Progetto plasmato dalla mente del polistrumentista Damiano Mercuri, Rose Rovine E Amanti rappresenta una delle testimonianze più vive della sensibilità Neo Folk italiana, come dimostrato dalla freschezza del sound esibito sull'ultima pubblicazione Demian. La genesi di questa peculiare realtà viene analizzata dalle parole dello stesso Damiano Mercuri, che presenta l'album a RockLine.it...
E.B. - Ciao Damiano e benvenuto su RockLine.it. Grazie per averci concesso questa intervista. Dapprima ti chiederei di presentare il progetto Rose Rovine E Amanti ai nostri lettori…
Damiano - Rose Rovine E Amanti è un progetto che nato dal puro neo-folk si sta sviluppando in sonorità più folk-rock alternative. Sono presenti elementi di Sol Invictus, And Also The Trees, Leonard Cohen, D. Bowie e del progressive rock. il tutto senza tradire un gusto italiano, mediterraneo, proprio di fare musica.
È iniziato come mio progetto solista ma ora ho amici musicisti che ne sono entrati a far parte: Giuseppe Lorenzoni al violino e al pianoforte, Christian Valente al basso chitarre e recording. Collaborano spesso con noi Pamela Gargiuto al violino e Noemi York alla voce e tastiere.
E.B. - Iniziamo a parlare dell’ultimo capitolo discografico, Demian. Puoi raccontarci com’è avvenuta la sua genesi? Quali sono stati gli ambiti da cui hai tratto ispirazione per comporre le dieci canzoni di cui è costituito?
Damiano - E’ difficile dirlo.
Canzoni come Rose Rovine E Amanti o Noi Ritorneremo sono state composte nei primi periodi di vita del progetto e solo ora, dopo sette anni, sono state inserite in un disco.
Altre canzoni sono state composte in modo sparso lungo il tempo, quindi non ci sono luoghi o momenti precisi che li accomunano. Il conflitto che si vive tra l’angelo e la bestia che è in noi è qualcosa che mi ha sempre creato problemi, dubbi e confusione quindi spesso mi ha ispirato, questo è l’unico elemento che le accomuna.
E.B. - Qual è la principale differenza tra Rose Rovine E Amanti e i precedenti episodi che hai composto? Forse la maggior attenzione verso sonorità più mediterranee e tipiche del nostro Paese?
Damiano - Sicuramente sì. Ma soprattutto la qualità delle registrazioni!
Questo è il primo disco interamente registrato e mixato in uno studio professionale e il risultato è fin troppo evidente. Solo una buona registrazione permette di esprimere bene tutte le suggestioni musicali che vuoi trasmettere.
Da un punto di vista stilistico credo che il sound sia meno minimale e freddo ma più corposo, caldo e soprattutto vario, con potenti sezioni ritmiche.
E.B. - Puoi delineare brevemente il significato dei testi che accompagnano le composizioni di Demian?
Damiano - Come già ho detto la lotta tra il potenziale angelo o la bestia che decidiamo di essere. La vergogna per il tradimento, il problema del libero arbitrio che risulta essere una terribile punizione e una sensazione di imminente distruzione della cultura e del mondo occidentale.
E.B. - Come descriveresti il tuo attuale rapporto con la Cold Spring, etichetta che raccoglie numerose realtà della scena Dark, Neo Folk e Industrial europea?
Damiano - E’ molto buono, lavorano bene e sono molto professionali.
E.B. - Come ti sei avvicinato al pensiero del Neo Folk e cosa rappresenta per te la sensibilità tipica di questo particolare stile?
Damiano - Per me è sempre stato un genere che mi permetteva di mischiare tanti elementi differenti senza problemi: posso suonare del rock, dell’industrial, del puro folk e della classica. Tutti elementi che si possono mescolare a piacimento. Non conosco altri generi musicali che ti danno così tanta libertà.
In più il neo-folk ti permette di fare musica anche se non sei comunista, cosa rara in Italia.
E.B. - Concentrandoci invece sull’artwork della copertina, qual è il significato che vuole trasferire al contesto dell’album? I quadri presenti all’interno del booklet sono stati dipinti da Emil Ivanov Saparevski: come mai hai voluto valorizzare l’opera di questo artista?
Damiano - Diciamo che sono i quadri che valorizzano i testi del CD. Ad ogni brano è collegata una immagine. Tra i tanti dipinti di Saparevski ho scelto quelli che più erano vicini all’immaginario della musica e del testo.
