Oceansize
(Mike Vennart)
di: 
Edoardo Baldini
14/01/2007



 

Gli Oceansize hanno cambiato la visione dell'Alternative Rock con il debutto Effloresce del 2003 e altrettanto valido è stato Everyone Into Position del 2005. Ora la band sta lavorando a nuovo materiale che forse ripercorrerà i meandri dei precedenti: a parlarne a RockLine.it è il disponibile chitarrista e cantante Mike Vennart...


E.B. - Ciao Mike, come stai? E’ un piacere riuscire a parlare con te. Cominciamo l’intervista parlando di Everyone Into Position, l’ultimo album. Sembra che il tuo percorso evolutivo nel genere Rock/Alternative non si sia fermato dalla pubblicazione di Effloresce. Quanto hai impiegato a scrivere Everyone Into Position? Hai trovato delle difficoltà durante questo percorso?

Mike - Mi pare che abbiamo cominciato a comporre subito dopo la pubblicazione di Effloresce, ma ci riesce difficile concentrarci se ci sono degli impegni nel futuro prossimo, ad esempio un tour. Abbiamo capito che per ottimizzare i risultati e quindi scrivere meglio dobbiamo cancellare tutti i programmi dalla nostra agenda. Ci furono quattro mesi durante i quali fondemmo delle jam per creare delle vere canzoni. Ho poi passato i due mesi successivi a scrivere testi da solo. Non ci furono tante difficoltà, anche se ogni tanto mi chiedevo se stavo seguendo un giusto percorso. Credo che questo sia valso per tutti, fino all’ultimo giorno dedicato al mixing!

E.B. - Everyone Into Position è molto diverso da Effloresce: ci sono alcune canzoni come Meredith e Music For A Nurse che non funzionerebbero se messe su Effloresce, perché non possiedono l’atmosfera che caratterizzava l’ultimo album. Pensi che il vostro stile sia radicalmente cambiato dal primo album al secondo?

Mike - Sebbene ci siamo delle differenze tra il primo e il secondo album, non credo siano differenze radicali. Il processo di evoluzione non è dettato dalla mente, ma dalla natura. Per noi è facile annoiarsi e quindi continuiamo a cambiare.

E.B. - L’atmosfera di Everyone Into Position è perfetta per la tua voce: hai preso ispirazione da qualche cantante in particolare?

Mike - Da un sacco di artisti. Amo tutti i grandi cantanti, da Araya a Joanna Newsom.

E.B. - Quanto sono importanti l’elettronica e gli effetti nei tuoi lavori? Li userete anche per i prossimi progetti?

Mike - Dunque, siccome non c’è in programma un album acustico al momento, i computer e gli effetti sono molto importanti per noi. Ci basiamo sugli effetti per creare dei tessuti che vanno ad aumentare l’interesse dell’ascoltatore, e usiamo i computer per registrare e modificare la musica come la vogliamo noi.

E.B. - Potresti spiegare ai lettori il significato dietro ai titoli Effloresce e Everyone Into Position?

Mike - Effloresce vuol dire fiorire, sbocciare. Ci è sembrato un titolo appropriato per l’album d’esordio. È anche un titolo abbastanza esplosivo. Everyone Into Position è uscito da una canzone, Charm Offensive, la quale eravamo d’accordo di mettere all’inizio del cd. Il titolo si riferisce alle routine che conduciamo nelle nostre vite, e le cose che dobbiamo fare non per scelta, ma per necessità.

E.B. - Che cosa c’è dietro la copertina di Everyone Into Position? Qualche significato profondo?

Mike - Non lo so! L’ha disegnata un tizio greco di nome Seth. Non l’ho mai incontrato, noi gli abbiamo solo dato il titolo e una traccia di cosa significava per noi. La copertina è una di tante che ha disegnato per noi, ma si capì subito che avremmo dovuto scegliere quella. Stranamente, le altre opzioni erano sullo stile gotico, mentre quella di Everyone Into Position era diversa, quasi sullo stile Pop-Art. Sono stato molto felice quando Seth ci ha fatto sapere di essere orgoglioso di aver partecipato a questo progetto. Al momento di disegnare la copertina, Seth non aveva neanche sentito una nota dell’album!

