Moonspell
(Fernando Ribeiro)
di: 
Riccardo Carcano Casali
09/05/2006



 

RockLine.it intervista Fernando Ribeiro, cantante e "compositore di testi" dei Moonspell, parlando del nuovo album Memorial, dell’evoluzione del sound della band portoghese, delle date live di questa estate e molto altro ancora...

R.C.C. - Ciao! La prima domanda è piuttosto prevedibile: ci puoi dire qualcosa sul vostro nuovo album? Cosa è rimasto e cosa è cambiato da The Antidote?

Fernando - Ciao Riccardo! Per cominciare posso dire che Memorial è un album di cui siamo orgogliosi, e racchiude tutti i nostri sogni e ambizioni. Venendo alla musica in sé, io credo che in Memorial si possano incontrare vari momenti del passato e anche molte cose nuove. E’ importante per i Moonspell preservare da un lato la tradizione ma, d’altra parte, paragonandolo all’ultimo album si potrebbe dire che Memorial è più epico, più intenso, mentre Antidote era più tribale. Ovviamente Antidote ha una sua influenza su Memorial, perchè in musica le cose non sono necessariamente fatte a capriccio, capisci, ma sono sempre legate e hanno una loro continuità, e questa continuità era visibile anche nel nostro periodo sperimentale, e credo che Antidote sia stato importante per arrivare a Memorial. Abbiamo suonato molto in giro dopo Antidote, e ci accorgevamo che nel pubblico si manifestava un’energia potente e davvero particolare quando suonavamo le canzoni più heavy di Antidote, come From Lowering Skies e The Southern Deathstyle, così abbiamo deciso di integrare e realizzare quei particolari sentimenti in Memorial.

R.C.C. - In effetti ci si accorge subito che Memorial è più aggressivo dei suoi predecessori. Possiamo dire che l’avete fatto in risposta ad un’esigenza dei vostri fan?

Fernando - Non facciamo musica innanzitutto per noi stessi, perché la musica deve essere il veicolo di ciò che proviamo e di chi siamo. E si vuole che la gente lo sappia. Pensandoci bene c’è un certo egoismo insito nella cosa, senza il quale non si potrebbe fare musica. In ogni caso è relativo parlare di fare musica per i fan, perché i nostri amano molte cose differenti nei Moonspell, dunque se provassimo a mescolare insieme i loro gusti, sarebbe dura, anzi impossibile. Noi facciamo musica in prima istanza per noi stessi, e poi le comunichiamo, le condividiamo con i fan. E il tutto, con l’apprezzamento degli altri, acquista un significato. Spero che tu capisca che non puoi prevedere quello che fai quando lasci che sia il tuo cuore a parlare. Ovviamente una volta che l’album è uscito, si preferirebbe che la gente lo apprezzasse…

R.C.C. - Avete rilasciato una dichiarazione, prima dell’uscita di Memorial, in cui dicevate di essere convinti che Memorial fosse la migliore musica che abbiate mai composto. Come mai ne eravate, o ne siete ancora, così convinti?

Fernando - Beh, in realtà si tratta della mia opinione personale, non voglio imporre la mia visione agli altri. Ma ovviamente avevo dei motivi per affermarlo. Quando fai musica devi essere capace di accettare le reazioni, positive o negative degli altri. C’è chi ti ama, chi ti odia, chi crede in te e chi non ci crede. Quello che ho scritto sul sito, che ho detto ai miei amici e a me stesso, e cioè che questo è il capolavoro dei Moonspell, lo credo fermamente. Penso che ci siamo arrivati. Inutile essere falsamente modesti. Ho ascoltato la musica, ho aiutato a comporla, e penso che sia venuto fuori qualcosa di veramente buono. I testi si intrecciano perfettamente alle musiche, come in Blood Tells, Best Forgotten, Once It Was Ours, Finisterra; abbiamo strumentali che sono quasi musiche da colonna sonora. Ripeto, questa è la mia opinione, chiunque può dissentire, lo so bene.

R.C.C. - Beh, a me è piaciuto. Mi hai citato i testi. Di cosa trattano? Ho visto che ricorre spesso il tema, nei titoli delle canzoni, della memoria. Voglio dire: In Memoriam, Memento Mori, Best Forgotten ecc…

