- Drakhon
- Henrik N. Björkk
- Ulvtharm
1. Preludiumh (01:00)
2. Infernal Affairs I (07:08)
3. Vredens Skvadron (05:41)
4. Point Of Presence (06:03)
5. Lord, Make Me An Instrument Of Your Wrath (04:58)
6. Epilogh (01:25)
7. Inkant 12 SLE (08:02)
8. Unhealing Wounds (05:34)
9. Mourning Star (06:07)
10. Infernal Affairs II (04:44)
11. Postludiumh (04:29)
Infernal Affairs
Torna sulle scene musicali questo storico progetto svedese, il cui silenzio durava oramai da diversi anni, visto che le ultime notizie del gruppo (non contando il “Live Ceremony”, del 2004) le avevamo ricevute all’inizio del nuovo millennio, con la ristampa dello storico LP “Malfeitor”, originariamente pubblicato nell’1989 sotto l’antico moniker Maschinenzimmer 412. E allo stesso periodo (2001) risaliva l’ultimo disco di originali, il controverso “Domine Rex Inferum”, disco atipico nella sua ‘ritualità’ e che aveva ricevuto dagli ascoltatori sparsi accenni di assenso mescolati ad ‘alzate di sopracciglio’ meno benevole.
Neanche a dire che il gruppo fosse in calo, visto che veniva dalla pubblicazione di tre masterpieces in fila (“In Nomine Dei Nostri Satanas Luciferi Excelsi”, “Burning the Temple of God” e “Nordik Battle Signs”), che tra il 1995 e il 1999 avevano creato, perfezionato e cristallizzato l’essenza del Black Industrial di cui gli MZ.412 erano precursori. L’avvicinamento a sonorità e look propri del movimento Black Metal, esemplificato ad esempio da tracce come “Feasting on Khristian Blood” su “Burning the Temple of God”, aveva ulteriormente ampliato la capacità espressiva degli svedesi, che avevano trovato la loro ‘ricetta magica’ semplicemente modificando in modo leggero, ma accorto, di release in release le loro evoluzioni, ma mantenendo intatto il loro caratteristico, innovativo sound e l’atmosfera dei loro dischi.
Il nuovo disco torna a riprendere quel discorso, fatto di poche parole e molti fatti, in cui l’aura sulfurea, maligna, inquietante gioca la parte del leone; produzione perfetta e canzoni elaborate (il disco è in lavorazione da anni) costituiscono la base per “Infernal Affairs”, pervaso inoltre dal solito concept infernale e demoniaco e non a caso pubblicato in data 6 Giugno 2006.
C’è da dire che, nel 2006, “Infernal Affairs” è una pubblicazione manieristica, che nulla aggiunge al panorama Ambient/Industrial, a differenza dei dischi che la band produsse nella seconda metà degli anni ’90; “Infernal Affairs” non innova né rinnova, ma si limita a ritoccare, secondo il solito discorso proprio degli Mz.412, un suono collaudato e in cui il gruppo è maestro. Stavolta la scelta è ricaduta su una maggiore importanza conferita alle tastiere, e al definitivo annullamento della componente Black Metal, presente ora solo in minime dosi. Volendo semplificarne la struttura per offrire una più chiara visione al lettore, il disco potrebbe essere idealmente suddiviso in due parti (sebbene molto omogeneo nel suo insieme): una prima metà con brani più pomposi, aggressivi e d’effetto, in cui la componente malvagia è data dagli assalti potenti delle tastiere e dalla marzialità della batteria (“Infernal Affairs I”), dai lamenti di dolore e dai feedbacks agghiaccianti (“Point of Presence”), dai campionamenti ossessivi e dall’elettronica pulsante (“Vredens Sqvadron”) o dalle esplosioni Dark Ambient (“Lord, Make Me An Instrument Of Your Wrath”). Chiusa con “Epilogh” questa prima metà, l’ascoltatore dovrà affrontare una seconda parte prettamente più atmosferica e meno esplosiva (fatta eccezione per il rumorismo sfrenato e corrosivo di “Unhealing Wounds”) e che punta tutto sulla strisciante, gelida, nascosta cattiveria che permea i passaggi più ambientali (“Mourning Star” o “Inkant 12 SLE”) e quelli più orchestrati (“Infernal Affairs II”). Per il resto, il disco si muove sulle coordinate stilistiche tipiche del gruppo, e presenta tutti i vari accorgimenti in cui i membri del gruppo sono vecchie volpi: suoni acidi, inquietanti e realistici, campionamenti ossessionanti, fasi Dark Ambient oscure e terrorizzanti, momenti di pura follia, ed infine le nere atmosfere soffocanti che il titolo del disco esemplifica con abbacinante chiarezza - insomma, la classe non è acqua e si sente.
A chi non conoscesse la band sinceramente proporrei un percorso di scoperta composto dai vecchi dischi, ma “Infernal Affairs” può comunque rivelarsi un valido investimento, capace di catturare l’attenzione di chi è meno ‘uso’ al genere. A chi già ha avuto esperienze con la musica del progetto, invece, consiglio l’acquisto solo a patto che non si aspetti null’altro se non una rivisitazione di stilemi già affrontati in passato dal gruppo – se sperate che il gruppo cambi tiro e vi proponga qualcosa di sorprendente, siete fuori strada; al contrario, se quello che cercate sono altre sberle industriali, marchiate a fuoco dal bruciante timbro MZ.412, sarete accontentati.
In fondo, sono ‘faccende infernali’... e se volete degli esperti, gli MZ.412 fanno al vostro (diabolico) caso...