E.B. - Credo che Effloresce fu uno dei album più innovativi del 2003, credo grazie al suo sound esso abbia cambiato la scena alternative. Quali sono, a distanza di quattro anni, le tue impressioni su quell’album?

Mike - Ehm, diciamo che non lo ascolto. Tengo il mio iPod su “riproduzione casuale” e ogni tanto una delle canzoni di quell’album comincia a suonare, quindi l’ascolto per sentire come il suono sia al passo con i tempi. Ma di solito, una volta finalizzato un album, non lo ascolto più. Questo però non vuol dire che non ne sia orgoglioso, o che non mi piaccia.

E.B. - A che cosa ti stai dedicando in questo momento? Stai lavorando a del nuovo materiale? Quando potremo ascoltare il nuovo album e che suono possiederà?

Mike - Stiamo lavorando con della nuova roba. Stiamo lavorando bene, e abbiamo un idea per la data di pubblicazione, ma non uscirà finché non saremo convinti di avere tra le mani qualcosa di speciale. In questo momento è abbastanza vario: duro in certi posti, più morbido in altri. Più basato sui riff, più irrequieto.

E.B. - L’ultima volta che siete stati in Italia avete suonato con i Porcupine Tree, vero? Qual è stata la migliore esperienza che avete avuto nel nostro paese?

Mike - Se devo essere onesto, abbiamo suonato solo una manciata di volte in Italia. Furono delle buone serate, ma sullo stesso livello di tante altre. Furono delle visite piuttosto veloci. Arrivavamo appena prima del concerto, e ripartivamo subito dopo. Secondo me le cose migliori italiane sono i Verdena, che hanno suonato con noi durante alcune date in Germania (grandi fan, grande musica) e un ragazzo chiamato underneg, che è uno dei nostri fan più accaniti. Ciao underneg!

E.B. - Quando potremo rivedere gli Oceansize di nuovo in Italia? Avete in programma un tour per il 2007?

Mike - Abbiamo intenzione di andare in tour una volta finito il nuovo album, e speriamo di arrivare in Italia quest’anno. Vogliamo arrivare dove osano le aquile! Vogliamo andare dappertutto, perdirindina!!

E.B. - Siete andati in tour con artisti importanti come Aerogramme, Porcupine Tree e Coheed and Cambria, nonostante siate una band giovane, formatasi nel 1998. Non pensate di star crescendo in fretta, con ogni pubblicazione?

Mike - Non so, non ci sentiamo tanto giovani alle volte! Ci piace essere la band di supporto, anche se non tanto per i Coheed and Cambria (molti dei loro fan londinesi erano degli sfigatelli, per non scendere in dettagli).

E.B. - Come descriveresti la scena sperimentale britannica? Quali sono i gruppi a cui siete più vicini e perché?

Mike - Ci sentiamo compagni degli Amplifier e dei Biffy Clyro, perché siamo stati amici per molti anni.

E.B. - Come vi accoglie il pubblico nel vostro paese? Come si presenta la vostra relazione con la Beggars Banquet?

Mike - Il pubblico inglese sta cominciando ad essere fantastico come quello dell’Europa continentale. Non facciamo più parte della famiglia Beggars Banquet, ci siamo lasciato un po’ di mesi fa. Niente di traumatico, ci sono delle persone fantastiche sotto quell’etichetta. Siamo stati molto fortunati ad essere scoperti da loro. Annunceremo la nostra nuova casa discografica appena firmato il contratto!

E.B. - Per finire, avrei una curiosità. Perché il nome Oceansize?

Oceansize è una canzone degli Jane’s Addiction, e il suo messaggio è semplice: “devi essere il dio di te stesso”.

E.B. - Questo è tutto. Grazie per questa intervista. Vi auguri un futuro ricco di successi, puoi chiudere l’intervista come ti pare, ciao da RockLine.it!

Mike - Grazie a voi.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente