La parabola artistica di Melissa Auf Der Maur è abbastanza anticonvenzionale: nella prima parte della carriera ha fatto gavetta in gruppi rock di fama mondiale, come Hole e Smeshing Pumpkins, nella sua seconda parte ha deciso di intraprendere una carriera solista che la ha portata sempre più lontano da questi enormi palcoscenici, verso un pubblico più di nicchia. Dopo l'esordio come solista del 2004, con il disco Auf Der Maur, che aveva ottenuto un discreto successo, ha dovuto affrontare il fallimento dalla sua casa discografica, rimanendo così bloccata in una sorta di limbo per diversi anni, con un nuovo lavoro in cantiere ma senza certezze per il suo futuro. Questo l'ha tenuta lontana dai palchi per qualche anno, ma le ha anche permesso di sviluppare ancora di più il suo discorso artistico. Finalmente questo Marzo è riuscita a pubblicare il suo nuovo progetto, l'ambizioso concept multimediale "Out Of Our Minds": non solo un disco, ma anche un film (per la precisione un corto, girato dal regista Tony Stone) ed una grafic novel annessa. Se in patria ha scelto la strada dell'autodistribuzione, qui nella più lontana Europa si è affidata alla Roadrunner Records. Ed in Europa è finalmente tornata a fare concerti, prima questa estate per un piccolo tour "di riscaldamento", ma soprattutto da Novembre in poi, con una lunga turneè di 7 settimane in numerosi stati. Ovviamente non si è fatta mancare un salto anche in Italia, dove ha fissato ben tra date. Noi l'abbiamo incontrara il 10 Dicembre a Torino, allo Spazio 211, poco prima della sua esibizione live (con tanto di proiezione del corto), per chiaccherare a proposito del progetto Out Of Our Minds e delle sue prossime idee musicali, ma non solo. La sua disponibilità e gentilezza si è dimostrata davvero proverbiale, quando una certa vena quasi logorroica che per chi fa interviste è davvero ben accetta...
P.P. - Ciao Melissa! Ti incontriamo qua a Torino, una delle ultime date di un tour europeo di quasi due mesi. Ti è piaciuto giro a suonare in Europa per tutto questo tempo?
Melissa - Sì, moltissimo! Siamo qua in Italia per il week-end, poi facciamo un salto in Francia e poi andremo in Turchia!
P.P. - Davvero? Pure in Turchia? E quando?
Melissa - Sì, la prossima settimana, il tour finirà a Istanbul. E prima ancora siamo stati in Grecia, Polonia, Germania, Repubblica Ceca, Olanda, Scandinavia... e poi Olanda, Inghilterra; Belgio... Ovunque. Amo davvero davvero tanto essere in tour.
S.B. - Hai intenzione di tornare qua in Italia presto l'anno prossimo? Molta gente vorrebbe vederti nel Sud Italia peraltro.
Melissa - Sì, lo so! Ne ho parlato a cena con un promoter: si pensava nello specifico di andare in Campania, poi Palermo e anche in Sardegna.
P.P. - Questa è un ottima notizia per chi abita lì, sarebbero davvero molto felici di vederti.
Melissa - E anche io lo sarei! (ride N.d.R.)
P.P. - Il tuo ultimo lavoro è decisamente poliedrico: Out Of Our Minds non è un semplice disco, ma il progetto include anche un cortometraggio ed un fumetto. Nel futuro pensi di espandere questo discorso provando qualcos'altro di nuovo?
