In seguito alla pubblicazione del primo live album, RockLine.it scambia quattro chiacchiere con il tastierista Alex Staropoli, una delle due menti, assieme al chitarrista Luca Turilli, della Metal band italiana più famosa al mondo, i Rhapsody...
R.C.C. - Ciao Alex, innanzitutto ti ringrazio da parte di RockLine.it per averci concesso quest’intervista. Ti chiedo subito se puoi parlarci un po’ del vostro nuovo album dal vivo, il primo della vostra carriera. Come mai avete scelto di registrare proprio il concerto tenutosi a Montreal?
Alex - L’idea di base era comunque quella di registrare tutti gli show, sia audio che video, per poter accumulare materiale che potesse finalmente proporre i Rhapsody in sede live, visto che è sempre stato un argomento di discussione. Abbiamo notato subito che quella serata era quella giusta sotto tutti i punti di vista: la performance della band, l’acustica della sala, e naturalmente l’accoglienza dei fan, che è stata incredibile. E tutto questo spirito, questa magia, è stata conservata nelle registrazioni, ma era tutto così naturale che Sascha [Paeth] non ha dovuto far altro che mixare le tracce registrate, mantenendo fedele al cento per cento quella che è stata l’energia della serata. Non c’era niente di pianificato, e forse questo ha reso il tutto più naturale; forse sapendo che da quella sera sarebbe uscito un live non avremmo suonato così. Abbiamo poi deciso che sarebbe stata una buona idea omaggiare i fan canadesi di un live che dura un’ora, pur essendo noi di supporto ai Manowar. Trovo anche che sia interessante il fatto che sia uno show intero, e non un mix di canzoni tratte da varie serate.
R.C.C. - Con che criterio avete scelto i brani con cui esibirvi?
Alex - Beh… diciamo con il criterio [ridacchia] dell’esclusione, perché, anche volendo suonare tanti brani, purtroppo il limite di tempo non te la permette. Ci sono ovviamente brani che vorremmo noi suonare, o che i fan vorrebbero sentire. Abbiamo comunque inserito brani dell’ultimo album che avevamo composto con una visione più “live”, e quindi cercato, nel complesso, di far felici tutti. Inoltre abbiamo già deciso che nei prossimi tour alterneremo e inseriremo nuove canzoni in modo da rinnovarci sempre ogni volta.
R.C.C. - Quindi si può dire che il lato “tecnico” non sia stato preso in esame?
Alex - Lato tecnico in che senso?
R.C.C. - Insomma, mi dici che potreste fare qualunque pezzo dal vivo?
Alex - Ah, no, quello no, ci sono certi pezzi che non sono nemmeno nati per essere suonati dal vivo, però diciamo che i più “favoriti” sono tutti fattibili, anche molte canzoni dei primi album, per cui vedremo in futuro come alternare e proporli.
R.C.C. - Mi pare di capire che ormai la dimensione live sia molto importante per i Rhapsody…
Alex - Suonare dal vivo è una dimensione che abbiamo scoperto in modo veramente completo solo ultimamente. Finalmente abbiamo una nostra crew di tecnici, il nostro ingegnere del suono e non suoniamo se non abbiamo lui. C’è insomma un team di persone fidate che sanno cosa noi vogliamo ottenere a livello sonoro in fase live, e questo può definire il successo e l’insuccesso di una band. E’ indubbiamente una fase importante e abbiamo voluto sottolinearla rilasciando un live, per far capire ai fan che, dopo tre anni di assenza dai palchi siamo tornati e possiamo finalmente concederci a tutti e suonare il più possibile. Ora siamo sempre in tour coi Manowar e, con l’uscita del nuovo album, partirà un tour da headliner che toccherà tutto il mondo.
R.C.C. - Una domanda un po’ particolare che molti si fanno: pensi che sarà possibile prima o poi vedervi suonare dal vivo affiancati da un’orchestra vera e propria?
Alex - L’idea c’è da molto tempo ed è sicuramente realizzabile con ovviamente costi spropositati, però credo che se c’è una band che penso debba farlo siamo proprio noi. Sarebbe incredibile ovviamente. Tra qualche anno, per qualche show veramente importante…
R.C.C. - Mi hai detto che continuerete il tour assieme ai Manowar, con nuove date in Europa: suonerete anche in Italia?