La copertina rappresenta due teste simili in partenza, ma misteriose. E’ la metafora della dualità spirituale dell’uomo.
E.B. - Come descriveresti l’attuale scena Neo Folk italiana? Come spieghi lo stretto rapporto che molte realtà hanno con la tradizione cristiana o con la sfera della fede?
Damiano - Mi sembra che siamo pochissimi ad avere a che fare con la tradizione cristiana, mi viene in mente l’amico Gregorio Bardini, che come sai stimo moltissimo. Ci sono molte band italiane che parlano di tradizione ma poi scimmiottano il paganesimo del nord. Un italiano dovrebbe sentirsi vicino al paganesimo mediterraneo, Persia, Antica Grecia e antica Roma, che poi è un paganesimo più nobile, evoluto e meno barbaro e sempliciotto di questi druidi pieni di cervogia mal lavorata.
Ma la cosa che mi ha sempre stupito, e da qui si evince che troppo spesso è solo una posa, è che il neo-folk che sempre la mena con la tradizione abbia completamente disconosciuto e mai praticato le tante tradizioni cristiane che pure sono fondanti dell’Europa. È un po’ quello che succede ad Evola: lui non considera proprio il cristianesimo ne parla pochissimo e ci si sofferma quasi mai. Eppure il cristianesimo è anche una summa di tutto il paganesimo precedente, liberato e purificato da elementi spuri. Ma su questo tema Bardini potrebbe illuminarci con ottime conferenze a riguardo.
E.B. - L’atmosfera presente durante i vostri live appare molto evocativa, come avviene per la maggior parte delle formazioni che operano nel sottobosco Neo Folk. Quali sensazioni provi a mostrare le tue composizioni ad un pubblico estraneo o magari poco incline a certe sonorità?
Damiano - Io credo che dal vivo conta una sola cosa: l’energia che riesci a tirare fuori. Se la tua interpretazione ha forza anche chi non ascolta la tua musica, in quel momento può apprezzarla. Durante un concerto ci sono molti elementi che contribuiscono: il luogo, la gente presente, la scenografia e i musicisti che suonano. Ho sempre pensato ai concerti (tutti non solo i miei e di tutti i generi) ad una sorta di riti neopagani, che ovviamente possono riuscire o no.
E.B. - Quanto influisce sul risultato dei tuoi lavori la possibilità di collaborare con altri musicisti che ti affiancano come guests?
Damiano - A parte le collaborazioni con Josef K. dei Von Thronstahl, non moltissimo perchè finora ho sempre scritto la musica che dovevano suonare i musicisti. Solo ora sono partecipi agli arrangiamenti e si sentirà nelle prossime pubblicazioni.
E.B. - Ascoltando Demian si può percepire una produzione molto curata, impreziosita da un alone caldo e avvolgente. Come si è proceduto per la registrazione dell’album?
Damiano - In modo molto asettico: sono stati registrati gli strumenti uno ad uno e poi abbiamo lavorato sugli effetti e il missaggio. Ma durante le registrazioni e soprattutto in fase di missaggio ho sempre cercato di creare un sound da vera band.
E.B. - Puoi indicarci quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Damiano - Ora sono in una fase in cui ho bisogno di studiare e mettere a fuoco tutte le mie idee, e poi prenderò decisioni.
Spero di poter suonare dal vivo il più possibile e per chiunque.
E.B. - Quale consiglio daresti ai musicisti che desiderano immergersi in una dimensione musicale non lontana da quella di Rose Rovine E Amanti?
Damiano - Credo che il suggerimento possa valere per tutti i musicisti: non fate musica se non sentite qualcosa che si contorce nelle vostre budella.
E.B. - Un’ultima curiosità: da cosa deriva la scelta del nome Rose Rovine E Amanti per la tua formazione?
Damiano - Erano tre elementi che racchiudevano decadenza, bellezza, nobiltà e romanticismo.
E.B. - Ti ringrazio per la disponibilità e il tempo concessoci. Ti auguriamo un futuro ricco di soddisfazioni con i tuoi progetti. Puoi concludere l’intervista come preferisci. Un saluto da RockLine.it!
Damiano - Saluto e ringrazio tutti i lettori arrivati fin qui, ed esorto tutti a tenere in vita la musica l’unica dea degna di venerazione!