l'uomo riesce ad elevarsi ed avvicinarsi a Dio. Quindi Trent formula una richiesta di aiuto ("Help me get away from myself", "Help me become somebody else"), perché ormai è dipendente da questa illusione ("You make me perfect", ma soprattutto l'appena percettibile frase conclusiva "You are the reason I stay alive").
Ruiner è invece un altro grido di ribellione metafisica: il Creatore viene chiamato "ruiner", ovvero "distruttore", e viene accusato di tutte le malvagità del mondo ("The ruiner ruins everything he sees"), di propagare l'infezione del male fra gli uomini perché tanto non ha nulla da perdere, e paradossalmente è pure riuscito a far credere agli uomini di essere loro amico ("The ruiner's got a lot to prove / he's got nothing to lose / and now he made you believe / the ruiner's your only friend"). Trent non regge più questa situazione di controllo, e dapprima gli rivolge una serie di domande accusatorie ("How'd you get so big? How'd you get so strong? How'd it get so hard? How'd it get so long?" - da notare le metafore sessuali, per riallacciarsi alle riflessioni di Closer - "You had to give them all a sign, didn't you? You had to covet what was mine, didn't you?"), per poi dichiararsi invincibile ed in grado di sovvertirlo ("You didn't hurt me, nothing can hurt me. You didn't hurt me, nothing can stop me now"). Ma la traccia si interrompe bruscamente proprio sul "nothing can stop...", perché evidentemente qualcosa che può fermare questo senso di onnipotenza c'è. Ed è l'uomo stesso.

