Modwheelmood
(Alessandro Cortini)
di: 
Edoardo Baldini
23/05/2007



 

Forte del successo riscosso con l'entrata nei celebri Nine Inch Nails di Trent Reznor, il musicista italiano Alessandro Cortini presenta a RockLine.it il suo progetto personale Modwheelmood, descrivendo le fasi del suo lavoro che l'hanno portato a stabilirsi nel 1999 a Los Angeles...


E.B. - Ciao Alessandro e grazie per averci concesso questa intervista. Il tuo progetto Modwheelmood sta raccogliendo sempre maggiori consensi qui in Italia, sebbene tu viva ormai lontano da anni, a Los Angeles. Come mai questa scelta di lasciare il nostro Paese?

Alessandro - Ho lasciato l'Italia nel 1999 per studiare chitarra a Los Angeles. L'idea iniziale era di diplomarmi in chitarra e poi tornare in Italia. Diversi motivi mi hanno successivamente convinto a cambiare idea. Prima di tutto, dopo un anno speso a studiare unicamente chitarra mi sono reso conto che, nonostante il mio amore per lo strumento, ho sempre manifestato la mia creatività in composizioni non prettamente chitarristiche. Sono sempre stato interessato alla sonorità generale di una canzone, più che al lato strumentale. Più tempo spendevo a studiare scale e ritmi con il metronomo, e meno chitarre registravo... Successivamente ho incominciato a comporre con Pelle Hillstrom il nucleo di canzoni che poi diventarono il primo EP dei Gift, successivamente Modwheelmood. A questo punto decisi di rimanere negli Stati Uniti per continuare a comporre e fare esperienza.

E.B. - Hai lasciato progetti personali in Italia o non sei più legato a nessuna band?

Alessandro - Non sono legato a nessuna band in particolare al momento... Ho un nucleo di musicisti italiani con cui lavoro quando posso, che fanno parte di "cosabeat" (www.cosabeat.com). Franco Naddei (francobeat) ha prodotto diverse canzoni per i modwheelmood, all'inizio. Recentemente ho collaborato con i Jetlag di Livio Magnini (Bluvertigo) ad un pezzo per il nuovo album.

E.B. - Parliamo dei Modwheelmood: com’è nato il progetto? Come hai proceduto alla realizzazione dell’ultimo ep Enemies & Immigrants?

Alessandro - Il progetto è nato attorno al 2000 sotto il nome di Gift, principalmente frutto delle mie personali idee mescolate a quelle di Pelle Hillstrom. L'ultimo EP è stato quasi completamente registrato mentre ero in tour con i Nine Inch Nails, in camere d'albergo. Appena tornati a casa Pelle ha aggiunto le sue parti, e successivamente ho mixato il tutto. L'EP è uscito sotto Buddyhead Records, una piccola ma efficiente indipendente di Los Angeles. Il nuovo album dovrebbe uscire a fine anno.

E.B. - Cosa significa Modwheelmood e perché hai scelto il titolo Enemies & Immigrants per il tuo secondo ep?

Alessandro - Modwheelmood è la somma di due parole: Modwheel, che è un controllo sulla maggior parte dei sintetizzatori che permette di variare un certo parametro positivamente o negativamente, a seconda della destinazione. Mood sta per stato d'animo. La musica che compongo con i Modwheelmood, credo, riflette la capacità di cambiare stato d'animo repentinamente, attraverso improvvisi cambi d'accordi.

E.B. - Che cosa rappresenta l’artwork della copertina dell’ep? Chi l’ha realizzato?

Alessandro - La copertina dell'EP è un opera di Pietro Parigi, intitolata "l'orologio di Bologna". Rappresenta l'orologio della stazione, fermo sull'ora dell'attentato delle Brigate Rosse. Io ero piccolino, ma mi ricordo ancora il "botto".

E.B. - Ti sei cimentato anche alla voce per i Modwheelmood. Che sensazione ti dà poter cantare personalmente sulle tue composizioni? Sei sempre stato appassionato al canto, oltre che alla chitarra e ai synth?

Alessandro - Ho sempre cantato sin da bambino...i miei nonni hanno ancore delle cassette che ho registrato per loro quando avevo sei o sette anni...preparavo delle canzoni che loro potessero ascoltare nel mangianastri in macchina, mentre tornavano a casa... Al momento mi piace ancora cantare le mie composizioni, ma non escludo che un giorno sarà qualcun'altro a cantarle, oppure che mi concentrerò più su composizioni strumentali.