Fernando - Questo è vero, la memoria è qualcosa che mi affascina moltissimo. Io non vivo nel passato, ma ho già superato i trenta: qualcosa cambia dentro di te; cominci a guardare indietro, oltre che avanti. Per me la memoria non è solo ciò che si ricorda, ma tutto ciò che si ricorda e che ha un senso alla luce del giorno, e anche tutto ciò che Aleister Crowley chiamerebbe “un pezzo di eternità”, le cose che rimangono attuali perché eterne. Dunque molti dei temi affrontati su Memorial hanno a che fare con questo. Uno nasce in un piccolo paese di qualche nazione, cresce, ha la sua prima esperienza sessuale, la sua prima ubriacatura, qualunque evento insomma, che ti cambia, e poi ritorna, dopo trent’anni, indietro, e tutto sembra come un fantasma. Ma c’è ancora qualcosa che scintilla, che risplende per te nel tuo passato, e penso che Memorial sia questo, qualcosa di andato, ma che ha ancora un significato, anche ora, nella modernità, al giorno d’oggi. Qualcosa che vogliamo riportare sulla scena Metal, perché io credo che questa stia in un certo senso morendo: ci sono gruppi che scrivono musica solo per i fan, mentre io penso che le cose debbano apparire come una sfida, bisogna sfidare il gusto della gente. Io ascolto Metal non perché voglio essere intrattenuto, quello è Pop, Hip Hop o robe simili, ma perchè voglio imparare, voglio essere un uomo migliore, un musicista migliore, migliore in tutto. Memorial è un album fatto perché vogliamo che la gente pensi, che ne sia influenzata, non che lo ascolti senza recepire un messaggio.

R.C.C. - Verissimo. Il Metal è una musica “culturale”, che deve far riflettere. Sono d’accordissimo con te.

Fernando - Vorrei vedere… (ridacchia, NdR) il Metal è in assoluto musica di cultura, musica intelligente.

R.C.C. - Voglio dire che è difficile trovare quello che si trova nella vostra musica in altri generi.

Fernando - No beh, quando dico che non si trovano certe cose parlo della maggioranza. Ci sono band che fanno musica e sanno dare qualcosa di più, qualcosa di speciale. Non vivrei in un mondo senza band come Katatonia, Moonspell, Anathema, Cradle Of Filth, Nine Inch Nails, che sanno essere “progressive” ognuna a modo suo. Sono queste a dare anima alla scena, non le band americane o da loro influenzate che vedi in televisione tutti i giorni... fortunatamente ahah.

R.C.C. - Il vostro stile è molto cambiato nel corso degli anni, ma ascoltando una canzone come Once It Was Ours sembra che vi sia un certo ritorno a sonorità antiche, come in Vampiria (canzone del disco Wolfheart, anno 1995, NdR). Sei d’accordo?

Fernando - Se ricordo bene, Once It Was Ours fu la prima canzone che componemmo. No, in realtà non ho pensato a Vampiria. Direi che si può sentire più la somiglianza con un canzone come Sanguine, per le tematiche e gli arrangiamenti. Quello che posso vedere in Once It Was Ours è un legame con alcune realtà come Celtic Frost, con qualche elemento sinfonico. In ogni caso io non ho tutte le chiavi per aprire le serrature dell’album, insomma non voglio fare il saccente su canzoni di cui, in realtà, io ho composto solo i testi. Vero è che le chiavi di lettura sono tantissime. Quello che importa è che la gente ci riconosca. Per esempio, ci si trova con gli amici, si mette su un cd, e si può sentire: “Ah, questi sono i Moonspell”. So che è difficile, che si hanno sempre delle influenze, ma già il fatto che tu abbia paragonato una canzone di Memorial ad una scritta dieci anni prima, beh, è un segnale che qualcosa in questo senso abbiamo raggiunto.

R.C.C. - Da ascoltatore posso dire che in questo senso siete arrivati all’obiettivo.

Fernando - Passo dopo passo… non mi piace pensare che abbiamo fatto tutto. Sono soddisfatto, molto soddisfatto con Memorial, ma sto già pensando a come sarò il prossimo album. Anche se Memorial sta avendo grande successo, almeno a livello di critica e recensioni, non bisogna adagiarsi sugli allori. Noi siamo una di quelle band che si autointerrogano sempre.

R.C.C. - Cambiamo argomento. So che i Moonspell suoneranno in Italia quest’estate…

Fernando - Esatto…

R.C.C. - Com’è il vostro rapporto coi fan italiani?

Fernando - Molto buono. Voglio dire, c’è una stretta connessione perché noi siamo uno dei pochi gruppi Metal del sud Europa ad essere sulla scena ed essere visibili. Inoltre il modo con cui suoniamo, il modo in cui ci mostriamo, i soggetti delle nostre canzoni, possono essere apprezzate ovunque, ma con la gente che ci è più vicina a livello geografico e culturale è il massimo, e questo è il caso dei fan italiani. Mi ricordo quando suonammo la prima volta in Italia: ci fermarono in confine alla dogana e non potemmo suonare…

R.C.C. - Non è affatto sorprendente…

Fernando - Ahah certo…ma a Milano all’arrivo ci ricevettero da eroi. Poi l’Evolution è un gran bel festival, in un posto che non ho mai visto, Brescia. Inoltre ho seguito il festival su internet gli anni passati e mi è piaciuto molto. E’ bello poter suonare in luoghi aperti, la nostra musica non è solo fatta per essere suonata in locali scuri e piccoli.