Alex - Al momento le date programmate sono sul nostro sito: Grecia, Svizzera, Cecoslovacchia e Germania. Siamo ancora in fase di programmazione di altre date, e al momento non so quali sono gli accordi. Considera che non dipende da noi ma dai Manowar, che sono gli headliner del tour. Si vocifera che ci saranno dei festival estivi e potrebbe essere che suoneremo anche in Italia per un festival, ma non posso accennare niente, perché non ne so ancora molto. Quello che riesco a capire è che molti fan si chiedono: “ma come, suonano quattro date in Cecoslovacchia e non ne fanno una in Italia?”. Sono d’accordo, però purtroppo non dipende al momento da noi, ma sono sicuro che quest’anno suoneremo in Italia. In ogni caso i fan possono stare tranquilli, perché quando inizierà il nostro tour da headliner toccheremo ogni paese, e anche gli show avranno tutto un altro spessore, durando molto molto di più.
R.C.C. - Indubbiamente siete molto attesi… cambiando discorso, come valuti, dopo che è passato ormai un anno dall’uscita di The Dark Secret, come valuti a posteriori il lavoro svolto su quell’album, che so è stato particolarmente intenso anche rispetto ai precedenti?
Alex - Di grande soddisfazione, ancora lo sentiamo molto attuale, molto vivo, e come saprai già, la partecipazione di Cristopher Lee, i cori, l’orchestra, la produzione… era un album che pensavamo di fare già da molto tempo, come intensità, come orchestralità. Per sottolineare l’ovvio, mi piace. Devo dire che ogni membro della band, a partire da Alex Holzwart alla batteria, ha dato un apporto, una performance, veramente incredibile. Abbiamo anche dato più spazio a Fabio, abbiamo lavorato insieme a lui su certe canzoni per venirgli incontro, visto che componiamo sempre tutto io e Luca [Turilli]. Abbiamo insomma cercato di essere più una band, pur mantenendo la nostra fede compositiva. Per non parlare delle nuove tecnologie che abbiamo utilizzato, anche Sascha [Paeth] che sa cosa vogliamo ottenere dai suoni¸inoltre è stata una produzione che ha coinvolto diversi paesi, diversi studi, e ancora oggi lo vivo molto intensamente, come se fosse appena uscito, anche se stiamo già lavorando al prossimo.
R.C.C. - Un nuovo album…
Alex - In realtà ci sono molti progetti per il futuro. Nell’edizione limitata di Live in Canada è già compreso un dvd che anticipa qualcosa del materiale che sarà utilizzato per pubblicare, tra primavera ed estate, il primo Live DVD dei Rhapsody. Avendo filmato tutti i concerti negli Stati Uniti, in Canada, in Cecoslovacchia e in Germania, abbiamo tantissimo materiale da offrire tra cui molte cose inedite; abbiamo intervistato la band, i fan; abbiamo immagini del tour, dei concerti, del backstage, della sala prove, abbiamo insomma un sacco di materiale, anche personale, da offrire. Il primo DVD potrebbe contenere molte di queste cose. Poi stiamo anche già lavorando al nostro prossimo album, di cui purtroppo non posso anticiparti l’uscita, ai nostri progetti solisti, al tour, tantissime cose insomma da portare avanti.
R.C.C. - Parlando allora del nuovo album, continuerà a seguire, sia dal punto di vista musicale che tematico, i precedenti, o ci saranno novità?
Alex - Guarda, ogni album ha per me un sapore, un colore, un attitudine diversa. Symphony II era un album molto espanso, orchestrale, direi emozionale, perché esprimeva le emozioni e gli stati d’animo di quel periodo, per cui potrebbe essere che nel prossimo, e nei prossimi, le ambientazioni siano differenti, e di conseguenza lo sia il mood intero dell’album; i brani potrebbero essere più orchestrali, oppure più rapidi e veloci, o più lenti. Sicuramente però continueremo con il Film Score Metal.
R.C.C. - Parlando d’altro, voi avete ormai un seguito vastissimo e che aumenta sempre più col tempo. A cosa pensi sia dovuto il vostro successo, specialmente in una scena piuttosto gremita come quella dell’epic e del power metal?