E.B. - Concentriamoci sullo stile che proponi con i Modwheelmood: molti lo definiscono Elettronica/Synth Pop, altri solamente un misto fra Pop e Rock, altri ancora definiscono Hard Rock le chitarre. Cosa pensi a riguardo?

Alessandro - Penso che finché piace alla gente, lo possono chiamare come vogliono... Personalmente penso che abbia sicuramente a che fare con Elettronica e Pop/Rock, visto che ci sono sia chitarre che synth...Al giorno d'oggi è così facile andare ad ascoltare un gruppo online senza dover affidarsi a etichette varie...

E.B. - A chi ti sei ispirato maggiormente per la composizione dei brani?

Alessandro - Alvaro Vitali, Fantaman ed Enzo "il paninaro" Braschi... Ok...principalmente ad esperienze di vita personali.

E.B. - Che atmosfera si respira nei grandi locali americani a contatto con il pubblico d’oltreoceano? E’ diversa dall’atmosfera che permea i locali italiani?

Alessandro - Non ho suonato un granché in Italia, quindi non posso fare paragoni. Ci sono molti locali a Los Angeles, ma non troppi che offrono il tipo di "clientela" o pubblico che mi piacerebbe avere con i Modwheelmood.
A volte vado da solo a suonare, con un synth ed un mac e ti puoi immaginare come reagisce la gente che si trova in locali tipo il Viper Room o il Keyclub che sono prettamente Rock...Ci sono d'altro canto locali più underground dove si può suonare quello che ti pare senza sentirsi a disagio, ma non tanti a Los Angeles. In questo, devo dire che trovo l'Europa molto più aperta al pop un po' più sperimentale.

E.B. - Hai riportato sul MySpace che il full-lenght d’esordio sarà pubblicato prossimamente. Ci puoi descrivere come si evolverà il timbro che abbiamo potuto ascoltare su Enemies & Immigrants?

Alessandro - Alcuni brani sono stati scritti nello stesso periodo dell'EP, mentre altri sono più recenti. Direi che l'album è il perfetto successore dell'EP, se possibile.

E.B. - Quali sono le tue idee future per i Modwheelmood? Giungerà magari un tour che toccherà l’Europa? Quando pensi di tornare in Italia?

Alessandro - Mi piacerebbe fare un Tour europeo...magari qualcosa in Ottobre/Novembre, ma penso che al momento non sia possibile, in quanto la tabella di marcia dei Nine Inch Nails è alquanto piena...

E.B. - La tua esperienza personale rappresenterebbe il sogno di molti teen-agers e musicisti italiani: parti dall’Italia, arrivi a Los Angeles per studiare chitarra, fondi i tuoi progetti e arrivi addirittura a rivestire il ruolo di tastierista dei Nine Inch Nails. Quale consiglio daresti a tutti i giovani musicisti che tengono questi sogni nel cassetto?

Alessandro - So che può sembrare stupido, ma se vuoi qualcosa nella vita, devi renderti conto che te lo meriti e che se lavori abbastanza arriverai ad ottenere ciò che vuoi. Se qualcuno mi avesse detto nel 1999 che sarei finito a suonare con i Nine Inch Nails gli avrei riso in faccia, prima di tutto perchè non ero un fan accanito, poi perchè non ho mai studiato tastiere (non come ho studiato chitarra). L'importante e' rendersi conto che non sempre si va da A a B direttamente, ma a volte bisogna lasciarsi portare tra X, Y, Z ed imparare da tutte le diverse situazioni. Sicuramente una maniera non italiana di pensare.

E.B. - Hai anche suonato con i The Mayfield Four, da cui sono nati i celebri Alter Bridge. Cosa ci puoi raccontare di quest’esperienza?

Alessandro - I Mayfield Four sono stati e rimangono tutt'ora la mia prima famiglia americana. Sono ancora in contatto con tutti...è stata una delle esperienze migliori per me. In un certo senso, ho avuto modo di osservare come una Major Label (Epic) lavora, e come può distruggere un gruppo che invece avrebbe bisogno di essere promosso e incoraggiato.

E.B. - Ti ringrazio per il tempo che hai speso per quest’intervista. Ti auguriamo un futuro ricco di successo con i tuoi diversi progetti. A presto da RockLine.it!

Alessandro - Ciao, ci vediamo presto!

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