Dalla Pennsylvania i promettenti Movies With Heroes, band che ha realizzato Nothing Here Is Perfect, una delle migliori pubblicazioni in campo Indie del 2007, concedono un'intervista a RockLine.it attraverso il cantante Keith Wilson, presentandosi al pubblico italiano e descrivendo le fasi del loro lavoro...
M.L. - Ciao ai Movies With Heroes! Benvenuti su RockLine.it! Come va?
Keith - Ci va molto bene, grazie mille per l’intervista.
M.L. - Potete cominciare parlandoci della vostra storia. Quando è incominciata la vostra esperienza musicale?
Keith - Dunque, essenzialmente la band è composta da me e da Jeff Royer, oltre ai ragazzi con cui suoniamo live. Praticamente è dalle superiori che io e Jeff componiamo assieme. Suonavamo in un altro gruppo assieme ad un nostro vecchio amico batterista. Poi, circa cinque o sei anni fa, aggiungemmo un chitarrista e divenemmo i Movies With Heroes. Poi due anni fa, appesi al chiodo la chitarra ed aggiungemmo una quinta persona, così potei concentrarmi solamente sul canto. Così andammo da un trio indie and una rock band da cinque elementi.
M.L. - Nothing Here Is Perfect è il vostro primo album. Che cosa avete fatto prima di questo album? Che cosa avete imparato dalla vostra prima esperienza indie?
Keith - Se da una parte Nothing Here Is Perfect è il nostro primo album, è anche vero che prima di esso abbiamo pubblicato vari EP e EP divisi con diverse etichette indie, quindi il processo generale non ci era nuovo. Tuttavia, questa volta la nostra musica è stata spinta oltre ogni barriera raggiunta in passato. Credo che abbiamo imparato, stiamo imparando, che non ha senso avere delle aspettative precise, perché non sai mai cosa è possibile, o cosa può succedere. Non sapevamo mica che questo album ci avrebbe portato in Europa e che la nostra canzone sarebbe stata passata dalla BBC, e così via.
M.L. - E’ giusto chiamare il vostro stile Indie Rock o preferireste essere associati ad altri generi?
Keith - Le nostre radici sono nell’Indie Rock, ma non credo che questo si possa applicare a noi. Quando penso all’Indie Rock spesso penso a musica indirizzata ad un certo gruppo elite di ascoltatori di musica, e che può alienare gruppi di “persone normali”. Noi vogliamo fare musica rock che sia molto accessibile, ma che allo stesso tempo sia intelligente e che venga dal cuore. Qualcosa che possa piacere a gente preparata perché è cerebrale, ma anche musica che può essere ascoltata anche senza educazione musicale di un certo livello.
M.L. - Potete descriverci l’evoluzione del sound di Nothing Here Is Perfect? Quali sono i temi più importanti che avete inserito in questo album?
Keith - Credo che questa evoluzione sia cominciata gia tre anni fa quando introducemmo del vero guitar rock dinamico nelle nostre canzoni, e poi quando con un altro passo diventammo un gruppo da cinque. A quel tempo comincia a lavorare con Jeff e a cercare di perfezionare ogni singola melodia e armonia di ogni singola canzone. Credo che questi due elementi siano stati decisivi per quanto riguarda il sound dell’album: grande rock and roll con melodie meticolosamente create. I temi vanno dal personale all’esteriore. I temi personali riguardano il riconoscimento dell’umanità e delle debolezze di una persona, trovare coraggio e redenzione, fallire in questo intento seguire di conseguenza la disperazione. I temi esterni riguardano la delusione data dal clima politico-sociale del nostro paese, e la globalizzazione.
M.L. - Qual è la canzone più rappresentativa tra le dieci del vostro album?
Keith - Non penso ci sia una canzone specifica, ma se dovessi scegliere sceglierei The Wave. E’ molto personale sia per me che per Jeff (abbiamo collaborato anche alla stesura del testo), ma allo stesso tempo tratta di temi generali coi quali la gente si può identificare. Quello è il mio ideale di composizione, quando il compositore non si deve sacrificare e riesce comunque a comunicare qualcosa al pubblico. Musicalmente, The Wave è molto potente ma contiene le dolci melodie che definisco il nostro sound.
M.L. - Nothing Here Is Perfect è stato prodotto in Europa dalla Rude Records. Che cosa puoi dirci su di loro?
Keith - Possiamo solo essere grati e fiduciosi. Lavorano tutti i giorni come dei matti per far si che questo gruppo abbia un futuro in Europa. Hanno superato le mie aspettative e spero questo sia l’inizio di un ottimo rapporto.
M.L. - Siete stati in Europa di recente; che ne pensate del background musicale europeo? Che ne pensate dei gruppi italiani?
