- Seeker of the Unknown
- Alsvarth
1. Evoked Thought, Mysts And Dark Horizons (09:50)
2. Enigmatic Magnificense Of Mysty Moors (09:46)
3. Crimson Deliverance Behind Hermetic Lines (10:11)
4. Dyinf At The Gates Of Eternity (09:03)
A Dream of Nightskies
Gli Enthroning Silence arrivano al traguardo del secondo album, prodotto dalla svedese Total Holocaust Records, etichetta che nell’ultimo periodo è diventata una sorta di punto di riferimento, vista la grande quantità (e qualità) di dischi Black fatti uscire. Il gruppo italiano dà quindi luce al successore dell’ottimo Unnamed Quintessence Of Grimness, che ha ricevuto un buon successo di critica e ha mostrato le grandi potenzialità della band. La musica proposta è un Depressive Black non lontano da Abyssic Hate e Burzum, ma che presenta comunque una discreta originalità.
La produzione è sempre molto grezza, meno però del precedente album, e malgrado a volte le melodie siano un po’ nascoste, spesso si riesce a raggiungere l’obbiettivo di creare atmosfere malinconiche.
L’opener I Evoked Through Mysts And Dark Horizons presenta infatti tutte queste caratteristiche, con un avvio molto lento, per poi velocizzarsi con l’entrata della voce, uno scream disperato accostabile in parte a quello di Varg Vikernes. I riff sono molto simili a quelli di Unnamed Quintessence Of Grimness, risultando differenti solo nel suono, qui più compatti e meno taglienti. Le maggiori differenze con il precedente capitolo, oltre la produzione, sono forse i ritmi, che in questo A Dream Of Nightskies sono più calmi, con meno incursioni nelle velocità classiche del Black. Oltre a chitarre distorte, basso (che però si sente ben poco) e batteria, viene dato pochissimo spazio ad altri strumenti, come tastiere e chitarre acustiche, sempre maggiormente presenti invece negli album Depressive dell’ultimo periodo.
Segue Enigmatic Magnificence Of Mysty Moors, altro buon brano, ma che, paragonato agli altri tre, appare decisamente inferiore, soprattutto per i riff, che propongono melodie un po’ anonime. La sufficienza è comunque più che raggiunta, visto che anche qui ci sono diversi spunti interessanti, come il piccolo intermezzo di pianoforte, ma in quantità minore rispetto al resto dell’album.
Anche la successiva Crimson Deliverance Behind Hermetic Lines non è tra le migliori, più o meno per gli stessi motivi della precedente, pur risultando superiore ad essa. In alcuni punti le melodie sono troppo ripetitive, diventando leggermente noiose. Un piccolo stacco acustico riporta un po’ di varietà alla composizione, e dopo questa breve parentesi anche i riff sembrano aver ritrovato le melodie mancate finora in questi due brani.
L’ultima Dying At The Gates Of Eternity è invece il miglior pezzo presente nell’album, con dei bellissimi riff che la rendono particolarmente “depressa” come atmosfere. È anche la canzone più lenta, oltre che la più corta. Lo scream, qui sicuramente ispirato, aiuta poi a rendere ancora più triste la composizione.
In conclusione, una conferma del fatto che in Italia, almeno in ambito Depressive (e nonostante questo nuovo album sia leggermente inferiore al precedente), ben pochi gruppi sono al di sopra degli Enthroning Silence.