Infatti, con The Becoming (e successive tracce), comincia a rendersi chiaro il destino del protagonista: dopo aver negato Dio, comincia la vera battaglia, quella cioè contro se stesso. Nell'agghiacciante The Becoming, sommersa da rumori elettronici alienanti, Trent parla in prima persona attraverso il punto di vista del suo alter-ego meccanico; dice che una volta aveva dei sentimenti, ma il sangue ha smesso di pompare, rimpiazzato da cavi metallici: "The me that you know he used to have feelings, but the blood has stopped pumping and he is left to decay. The me that you know is now made up of wires, and even when i'm right with you i'm so far away". Questo perché ormai la scienza ha rimpiazzato la morale, e ormai siamo diventati tutti degli automi in una realtà fredda e solitaria. Ci siamo negati da soli la nostra umanità, che ad ogni modo è ancora viva sotto ai tessuti metallici (ed è simboleggiata dalle parole sussurrate su chitarra acustica che riportano la quiete nella traccia), ma è lo stesso rassegnata a scomparire ("It won't give up, it wants me dead, and goddamn this noise inside my head").
I Do Not Want This prosegue il discorso in maniera magistrale. Qui la voce umana mostra le sue paure e la sua fragilità ("I'm losing ground, you know how this world can beat you down, and I'm made of clay; I fear I'm the only one who thinks this way"), alternandosi ad una voce meccanica che si fa gioco di tali paure. La voce umana allora risponde "I do not want this", per poi urlare "And don't you tell me how I feel. You don't know just how i feel", ovvero "non dirmi come mi sento, tu non ne sai nulla di come mi sento". Il conflitto tra le due voci è un conflitto tra due parti interne dell'essere umano, quella più umana-emotiva e quella più razionale e schiava della tecnologia, che viene risolto dall'uomo con il comunicare la sua volontà di essere un dio: "I want to know everything, I want to be everywhere, I want to fuck everyone in the world, I want to do something that matters".
Dunque, dopo aver sovvertito Dio e aver risolto il conflitto nella sua testa, l'uomo finalmente può governare sul suo mondo. Ma lo fa con la violenza. Big Man With a Gun è brutale, sostenuta da una batteria simile a un'arma da fuoco. Trent espone in un minuto e mezzo l'istinto di violenza e sopraffazione insito nell'uomo: "Maybe i'll put a hole in your head, you know, just for the fuck of it. Well, I can reduce you if I want, I can devour, I'm hard as fucking steel, I've got the power. I'm every inch a man, and I'll show you somehow. Me and my fucking gun, nothing can stop me now. Shoot, shoot, shoot, shoot, shoot. I'm going to come all over you". Le parole "nothing can stop me now" tornano ancora una volta, stavolta per indicare l'onnipotenza orgasmica che conferisce all'uomo il tenere un'arma mortale fra le mani. O, metaforicamente parlando, l'avere finalmente il controllo sui suoi simili, tramite la facoltà di uccidere.
A Warm Place è una traccia di ambient, strumentale, riflessiva e struggente. Rappresenta una pausa nel percorso del protagonista. Egli si ferma e si rende conto che tutto ciò che ha fatto non è stato altro che creare caos e dolore per fuggire dal suo caos e dal suo dolore interiori. Ad inizio traccia sono appena percettibili le parole "The best thing about life is knowing you put it together".
L'unico modo per spezzare il circolo è rinunciare a questa natura umana. Nella nichilista e triste Eraser il protagonista ammette di comportarsi orribilmente nei confronti degli altri ("Need you, dream you, find you, taste you, fuck you, use you, scar you, break you"), e quindi chiede di essere ucciso ("Lose me, hate me, smash me, erase me, kill me").
In Reptile, pezzo a metà tra belle melodie e l'industrial più inquietante, in cui le ritmiche rallentano e i rumori meccanici fanno da contrappunto a una densa colata di lava digitale, Trent parla di un rapporto con qualcuno di freddo e falso ("Oh my beautiful liar, oh my precious whore. My disease, my infection, I am so impure"), probabilmente una prostituta. Forse è l'ultimo tentativo di trovare la propria umanità, relazionandosi con chi non è capace di provare sentimenti ("She has the blood of reptile just underneath her skin"), ma si rivela inutile dato che la sua conclusione è quella di essere impuro.
Il protagonista decide quindi di porre fine alla sua vita. La traccia The Downward Spiral descrive il suo suicidio; siamo arrivati al punto più basso della spirale, quello dopo il quale non c'è ritorno. Una chitarra acustica suona le note finali di Closer, per far capire che questo gesto estremo succede a causa delle false convinzioni del protagonista narrate in quel pezzo, mentre la voce di Trent (distorta in modo infernale) sussurra le parole più inquietanti e spaventose del disco: "He couldn't believe how easy it was... he put the gun into his face... bang! So much blood for such a tiny little hole. Problems do have solutions, you know. A lifetime of fucking things up fixed in one determined flash."
Il suicidio appare dunque come un gesto maturo e consapevole, la soluzione serena a tutti i problemi di un'intera vita, che scompaiono nel flash di un colpo di pistola.
L'epilogo a questa agghiacciante storia è dato dalla conclusiva Hurt, capolavoro che parla della solitudine umana. Capiamo così che, se la voce metallica della traccia precedente descriveva una scena di suicidio in modo freddo e distaccato, in questa invece emerge il lato più umano ed emotivo delle ragioni che hanno portato a tale decisione. Trent dice che la sua condizione di solitudine ed incomprensione l'ha portato ad essere apatico e insensibile, disumano, e cerca di scappare a tutto questo drogandosi, ma non ci riesce ("I hurt myself today to see if i still feel. I focus on the pain, the only thing that's real. The needle tears a hole, the old familiar sting try to kill it all away, but I remember everything"). Disperandosi della sua condizione, parla ad un amico che non è mai esistito ("What have I become? My sweetest friend..."), per dirgli che la sua ribellione al trono di Dio non lo ha portato da nessuna parte, e che se vuole può avere tutto il suo squallido impero ("And you could have it all, my empire of dirt").
Le ultime, sofferte, parole del disco sono "If I could start again a million miles away, I would keep myself. I would find a way", ovvero un avvertimento per chiunque sia all'ascolto, perché la vita non dà una seconda possibilità (difatti questa presa di coscienza del protagonista arriva solo dopo il suo suicidio). Ma l'accordo metallico che chiude la traccia lascia presagire ben poco ottimismo.

La parabola discendente di Reznor è una riflessione sull'uomo come individuo, ma che investe in realtà tutta l'umanità.
La disperata domanda "What have I become?" di Hurt deve quindi venire letta come una domanda più generale. Cosa siamo diventati? Cosa abbiamo ottenuto con la violenza, il dolore e la sopraffazione? Cosa abbiamo ottenuto negando la nostra umanità tramite una società che ci rende automi? Cosa abbiamo ottenuto spodestando Dio e mettendo sul trono la cosiddetta "ragione"? Il controllo che sentiamo pesare sulla nostra libertà è una gabbia che ci siamo costruiti noi stessi, uccidendo i nostri sentimenti.

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