Vanessa Van Basten
(Morgan Bellini)
di: 
Edoardo Baldini
14/05/2009



 

Il progetto Vanessa Van Basten, una delle realtà più misteriose e particolari della scena sperimentale italiana, viene raccontato attraverso le parole del polistrumentista e compositore Morgan Bellini, che si focalizza sui prossimi traguardi della formazione genovese e sui magici capitoli già completati...



Esibizione al RockLine Festival - 22 Dicembre 2008 - Thunder Road - Codevilla (PV)

E.B. - Ciao Morgan, benvenuto su RockLine.it. Ti ringraziamo per averci concesso questa intervista. Il progetto Vanessa Van Basten è giunto ad una nuova fase della sua evoluzione con il nuovo Ep Psygnosis. Ci puoi parlare innanzitutto della sua genesi?

Morgan - Grazie a voi. Psygnosis EP è un disco leggermente differente dalle nostre vecchie releases in quanto assomiglia più alla fotografia di un momento che ad un qualcosa di pianificato. Dall’inizio della nostra attività live (e quindi dal periodo immediatamente successivo a La Stanza Di Swdenborg) abbiamo composto cinque o sei brani completi in sala prove, cosa piuttosto insolita per noi. Due ce li siamo dimenticati (!), due sono in fase di registrazione in questi giorni e gli ultimi due sono, di fatto, Psygnosis EP. La differenza sostanziale è la presenza di un batterista umano, che ha dato naturalezza al suono meccanico e ripetitivo che solitamente privilegiamo. Roberto non ha moltissima esperienza ma è un batterista con una precisione metronomica eccezionale. Un quantizzatore umano. Lavorando molto con basi e loops questa caratteristica ha giocato a nostro favore.

E.B. - Credo che il vostro stile sia unico per il panorama italiano perché riesce a conciliare i meandri del Post Rock con una sensibilità oscura e meditativa. I Vanessa Van Basten per il mercato italiano sono certamente un raffinato prodotto di nicchia, ma i consensi positivi da parte degli ascoltatori stanno crescendo notevolmente. Come ti poni a riguardo?

Morgan - Siamo molto contenti quando riceviamo buoni riscontri. Cerchiamo di offrire un prodotto di qualità soprattutto dal punto di vista dell’impatto emotivo sull’ascoltatore: i nostri scarsi mezzi tecnici ed esecutivi purtroppo non ci consentono un approccio professionale che talvolta giova alla musica. Chi stima la nostra proposta, apprezza la nostra sostanza e non la patina di contorno (ridotta all’osso in quanto non godiamo di alcun appoggio tranne quello della stampadistribuzione dei cd).

E.B. - Al momento siete abbastanza fermi con le date live e siete stati costretti ad annullare le ultime esibizioni previste per il 2009, dopo il nostro RockLine Festival con Morkobot, Three Steps To The Ocean e Dyskinesia. Qual è stata la causa di questa decisione?

Morgan - Come ho già detto in altre occasioni, la dimensione live non è il nostro vero punto di forza. In un certo senso invitare una band come la nostra a suonare dal vivo è come chiedere a un pittore di ridipingere ‘live’ un suo quadro. Abbiamo sempre accettato di suonare in giro per divertirci e conoscere altre realtà musicali, ma ultimamente il tempo speso per le prove (e quindi per garantire un’esecuzione decente) gravava enormemente sul lato compositivo, che nel nostro caso richiede tempistiche eterne. Considera anche che ognuno di noi lavora a tempo pieno durante il giorno. Abbiamo smesso (se ben ricordo) in Febbraio e infatti ora in compenso abbiamo un bel po’ di roba nuova già registrata. Dopo l’uscita del nuovo, se ne riparlerà.

E.B. - Parliamo del vostro primo full-length, La Stanza Di Swedenborg, un piccolo gioiello che se fosse stato pubblicato da un gruppo statunitense, credo avrebbe spopolato tra il grande pubblico di Rock sperimentale. Com’è avvenuta la composizione dei brani?

