Irlandesi emigrati a Chicago, i Tossers sono stati tra le prime band americane a suonare Irish Folk facendo propria la rivoluzione musicale dei Pogues; in seguito all’uscita dell’ultimo, ottimo album Agony, il chitarrista Mike Pawula ci parla della storia e della musica dei Tossers..
L.I. - Ciao Mike, benvenuto su RockLine.it! Prima di tutto, complimenti per il vostro ultimo album, che credo sia il migliore e il più complesso della vostra carriera. Puoi parlarci un po’ della composizione di Agony?
Mike - Probabilmente è il disco più preciso e riuscito che abbiamo mai fatto. Siamo stati in tour per la maggior parte dell’anno, e appena finiti i concerti ci siamo chiusi in studio; dunque, eravamo molto affiatati in quel momento. Inoltre, credo sia stata una buona idea puntare su un grande numero di brani, con atmosfere molto diverse le une dalle altre.
L.I. - Agony è una parola che si ritrova spesso nei vostri testi; come mai l’avete scelta come titolo del vostro nuovo album?
Mike - Teoricamente doveva essere il nome del prossimo disco che faremo, ma visto che non riuscivamo a trovare un titolo adatto per questo abbiamo deciso di usarla subito. Ascoltando le canzoni risulta evidente quanto spesso questo termine è utilizzato e come si adatta alle canzoni.
L.I. - Parliamo dei vostri testi; a differenza della vostra musica che è solitamente allegra e frizzante, i testi sono quasi sempre profondi, impegnati e malinconici. Qual è la ragione di questo contrasto, e cosa volete trasmettere con questo genere di testi?
Mike - Ovviamente dipende dalla canzone, ma gli ultimi dischi sono stati scritti in un clima particolare, poichè stiamo crescendo e invecchiando in un periodo davvero brutto per l’America. Credo che i nostri testi siano molto maturati negli ultimi album, e questo è prevalentemente dovuto all’esperienza.
L.I. - Uno dei temi più importanti in Agony è quello della guerra, sia parlando in generale, come in Not Forgotten, sia riferito alla particolare situazione americana, come in Political Scum. Che cos’hanno esattamente da dire i Tossers sulla guerra?
Mike - Beh, i Tossers non sono certo dei fanatici della guerra. In questo momento della nostra vita, in modo particolare, è evidente come non ci sia niente da guadagnare dalla guerra. Inoltre, Political Scum è una canzone che illustra come la gente si approfitta del potere.
L.I. - Passiamo ad un tema meno impegnato, quello “alcolico”: in Pub & Culture questo tema è visto da un doppio punto di vista, sia come esaltazione sia come messa in guardia dalle conseguenze dell’essere ubriachi; quali sono le ragioni che stanno dietro a questa canzone?
Mike - Beh, sostanzialmente è una canzone che difende chi beve in un certo tanto, e perchè lo fa; ovviamente, ognuno ha il diritto di bere per i suoi problemi e le sue ragioni, ma deve farlo responsabilmente. E’ per questo che c’è un riferimento e una condanna nei confronti della guida in stato di ebbrezza.
L.I. - I vostri artwork sono piuttosto strani, e molto particolari per la musica che suonate; perchè avete scelto delle immagini così angoscianti per Agony e The Valley Of The Shadows Of Death?
Mike - Con The Valley eravamo sicuri di volere qualcosa che fosse relativo al titolo in qualche modo, qualcosa di oscuro; sapevamo anche lo schema di colori che volevamo, e abbiamo parlato con un po’ di artisti; Josh Smith dello studio Hydro74 in Michigan ha condiviso tutte le nostre idee, e il risultato è stato perfetto. Con Agony inece non sapevamo molto bene che disegno mettere, ma avevamo in mente dei colori e un artista, Paul Romano, che ha fatto ad esempio le cover dei Mastodon. Paul ha ascoltato la nostra musica e ha fatto la cover, e siamo stati molto soddisfatti del suo lavoro.
L.I. - A differenza di altre band punk-folk come Flogging Molly e Dropkick Murphys, che si concentrano su uno stile in particolare, la vostra musica spazia su una serie di stili musicali differenti; come si è sviluppato il vostro sound, e quali sono le vostre maggiori influenze?