Keith - Ho diversi gruppi preferiti che vengono dalla Gran Bretagna e da altre parti in Europa. Quello che mi ha colpito quando abbiamo visitato l’Europa, è che i gruppi sono generalmente molto bravi. Questo potrebbe sembrare banale, ma dopo aver girato gli Stati Uniti ed aver incontrato molti gruppi simili se non uguali, è bello e rinfrescante ascoltare gruppi Europei che prendono il loro sound molto seriamente. Sento che la scena è molto più aperta e concentrata sull’apprezzo della musica stessa, e non basata sull’immagine o la moda.
M.L. - Quanto è importante il rapporto con i fan durante un concerto?
Keith - È importantissimo. Il concerto è l’evento dove le parti formano il tutto. Quando vuoi darti da fare per ottenere una carriera nella musica, devi capire che non puoi chiuderti in studio e creare qualcosa che poi ti aspetti che piaccia alla gente, senza uscire e connettere con tutti i fan uno per uno, un concerto alla volta. Quindi per me il concerto è modo per avere una conversazione musicale con la gente a cui cerchi di parlare.
M.L. - Puoi dirci esattamente perché non siete venuti in Europa con il tour con i Gracer? Come vi siete sentiti quando è stato cancellato l’intero tour?
Keith - Semplicemente al tempo non avevamo ancora stabilito un seguito importante in Europa (avevamo appena cominciato i nostri affari con la Rude Records), per giustificare le spese che un tour avrebbe portato. Stava diventando così costoso che non avremmo potuto prendere questo rischio finanziario. Mi piacerebbe avere una ragione migliori di questa, ma è la verità. Ci vorrà tempo prima che le nostre finanze ci permettano di andare dovunque e quando vogliamo. Adesso che grazie alla collaborazione con la Rude Records abbiamo una presenza più consistente in Europa, allora si che possiamo permetterci certe cose. Al tempo però fu un enorme delusione e una decisione davvero difficile da prendere.
M.L. - Quanto differiscono i fan europei da quelli americani?
Keith - Questa non è una domanda facile. Non si può parlare di fan migliori o peggiori, ma come ho gia detto, secondo me la gente in Europa è molto più aperta. Ma a dire il vero i fan sono per la maggior parte molto simili. Le più grandi differenze che abbiamo notato riguardano i promoters e la gente nell’industria musicale… nel qual caso si deve parlare di meglio e peggio. Se può servire da indizio, speriamo di ritornare in Europa molto presto!
M.L. - I Movies With Heroes sono stati associati a gruppi come gli U2, i Sunny Day Real Estate e i Jimmy Eat World. Quanto hanno influenzato il vostro sound queste band?
Keith - Devo dire che tutte e tre queste band ci hanno decisamente influenzato. La passione, le incredibili melodie sovrapposte a occasionali e inaspettati ritmi post-hardcore, e modo di suonare le chitarre sono tutti elementi dei Sunny Day Real Estate che ci hanno influenzato. Le chitarre frizzanti e le melodie pop sono parte nostra come lo sono dei Jimmy Eat World, e il grande sound speranzoso, specialmente della voce sono gli elementi che abbiamo preso dagli U2.
M.L. - Quali sono le vostre speranze per il futuro? Vorreste un contratto con una major o è una cosa che non vi interessa?
Keith - Una volta lessi un’intervista di Jack White quando i White Stripes erano sul punto di esplodere, e qualcuno gli chiedeva se davvero volevano quel tipo di successo stratosferico e la sua risposta fu che qualunque musicista che dice che non gli piacerebbe suonare davanti a un pubblico sempre più grande sta mentendo. Se capisci che la musica è una forma di comunicazione che è gratificata sempre di più con l’aumento del pubblico, allora si che ogni passo, tra cui un contratto con una major che permette una crescita senza compromessi, allora si che è tutto ben accetto. Detto questo, noi saremmo molto contenti con un contratto modesto, con un’etichetta indipendente che ci permetta di vivere fino all’età pensionabile.
M.L. - State già lavorando a del nuovo materiale? Sapete già come sarà il sound del vostro nuovo album?
Keith - Sì, abbiamo scritto molto dal momento in cui partiremo per l’Europa a maggio, credo che avremo gia circa venti nuove canzoni scritte per un futuro album. Credo che ci sarà un’ulteriore evoluzione nella stessa direzione che avevamo preso con l’ultimo album… una combinazione di canzoni rock, inni da pugno nell’aria, e un po’ di canzoni personali e introspettive. Ci saranno probabilmente canzoni più cupe e oneste nel prossimo album che rifletteranno il territorio cupo che abbiamo attraversato lo scorso anno.
M.L. - Grazie mille per essere stati con noi! È stato un piacere! RockLine.it vi fa i più sinceri auguri per il futuro, grazie ancora, ciao!
Keith - Grazie a voi! Il piacere è tutto mio. Sono sempre pronto a parlare di me e del mio gruppo, ahah! Bella! Ciao!