Morgan - A strati, aggiungendo dettagli su dettagli, saltando tra un brano e l’altro. Arrivati quasi alla fine, abbiamo riascoltato il materiale e ci siamo interrogati sulla struttura del disco intero. Così il passaggio finale è stato quello di comporre canzoni ‘integrative’ che garantissero uno svolgimento accattivante per tutta la durata del cd.

E.B. - Se non sbaglio la voce narrante di La Stanza Di Swedenborg e La Scatola è tratta dal telefilm The Kingdom. Come siete giunti all’idea, molto efficace, di inserire questi spezzoni di monologhi?

Morgan - Direi che non si tratta di un’idea così speciale… lo hanno fatto moltissimi gruppi prima di noi. Diciamo che gli spezzoni sono come dei suggerimenti. Trucchi (un po’ scorretti) per forzare l’immaginazione di chi ascolta. Amo molto i film, come chiunque, e ci gioco. Un altro discorso è ammettere che finora nessuno, noi compresi, sia mai riuscito a costruire veramente ‘in grande stile’ un’impalcatura dialoghimusica e farne il proprio marchio di fabbrica. Peccato.

E.B. - Parliamo del futuro: quando potrà il pubblico underground (e non) italiano ascoltare il nuovo lavoro di studio dei Vanessa Van Basten? Il nucleo della band sarà sempre composto da due elementi più diversi collaboratori in fase studio?

Morgan - Ora più che mai! Siamo tornati addirittura all’uso della drum machine in alcuni brani, segno che volevamo ritornare all’approccio originario del progetto, a due elementi. Comunque oltre a Roberto, il nostro batterista ‘storico’, troveranno posto anche altri ospiti, tra cui un sassofonista e Mathias Pandora, il suonatore di synth cosmici che ci ha accompagnato sul palco in diverse occasioni, oltre ad aprire alcuni nostri concerti. Il suo progetto si chiama Nant ed è una bomba a orologeria nel panorama dark(kraut)ambient, Io ricambierò come ospite al suo concerto di supporto a Nadja qui a Genova. A parte questo, il disco nuovo è più o meno al 40% e dovrebbe essere pronto a fine anno.

E.B. - Credo che il nuovo album uscirà su Eibon come il precedente. Preferite proiettarvi verso il panorama estero, molto più vicino alla vostra filosofia, oppure siete solo rassegnati per l’andamento del mercato musicale in Italia?

Morgan - Non abbiamo una vera e propria percezione del mercato intorno a noi, la cosa ci interessa appena, mi piace pensare che è la qualità di un disco a decretare il tipo di mercato che esso avrà. L’unica differenza stavolta è che la distribuzione partirà direttamente da ‘lì’ e non sappiamo nemmeno se arriverà ‘qui’. Approfitto anche per segnalare che grazie alla Robotic ora tutta la nostra discografia è disponibile per il download su Itunes, Amazon ecc, quindi se qualcuno aveva delle difficoltà a reperire qualcosa, ora con pochi spiccioli potrà soddisfarsi. Fate un salto sul sito dell’etichetta o sul loro myspace, la loro proposta in generale è fantastica.

E.B. - Sostengo che la musica strumentale contenga spesso più parole di quella cantata. Condividi con me questa opinione? Quali parole o immagini descriverebbero la dimensione Vanessa Van Basten?

Morgan - Sono d’accordo. Il bello della musica strumentale è che è ricca di parole mancanti. Senza andare in disquisizioni filosofiche, è chiaro che spesso le parole a volte contengono ‘troppo’, quando la mente tende ad associarle a concetti precisi. La musica pura è invece più vaga, più libera, anche se le associazioni tra note (specialmente in generi musicali ampiamente approfonditi come il rock) esprimono anch’esse specifiche reazioni emotive.

E.B. - Avete mai pensato di accompagnare i vostri live da supporti video che fanno da sfondo all’esibizione?