Alex - Analizzare questo non è facile, ma dal mio punto di vista posso dire che la musica che facciamo è sincera, viene proprio, devo dirlo, dal cuore, e questo traspare dai nostri brani. Non c’è premeditazione né calcolo. C’è solo un fattore personale di gusto e l’ambizione a mettere in musica quello che sentiamo dentro, e questo secondo me è già uno dei fattori più importanti. C’è anche da dire che la commistione musicale di generi che noi abbiamo proposto ha un certo appeal, attrae maggiormente una certa fascia di età, quella dei più giovani, ma vediamo che c’è comunque un ricambio: gente che nel ’97, all’uscita del nostro primo album, aveva 14 anni, ci sono ancora oggi. Per cui ci sono nuove generazioni che si sentono attratte verso questo tipo di musica, e spesso sono interessati al mondo fantasy in generale, a cui noi ci accostiamo in modo totale.
R.C.C. - Per come la vedo io, voi fate qualcosa che, a livello soprattutto musicale, rimane ancora oggi unico; riuscite ad esprimervi in modo diverso da qualunque altra band sulla scena.
Alex - Sì, sono d’accordo con te. Probabilmente è proprio questo uno dei segreti del successo di alcune band, quando riescono a mettere insieme delle sonorità che magari non sono delle novità assolute, che però evolvono album dopo album, si stabilizzano e vanno a creare un vero e proprio genere. Vedi i Rhapsody come puoi vedere i Nightwish, come puoi vedere moltissime altre band. Lascia una certa soddisfazione perché, dopo qualche anno, ti accorgi di chi resta e di chi non c’è più.
R.C.C. - Si parlava da un po’ (un bel po’) di un tuo progetto solista, stai lavorando a qualcosa in questo momento?
Alex - Al momento sto lavorando al nostro nuovo album, anche se non ti posso ancora dare informazioni a riguardo. Sto lavorando al mio progetto solista già da molto tempo, nei ritagli di tempo riesco a lavorarci un po’ su, ma è sempre stato un problema perché con una band come i Rhapsody è difficile ritagliarsi il tempo, specialmente in un momento come quello attuale.
R.C.C. - Una domanda un po’ scottante: quanto riguarda i programmi di condivisione dei file, che da un lato abbassano le vendite degli album, e dall’altro aiutano le band di valore a farsi conoscere sempre più e sempre meglio da un numero vastissimo di persone, pensi che si tratti di un fenomeno positivo o no?
Alex - Guarda sicuramente la cosa, come dici tu, si può vedere da punti di vista diversi. Ci si potrebbe parlare per ore su questo argomento. Io credo che programmi come quelli siano utilissimi per cercare materiale raro, che normalmente un fan non potrebbe reperire altrove. Insomma se trovo un rarissimo concerto della mia band preferita, perché non scaricarmelo?
R.C.C. - Insomma mi dici che per te bisognerebbe farne uso solo per un certo tipo di esigenza…
Alex - Proprio così. Certo posso capire che chi non ha i soldi per comprarsi i cd o i dvd sia costretto a scaricarseli in rete, ma conta che, per un vero fan, è quasi un obbligo acquistare il cd originale, poter sfogliare il booklet ecc.. io l’ho sempre fatto. Senza contare che, a furia di scaricarsi montagne di materiale, non lo si gusta appieno…
R.C.C. - … e la quantità riduce la qualità dell’ascolto…
Alex - Chiaramente.
R.C.C. - Un’ultima domanda personale: come vivi il metal? Per te è una filosofia di vita, o lo vivi in modo più distaccato?
A.S. No, certo non la penso come Joey [De Maio, bassista e “mente”dei Manowar nonché produttore esecutivo dell’ultimo album] [Ridacchia]. Io vivo il metal come un genere musicale in cui posso esprimermi al meglio come musicista. Certo non come uno stile di vita.
R.C.C. - Grazie Alex per la disponibilità…puoi salutare come vuoi gli utenti di RockLine.it.
Alex - Un saluto a tutti i nostri fan. Speriamo di potervi regalare presto qualche show su suolo italiano. Ciao!