- Kari Rueslåtten - voce, programmazione, pianoforte
Guests:
- Fredrik Ellingsen - chitarra, sampler
- Thomas Von Sonnenberg - sampler, chitarra, basso
- Herik Holm - batteria
- Jon T Wesseltoff - basso
- Lars Liens - basso
- Roger Ludvigsen - chitarra, basso, batteria
- Martin Eden - batteria, sampler
- Marthe Belsvik - flauti in Muttefly-Milk
- Morten - megafono in Calling You
1. Calling You
2. River
3. Never Fly Away
4. Denial
5. Snow
6. Exile
7. Pilot
8. Smile In Your Sleep
9. Leaving
10. Beautiful Morning
11. Love I Gave
12. Buttefly-Milk
Pilot
Dopo aver donato la sua voce al combo The 3rd and The Mortal, la Rueslåtten inizia l’avventura solista col suo solo nome, Kari. La vena gotica rimane, scompare peró il metal, definendo cosí un sound rock molto lento e cadenzato, emotivamente atmosferico, riscaldato dall’ugola della norvegese, che nel caso, vede intensificarsi di ispirazioni cara alle piú famose e importanti cantautrici mondiali, quali Fiona Apple, Tori Amos e Alanis Morisette.
Premettiamo subito la dicitura gothic-rock non é la piú appropriata, ma sinceramente é quasi inclassificabile, in quanto spaziamo anche attraverso note essenzialiste e sussurrate melodie ambient. Calling You e la cullante River aprono questi cinquanta minuti di musica, prima di lasciar spazio alla “bjorkiana” Never Fly Away, canzone che vede Kari cantare sopra leggiadri arpeggi di chitarra.
Iniziano a sentirsi inoltre piú chiaramente l’utilizzo di samples e del programming, elaborato dalla stessa Rueslåtten; canzoni brevi, sui tre minuti circa, in cui é la voce l’assoluta padrona, gli strumenti e i campionatori sono solo contorno atmosferico ma mai in nessun caso protagonisti. Il disco scorre molto tranquillo e soave, donando una sensazione di pace e serenitá, non fornendo cambi di trend, ma sintonizzandosi su una linea e mantenendola costante, con questa sensazione ricorrente di venire cullati dalle parole. Armonia rotta in un certo senso da Leaving, che vede un pianoforte suonare deciso e aspro, e proseguire con Beautiful Morning, canzone molto complessa che segnala al suo interno sviluppare due melodie completamente opposte, una soave ed armonica, e una molto cupa e quasi fastidiosa, con una sezione ritmica costantemente martellante. La conclusiva Buttefly-Milk dura due minuti e mezzo, e precede l’outro ghost-track che altro non suona come una strofa ripetuta al contrario su un disco rotto.
Il disco é ben congeniato, emotivo, minimalista e assolutamente rilassante; d’altra parte non é vario, e dalla terza alla nona canzone possiamo praticamente parlare di monotraccia divisa in capitoli, quindi ce ne si potrebbe stancare. Per veri cultori e appassionati.