Jim Matheos è uno di quei personaggi del metal che rispecchiano totalmente la sua musica: tranquillità, pacifico entusiasmo, introspezione, contemplazione. Di sicuro la musica dei Fates Warning è pregna di queste caratteristiche, ma gli O.S.I., progetto parallelo di Progressive Rock che vede, in questo secondo lavoro, la partecipazione dell’amico Kevin Moore, del compagno di band Joey Vera e del batterista dei Dream Theater Mike Portrnoy, portano queste qualità in una condizione più dilatata, meno onirica e più consona all’allucinazione. E’ proprio Jim che ci parla di Free, secondo lavoro di questa particolare band che lui stesso non considera più un side-project solista...
A.E. - Dunque, Jim, questo secondo lavoro degli O.S.I. appare molto ostico ed ancora più lontano dall’esordio di qualche anno fa; è dovuto al fatto che gli O.S.I. stanno diventando una vera e propria band o si tratta di una naturale evoluzione del tuo personale songwriting?
Jim - Sicuramente si tratta di una naturale evoluzione del mio songwriting perché, più o meno, continuo a rimanere il principale compositore delle musiche e dei testi. L’apporto di Kevin è stato importante, ma lui stesso non dice di sentirsi coinvolto nella composizione, a tal punto da poter intervenire. Diciamo che questo nuovo disco contribuisce a definire la personalità degli O.S.I. come gruppo a se stante, visto che considero il lavoro che faccio con i Fates Warning una cosa totalmente diversa; infatti, oltre ad essere prog-metal, la musica dei Fates Warning nasce da una genesi corale della musica, da una band vera e propria e non da un progetto di un singolo aiutato da amici.
A.E. - L’atmosfera in questo disco, vuoi anche per l’uso di campionatori e loop, risulta molto claustrofobica e sembra, osservando anche la copertina, una specie di colonna sonora per una spy-story. C’è una trama che unisce i singoli brani, testualmente o musicalmente?
Jim - L’atmosfera è sicuramente una delle caratteristiche fondamentali di questo disco ed a crearla hanno contribuito in maniera fondamentale gli esperimenti fatti da me e Kevin con i sampler. Va detto, però, che queste tecnologie, come anche l’uso degli strumenti classici per la sezione ritmica (basso, batteria), hanno sempre soggiaciuto alle necessità del singolo brano. A proposito di singolo brano, voglio chiarire che non si tratta assolutamente di un concept e non ci sono legami tra i testi o le musiche, se non un mood di sentimenti e riflessioni che sono nate nel corso di questi anni e che non hanno ormai più attinenza con l’acronimo originale del nome (Office of Strategic Influence). Tutto è stato per me molto naturale, dalla stesura delle musiche a quelle dei testi. Non mi sono posto limiti, non dovevo mediare con altri componenti di una band. E’ stato un flusso spontaneo di emozioni la creazione di questo disco.
A.E. - E la scelta di Kevin come cantante? E’ stata proprio la sue voce a colpirti oppure non volevi che ci fosse un cantante esterno alla piccola crew di amici e si è scelto quello che se la cavava meglio?
Jim - No, ad essere onesti stavo meditando sull’idea di un cantante esterno, perché la mia voce proprio non andava! Poi ho provato, durante la stesura delle linee vocali in studio, a far cantare Kevin così, per vedere come venivano nell’amalgama dei pezzi, ed ho scoperto in Kevin stesso la voce perfetta per questo album. Interpreta a meraviglia i testi e le linee vocali ed è proprio quello che cercavo, visto che, nel mio progetto, non si trattava di cantare linee vocali tecnicamente difficili. Principalmente, però, è il suo tono e la sua interpretazione, con quel tocco di asciutta sofferenza, che mi ha colpito e mi ha fatto propendere su di lui per la scelta del singer.
A.E. - Ho notato che c’è una forte aria di ‘famiglia’ in questo disco, osservando i componenti. Cercavi un ambiente fatto da amici?
Jim - Di certo il fatto che Mike, Joey e Kevin siano grandi amici ed abbiano suonato e suonino con me, è di certo un immenso vantaggio, ma non è stato solo per questo che ho scelto di lavorare con loro. Mi serviva affiatamento, passione, talento: loro hanno queste doti, capiscono subito cosa voglio io e cosa sto cercando e credono in questo progetto. Ovviamente, essendo amici, la cosa assume un aspetto ancor più positivo, visto che l’ambiente si è rivelato disteso ed ottimale per la realizzazione dell’album.
A.E. - Anche la canzone di chiusura, Our Town, che sembra presa da un album di Johnny Cash o Tom Petty, sottolinea questo desiderio di un ambiente famigliare, di una sorta di ritorno a casa dopo un lungo viaggio. Ti piacciono i cantautori Rock americani di questa corrente?
Jim - Beh hai citato due autentiche icone della musica popolare americana; difficile non conoscere o apprezzare il loro talento di poeti rock e le atmosfere che essi sanno creare. Penso che questo brano sia stato influenzato dai miei ascolti di questi artisti ma, allo stesso tempo, anche ispirato da una voglia di casa, di un posto dove ti senti bene e sei compreso. Forse è dovuto al fatto che comporre un disco è un po’ come fare un viaggio e quindi, l’epilogo migliore, è il ritorno a casa, nel posto che più ami. Diciamo che è uno dei miei pezzi favoriti, anche perché è un po’ a sé stante nell’ambito dell’intero disco.
A.E. - Jim, siamo giunti al termine. Prima di lasciarci, volevo sapere se gli O.S.I. avranno anche una dimensione live o si fermeranno in studio,
Jim - All’inizio, specialmente dopo la fine del disco d’esordio, pensavo che sarebbe rimasto un side-project di una singola persona, ma dopo l’uscita di Free ed il fatto di avere una formazione con persone collaudate, ci sta spingendo a cercare di realizzare delle date live, per portare sul palco questo nostro progetto. Ci sono le ovvie difficoltà dovute ad i reciproci impegni con le band ‘ufficiali’, ma penso che potremmo superarli, soprattutto in virtù del buon lavoro realizzato da noi con Free.
A.E. - Non mi resta che salutarti, ringraziarti a nome dei lettori per il tempo e farti i migliori auguri per gli O.S.I.!
Jim - Grazie! E tenete d’occhio la lista dei concerti: gli O.S.I. faranno di tutto per suonare dal vivo! Bye