Morgan - Anche alla luce di quanto detto un attimo fa non amiamo riempire di stimoli extramusicali l’ascoltatore. Magari stai sentendo una musica dolce, malinconica, vasta, e ti si para davanti il mare glaciale artico, sulla parete. Che palle, quel mare sarà sempre diverso da come te lo immagineresti. E la mente comincia a deformare le sensazioni per far combaciare le cose… per quanto mi riguarda le visuals sono un tentativo di ipnotizzare la gente che non sa ascoltare. Per carità, poi ci sono le eccezioni, dipende anche dai mezzi a disposizione.

E.B. - Chi si cela dietro la cura della grafica delle vostre copertine?

Morgan - Di solito il sottoscritto, ma non ne vado molto fiero… d’ora in poi forse potremo affidarci a qualche bravo grafico, come abbiamo fatto per la versione in picture disc di Psygnosis EP, che dovrebbe arrivare a breve.

E.B. - Dentro alla mente di Morgan Bellini ci sono realtà come The God Machine, Swans, Godflesh e Jesu ma anche Katatonia e Burzum. Immancabili poi sono le maglie di Burzum che ti accompagnano in diverse esibizioni live. Da cosa pensi siano accomunate tra loro queste bands o progetti?

Morgan - Praticamente hai citato i miei gruppi preferiti, tutti accomunati a mio avviso da un forte senso tragico di disillusione. Per molti anni in passato ho ascoltato metal, dark e affini, e quello che mi faceva imbestialire (e un po’ ridere) era proprio quel finto immaginario da tragedia romantica, poco concreta e realistica in cui si immedesimano molte band che si autodefiniscono ‘oscure’. Tombe, rose, depressione da cameretta, satanismo, tutte cazzate! La gente muore negli ospedali, la gente lavora tutto il giorno e si isola, le persone che amiamo ci abbandonano per pura cattiveria, nei momenti migliori accadono le peggiori disgrazie. Questa è pressappoco la realtà delle cose. Ognuno di noi in cuor suo lo sa, anche se di solito le persone fanno finta che la vita possa essere ‘bella’, mentendo soprattutto a sé stesse. Il discorso Burzum è a parte, abbiamo anche fatto una cover del Conte, che sarà presente come bonus track sul picture disc di cui parlavo prima. Sono un grande fan della vecchia scuola black metal, a mio avviso uno dei pochi momenti felici negli ultimi 20 anni di rock in generale.

E.B. - Che strumentazione usate in sede live e quale invece impiegate in studio?

Morgan - Dal vivo utilizziamo basso, chitarra, batteria e un lettore mp3 con alcune basi. Su disco, qualsiasi cosa ci capiti a portata di mano: ukulele, kazoo, stoviglie, pupazzetti parlanti, glockenspiel, armonica, cd di altri gruppi… Ovviamente accanto agli strumenti tradizionali, filtrati con una marea di plugins (soprattutto riverberoni lunghissimi). Registriamo nel mio soggiornocucina, al quinto piano di un palazzo fatiscente della famosa Via Prè a Genova. Nessuno si lamenta del (forte) rumore, sono tutti morti dentro o in estasi misticoislamica.

E.B. - Ultima curiosità: da dove derivano il nome Vanessa Van Basten e la scelta del titolo La Stanza Di Swedenborg?

Morgan - L’anagramma di questi termini, con qualche piccola modifica, è ‘vieni con noi attraverso la collina dell’Immutabile’.

E.B. - Grazie per la tua disponibilità. Attendiamo fiduciosi il capitolo successore di La Stanza Di Swedenborg. A presto e in bocca al lupo con i tuoi progetti! Puoi concludere l’intervista come preferisci.

Morgan - A breve uscirà la prima release di un altro progetto a due che mi vede coinvolto, è una sorta di dark ambient drone, si chiama IAM., roba da tagliarsi le vene! Sarà in free download sul sito della Opaco records, e in cdr limitatissimo. Scriveteci se siete interessati. Tra poco vedrà la luce anche il sito ufficiale dei Vanessa Van Basten, www.vanessavanbasten.com , da cui saranno scaricabili gratuitamente spezzoni inediti e chicche varie. Ciao e grazie ancora per l’intervista.

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