- Dave Vincent - Basso e voce
- Trey Azagthoth - Chitarra e tastiere
- Erik Rutan - Chitarra e tastiere
- Pete Sandoval - Batteria
1. Dominate
2. Where the Slime Live
3. Eyes to See, Ears to Hear
4. Melting
5. Nothing But Fear
6. Dawn of the Angry
7. This Means War
8. Caesar's Palace
9. Dreaming
10. Inquisition (Burn With Me)
11. Hatework
Domination
Quarto e conclusivo capitolo dell'era Vincent tra le fila dei Morbid Angel, Domination è l'album definitivo. Qui la sperimentazione e l'evoluzione del combo floridiano si concludono, trasformando di nuovo il proprio suono e dando vita ad una ulteriore arricchimento al genere da loro stessi creato. Sarebbe stato difficile migliorarsi dopo l'apice raggiunto con Covenant, ma la mente geniale di Azagathoth e compagni riuscì a stupire con un disco tanto particolare quanto devastante, degno di entrare di diritto nella storia della musica estrema.
Meno "in your face" e diretto del precedente, più ricercato e ragionato, Domination è un'esperienza sonora e fisica incredibile. Molte delle tracce seguono il percorso indicato da canzoni come God Of Emptiness, movendosi con fare strisciante e convulsivo, annientando qualsiasi cosa si trovi di fronte. Vicini alla sperimentazione di Blessed Are The Sick, i quattro di Tampa alternano sfuriate di blast beat con parti strumentali ed evocative, mischiando sapientemente riff d'impatto con tempi e ritmi scomposti.
Tutto il disco è ammantato da una certa epicità oscura, una sensazione paragonabile alla lettura di un racconto del sempre amato e mai dimenticato H.P. Lovecraft, tanto che a volte ci si perde tra le trame di un labirinto sonoro estremamente evocativo. Soffocante e annichilente, lascia l'ascoltatore pietrificato, come ipnotizzato dall'avanzare sempre più forte di uno stato di delirio musicale e mentale, che coinvolge e trascina in un mondo malvagio, dominato dalla voce profonda di Vincent.
E proprio in quest'ultima caratteristica che risiede uno dei punti di forza dell'album: la capacità di un gruppo, che già con i platter precedenti aveva dimostrato tutta la sua bravura, di mettersi di nuovo in gioco ed evolversi. Stupisce il cambiamento del modo di cantare dell'allora biondo singer, che qui in parte si discosta un pochino dalla voce sporca di Covenant preferendone una più bassa, ma per questo non meno potente. Anche lo stesso Azagthoth si migliora, sperimentando un songwriting più pesante e complesso, aiutato in maniera assolutamente egregia dall'onnipresente Erik Rutan (da poco ritornato tra le fila dell'angelo morboso al posto dell'ex Monstrosity Tony Norman). Ovviamente non si può dimenticare la prova della macchina da guerra Pete "Commando" Sandoval, sempre perfetto in coppia col compagno di sempre.
Proprio da Domination sono estratte alcune delle canzoni più quotate dei Morbid Angel: l'opener, quella scheggia impazzita di furore brutale di nome Dominate, due minuti e mezzo di violenza allo stato puro, la successiva Where The Slime Live, ovvero il pezzo più pesante e strisciante della storia del gruppo, assolutamente eccezzionale grazie alla voce distorta di Dave e al riffing di Trey, marcia quanto basta per farci capire "dove le melme vivono". Senza scordarsi di Dawn Of The Angry, dominata da una melodia malata e dalla doppia cassa di Sandoval in perfetta sintonia con le chitarre potenti. Oltre a queste famosissime song, troviamo anche altre a volte dimenticate, ma non per questo inferiori: è il caso di Eyes To See... Ears To Hear, serratisissima e dal ritornello quasi epicheggiante, oppure di Ceasar's Palace, composta da un riff abbastanza semplice e lento ma comunque efficace, supportato da una prova sempre al di sopra della media di Vincent. Il tutto inframezzato da due strumentali che vedono Azagthoth dietro alle sue amate tastiere, esattamente come ai tempi di Blessed Are The Sick e concluso poi dalla marziale, oscura ed evocativa Hatework.
L'ascolto di Domination è paragonabile al bere tutto di un fiato una bottiglia di super alcolico: si passa dall'esaltazione, al senso di nausea e soffocamento, fino all'offuscamento dei sensi e della mente. Un disco incredibile insomma, ricercato e complicato, forse più difficile da digerire rispetto a Covenant, ma assolutamente alla stessa altezza. Per ora, rappresenta il testamento dei Morbid Angel dei tempi migliori, lontani anni luce da lavori più o meno discutibili come i successivi Gateways To Annihilation o Formulas Fatal To The Flesh, con la speranza che questa reunion che sta portando in giro per il mondo la band da quasi due anni porti anche ad un nuovo disco. Immancabile per chiunque ascolti metal estremo, ma anche per chi si consideri solamente metallaro.