R.C.C. - Insomma c’è un legame di sangue…

Fernando - Ahah sì, c’è una linea di sangue…questo è sicuro.

R.C.C. - E quando suonerete in tour da che album sceglierete le canzoni da suonare? Voglio dire, dai più recenti o anche da quelli più datati?

Fernando - E’ sempre un enigma. Abbiamo fan legati ad un album o un periodo in particolare, visto che alcuni sono decisamente diversi tra loro. Non è certo consensuale. C’è chi vuole sentire qualcosa da Darkness And Hope (ultimo uscito prima di Wolfheart, 2004 NdR), chi vuole An Erotik Alchemy da Wolfheart. Come saprai però, il tempo è quello che è, specialmente in un festival. Non si può suonare tre ore di fila. I Moonspell sono una band che lavora bene in un tempo di un’ora, un’ora e mezza, perché sono intensi, compatti. Nell’ultimo show che abbiamo fatto abbiamo suonato per più di due ore, ma dopo un po’ ci accorgevamo che non era più speciale. Dunque il nostro tempo ideale è di un’ora o un’ora e mezza. Ma a questo punto diventa un problema scegliere tra le canzoni di otto album diversi. Si cerca un compromesso tra quello che tu vuoi fare e quello che la gente vuole sentire. Nei prossimi show suoneremo molto da Memorial, perché sono molto eccitanti da fare live. Dunque molto da Memorial, i momenti più heavy di Antidote, qualche classico da Wolfheart e Irreligious, e quando e se l’atmosfera lo permettesse, qualcosa di più atmosferico da Butterfly Effect o Darkness And Hope.

R.C.C. - Citavi prima band come Anathema, Katatonia, e così via. Ma più in generale come vedi evolversi la scena? Si va verso canoni più Progressive o c’è qualche speranza per il Metal classico?

Fernando - Penso che ci sia una chance per qualunque tipo di Metal, purchè sia fatto in forma genuina, che si rifletta sullo spirito prima che sulla musica. C’è sempre stato spazio per il classic Metal, perché il classic metal sono le regole per fare metal, e ci sono varie band che stanno ricreando quello spirito. Quello che vedo più che altro oggi, è l’esistenza di due mondi diversi: il mondo della copiatura e quello in cui si va’ un po’ oltre. E quello che mi auguro che il metal sia, non è detto che sia quello che il meta effettivamente è o sarà. Prendi una band come i Katatonia, potrebbe piacere a un’audience vastissima: da chi ascolta EMO a gente a cui piace musica Dark o Gothic o Metal. C’è troppo la tendenza ad essere il prossimo fenomeno. In ogni caso la scena dei ’90 mi piaceva molto di più, per non parlare di quella degli anni ’80, e questa è la verità, le band non si fanno tutte le domande che dovrebbero farsi, che è la base giusta per fare metal. Tropo spesso la gente, la stampa, ti fa’ domande come: “il prossimo album sarà più pesante o meno?” o “cosa pensi degli mp3?” o ancora “quanto sta vendendo l’album?”, e si dimentica così di ascoltare. La chiave è fermarsi e ascoltare.

R.C.C. - Ultima domanda: dando un’occhiata al vostro sito ho notato che sul forum discutete liberamente coi fan come se foste utenti qualunque e la cosa mi ha molto colpito. Quante band ci saranno al vostro livello ad avere un rapporto così diretto coi fan?

Fernando - Capisco cosa vuoi dire. Io sono una persona molto diretta. Mi piace internet, è una gran figata, ha più vantaggi che svantaggi. Parlando del forum, in realtà la gente non apprezza come dovrebbe il forum. La gente va sul forum per risolvere problemi personali, o promuovere le proprie idee. Ok, d’accordo, sono liberi di esprimersi, ma si dimenticano delle regole, si dimenticano che i Moonspell pagano per avere e dare un forum. Certo, entro certi limiti possono dire quello che vogliono. Io personalmente cerco di mostrare loro che ci sono molti colori nel mondo, le cose non sono bianche e nere come a molti piacerebbe. Questa loro visione in bianco e nero può spesso essere offensiva o deleteria per i Moonspell. Un comportamento che non capisco: insomma se non ti piace una band, o anche una persona, la lasci in pace, non andare a rompere. Ma in definitiva il forum mi piace, è un metodo che mi rispecchia, diretto. A volte si ha la tentazione di chiudere e lasciare tutto ad altri, ma sarebbe un peccato per i fan, così si tiene duro e si va’ avanti.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente