- Joe Byrnes - batteria
- Kevin Thomson - chitarra, basso
- Joe
Goldring - chitarra, Hammond
- Pete Simonelli - voce parlata
1. Five O'Clock, Sundays
2. Up
3. On Monk
4. Mediterranean
5. Output Negative Space
6. For Jack: A Philippic
7. Sudden Inspection
8. 1939
9. Ghosting
Output Negative Space
Output Negative Space è il secondo album dei californiani Enablers, band che presenta uno stile alquanto inusuale, unendo il Noise al Post Rock e condendo il tutto con liriche parlate, plasmando quello che da molti critici odierni viene definito come Poet Rock.
Il quartetto di San Francisco, che vede Joe Byrnes alla batteria, Kevin Thomson alla chitarra e al basso, Joe Goldring alla chitarra e all’Hammond, capeggiati da Pete Simonelli alla voce parlata, fin dal primo album End Note era riuscito ad approdare alla Neurot Recordings, casa discografica che ha vantato/vanta nel suo roster formazioni quali Current 93, Neurosis, Isis e Red Sparowes.
Output Negative Space è un album estremamente votato ad aloni angoscianti, descritti soprattutto dall’approccio spettrale ed agghiacciante della voce di Simonelli, intervallata da splendide strumentazioni Post Rock, parecchio convincenti sotto ogni aspetto.
Si comincia con Five o’Clock, Sundays, traccia ben delineata dagli intrecci delle chitarre e supportata da patterns di batteria precisi e capaci ci amalgamarsi all’architettura principale: spesso l’atmosfera raggiunge toni talmente rarefatti che la composizione sfocia nelle distorsioni e negli effetti tipici del Noise più marcio, come quello esibito agli inizi dai connazionali Sonic Youth. Ne è una chiara dimostrazione la seconda canzone, Up, opprimente e soffocante nel suo incedere, ma ottimamente costruita nei suoi giochi cromatici.
Più ci si addentra all’interno dell’album però, più si scopre una monotonia abbastanza evidente, dato che On Monk praticamente non ha elementi aggiuntivi rispetto alla sopra citata Up: i ritmi si fanno lenti e cadenzati, facendo respirare all’ascoltatore un alone gelido ed asfissiante, fino a quando non interviene la title-track a ristabilire un contatto diretto con il pubblico.
Le storie raccontate da Simonelli caricano di emozioni una musica volutamente amorfa ma non priva di climax improvvisi, collocabili a cavallo tra Alternative e Post Rock. Sono questi i momenti migliori di Output Negative Space, dove anche la voce si erge imperiosa nel suo andamento parlato costante e dal sapore sentenzioso.
Forse il normale cantato non avrebbe valorizzato così profondamente il tessuto musicale sottostante, spesso alquanto scarno e povero, ma non per questo privo di melodia: rispetto al precedente End Note, gli Enablers hanno lavorato parecchio sulle melodie e sulle armonie delle canzoni, in pieno stile Post Rock, ed allontanandosi dalle pure dissonanze tipiche del Noise; certo è ancora presenta una notevole componente Noise, ma gli Enablers si stanno evolvendo verso orizzonti più vicini all’operato di altre bands quali Explosions In The Sky e Red Sparowes, come dimostra Sudden Inspection, il capitolo migliore di tutta l’opera.
Una realtà innovativa, che sicuramente sarà apprezzata dai cultori delle sonorità sperimentali, ma che giustamente verrà considerata come discreta, sia per la maturità del song-writing sia per l’approccio con cui sono stati affrontati i brani. Aspettiamo quindi fiduciosi il terzo episodio discografico del quartetto statunitense, promettente ma ancora abbastanza acerbo sotto diversi punti di vista.