:
- Michael Ahlstrom - Voce
- Mikael Qvist - Chitarra
- Klaus Gauffin - Basso
- Gustav Liljenstrom - Batteria
1. Let's go
2. Love revolution
3. The morning show
4. Levitate
5. Enslaved
6. Slow
7. Rush you
8. Apocalypse
9. Ghost in the machine
10. Malfunction
11. Misery
12. Down the line
Violent Divine
Disco d'esordio per questi quattro ragazzi svedesi. Sin dal primo ascolto, riuscire a catalogarli sotto un genere specifico, risulta assai difficile perchè se a un primo momento sembra che seguino le tracce dell'Hard Rock più pesante e marcato, man mano che si prosegue nell'ascolto ci si accorge che le influenze sono svariate e, talvolta, sottili.
Possiamo vederlo sin da subito con Let's go in cui l'impatto di chitarre e batteria, danno l'idea che si stia camminando su territorio Nu Metal ma, col passare del tempo, i suoni si addolciscono leggermente fino ad approvare ad un ritornello semplice, lineare e soprattutto pulito. A questo punto si può tranquillamente dire che il genere portante sia l'hard rock che, a sua volta, viene arricchito di tocchi sonori diversi. Se proviamo ad ascoltare Love Revolution, ci sono alcuni elementi iniziali che possono far ricordare vagamente alcuni intro dei Pantera, soprattutto per il tono di voce usato dal cantante; poi, però, riveniamo subito riportati sui binari primari dal ritornello che, continuando ad essere semplice e lineare, questa volta non ha lo stesso impatto sonoro che si aveva avuto in precedenza con Let's Go. Per questo motivo, il brano in questione, non riesce ad avere un'efficacia decisiva, pur rimanendo comunque un buon pezzo. Il filone del disco continua ad essere sempre lo stesso: Hard Rock marcato e deciso che, più volte, viene arricchito da melodie e strutture tipiche di altri generi più aggressivi. Vediamo quindi che brani come Levitate hanno inizi che possano far rimandare ad un Punk Rock degli esordi; questo, però, dura solo per pochi secondi perchè basta uno stacco di basso e batteria, per farci immediatamente capire che quello in cui stiamo viaggiando, non è il mondo made in U.K. ma il Rock duro e grezzo di matrice scandinava. La canzone, in effetti, presenta dei bei giri di riff che tra loro sono ben amalgamati, facendo sì che il risulato sia un alternarsi di melodia e ritmo. La voce, però, non si azzarda a cambiare di tonalità e timbro stilistico. E' proprio questo, in effetti, che può risultare noioso e ripetitivo perchè è vero che l'album è caratterizzato da parecchi cambi stilistici da parte di tutti i musicisti, ma è altrettanto vero che la voce non prova a correre il rischio di cimentarsi in qualcosa di nuovo e particolare. Il risultato è che con un sottofondo vario, agressivo e ben amalgamato, abbiamo lo spiccare di una voce caratterizzata da un tono a metà tra il melodico e il leggermente sporco.
Questo album, comunque, sembra essere un buon prodotto che può raggiungere anche buoni risultati. L'unico consiglio che si può dare è quello di ascoltarlo, lasciandosi trasportare dalle melodie agressive e incisive che, i Violent Divine, riescono a interpretare e presentare in modo convincente e violento, come il loro nome ci suggerisce.