Mike - Ciascuno nella band porta idee differenti per la composizione. Quando lavoriamo su una canzone, ognuno cerca di aggiungere ciò che ritiene necessario per completarla ed arricchirla; dunque, per parlare di sound, si può dire che andiamo dove ci portano le nostre canzoni. Per quanto riguarda le influenze, spaziamo dal metal al punk, dal folk al country; siamo semplicemente appassionati di musica.
L.I. - Seguendo l’esempio dei Pogues in Inghilterra, siete stati una delle prime band americane a suonare folk irlandese con un’attitudine punk/rock. Che cosa è cambiato da allora, e come vedi il recente sviluppo della scena punk-folk americana?
Mike - Credo che sia davvero una gran cosa. Quando abbiamo cominciato c’erano solo i Pogues, adesso c’è una vera e propria sotto-cultura; il cambiamento e lo sviluppo è inevitabile, e la scena punk-folk sta avendo il suo momento migliore.
L.I. - Paragonata ad altre band della scena, la vostra musica è molto più acustica e tradizionale, molto più simile ai Pogues che al punk vero e proprio; cosa ne pensate dei gruppi più punk-oriented, e qual è il vostro rapporto con il punk in generale?
Mike - Siamo tutti fan del punk, e siamo esorditi nella scena punk di Chicago. Tutti noi amiamo il punk rock. Per quanto riguarda i Dropkick Murphys, sono grandi, brave persone, e grande band. Noi preferiamo essere più “traditional”, semplicemente per il modo in cui siamo fatti. Chiedermi di suonare una chitarra elettrica sarebbe come chiedere ad un gruppo punk di suonare con strumenti acustici; semplicemente, non succederà mai.
L.I. - Circa un mese fa sono stato in vacanza a Dublino, e sono rimasto stupito da come, specialmente tra i giovani, solo pochi Dublinesi apprezzano la musica folk; la mia prima impressione è stata che forse gli Americani di origine irlandese apprezzano la loto musica tradizionale più dei veri e propri Irlandesi! Sei d’accordo con me? Che cosa rappresentano per te la musica e le tradizioni irlandesi?
Mike - E’ possibile quello che dici, anche se non posso risponderti per esperienza diretta perchè andrò per la prima volta a Dublino il mese prossimo. Gli Americani hanno un forte rapporto con il loro paese d’origine, specialmente per coloro che un tempo erano poveri e per cui il senso di comunità è molto forte; erano i tuoi connazionali che ti aiutavano sempre nelle situazioni difficili. Detto ciò, mia madre è una grandissima fan dei Clancy Brothers (gruppo folk irlandese, N.d.R.) e la mia famiglia ha sempre tenute alte le tradizioni e l’attitudine irlandese del South Side di Chicago.
L.I. - Parliamo della band in generale. Come sono nati i Tossers, e cosa è cambiato da allora? Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Mike - I Tossers sono nati come principalmente band da pub. Era un modo per entrare in un pub, suonare qualche canzone e ottenere in cambio qualche birra, tutto qui. Poi la cosa cominciò a diventare seria con i primi dischi e qualche piccolo tour, fino a diventare un’occupazione a tempo pieno come lo è adesso; c’è stato qualche cambio di line-up, ma lo spirito è sempre rimasto lo stesso. Una volta che avremo finito il tour Europeo in Febbraio, ci prenderemo una pausa e cominceremo a pensare al nuovo album. Abbiamo giusto qualche data fissata, ma per adesso non c’è niente di importante in programma. Se tutto va bene, per la primavera dell’anno prossimo torneremo in studio.
L.I. - In questo periodo state facendo moltissime date live, come il recente tour negli USA con i Dropkick Murphys e il tour Europeo che comincerà tra poco; che cosa ti piace di più in un concerto? Pensi che verrete mai in Italia?
Mike - Sicuramente ci piacerebbe molto venire in Italia, e ci spiace non poterlo fare in Febbraio; proveremo con il prossimo tour. Per me, suonare live è quello per cui i Tossers sono fatti. Ci piace molto suonare in concerto, e i miei compagni di band sono i migliori musicisti con cui potrei suonare. Dunque, posso dire che mi piaccia praticamente tutto dei concerti.
L.I. - Ok, questa era l’ultima domande, grazie mille per l’intervista e complimenti ancora per i vostri album! Ciao e buona fortuna per il futuro!
Mike - Grazie a te, ciao!