Melissa - Sicuramente! Per me OOOM è stato una sorta di impegno come artista per il mio futuro, per evolvermi e provare nuove cose. Non mi piace pensare di limitare il mio processo creativo, o le mie collaborazioni, visto che amo davvero collaborare con altri artisti, è uno dei motivi principali per cui faccio musica, è uno scambio per me, una sfida... Io ho suonato per dieci anni ma prima ancora sono cresciuta frequentando una Scuola d'arte, e quando era una ragazzina volevo davvero cimentarmi in tutte le arti, non solo in una... Ma sono stata molto fortunata con la musica, e adesso quindi spero che questo progetto tracci la via nel futuro e mi permetta di continuare ad esplorare nuove collaborazioni. Sicuramente ognuna di queste avrà la musica come punto centrale, ma mi piace l'idea di cambiare, sia che si tratti di lavorare con una storia in particolare, o magari con un regista, o un illustratore, o un web-designer... chi lo sa?! Ma voglio continuare a trovare nuove strade per raccontare le storie delle mie canzoni.
P.P. - Nel tuo primo disco cantavi in tutti i pezzi, in questo invece hai fatto qualche canzone strumentale...
S.B. - Penso siano dei "paesaggi sonori"... Sono le mie preferite peraltro.
Melissa - Sono le tue preferite? Questo è fantastico, grazie!
Vedi per quello che riguarda me come musicista, quando stavo preparando il mio primo disco era come se mi ripetessi nella mia mente "Devo scrivere canzoni, devo imparare a farlo" e infatti ho scritto molti pezzi semplici del tipo "chitarra-voce-chitarra-voce..."
Per questo secondo disco invece mi promisi che avrei cercato nuovi approcci alla composizione... Quindi ho scritto le linee di basso, quelle di pianoforte, ho composto suonando una autoharp. Mi è capitato di scrivere le parti di batteria e basso prima di tutto e nessuna parte vocale o di chitarra...
Un altra circostanza che mi ha spinto a far ciò è stata la pausa dal disco che mi sono presa per preparare il film, che peraltro stasera proietteremo prima dello show, e così lavorando sul film mi sono ritrovata ad avere a che fare spesso con i paesaggi e gli sfondi, e questo quando sono tornata sul disco mi ha dato la sicurezza per provare cose più audaci per quanto riguardava la musica appunto più "paesaggistica". Anche perché per questo disco volevo realizzare qualcosa di un po' più diverso ed ampio, non solo una sequenza di tante canzoni.
P.P. - Le ho trovate davvero eccellenti...
Melissa - Oh grazie davvero di cuore.
P.P. - Specialmente "Lead Horse" e "This Would Be Paradise" credo che siano i momenti più interessanti del disco.
Melissa - Grazie, molto spesso è tutta una questione di avere al fianco un gran batterista... ad esempio in "Lead Horse" suono con uno dei miei batteristi preferiti, l'italo-canadese Vincenzo Nudo [batterista dei Priestess - pronunciato cercando di imitare l'accento italiano con una voce divertita], prima di tutto ci siamo concentrati sulla composizione del flusso ritmico che è il cuore del pezzo...
S.B. - A proposito di batteristi, in "The Hunt" c'è un certo John Stanier [Helmet, Tomahawk, Battles] dietro le pelli...
Melissa - Sì! Vedi è sufficiente davvero un buon batterista e il pezzo lo posso fare anche senza voce, solo con basso e batteria...
S.B. - E lui è davvero uno dei migliori batteristi del pianeta!
Melissa - Lo so e lo adoro sia come musicista che come amico, davvero, ho un sacco di rispetto per lui. Se dovessi scegliere un batterista per dare il premio del miglior batterista , quello artisticamente più impegnato, lo darei a lui. Questo ragazzo non bada ai soldi, mai, semplicemente si concentra nella sua "arte percussiva sperimentale", e basta anche solo ascoltare i Tomahawk con Mike Patton ad esempio per capirlo! E' davvero incredibile, il migliore, lo adoro e appunto gli dico sempre "se mai inventerò un premio per il migliore batterista lo do a te!" Siamo ancora ottimi amici e peraltro il mese scorso ho fatto un salto nello studio dove stanno registrando il nuovo disco dei Battles.
S.B. - Ah stanno registrando un nuovo disco? Io sapevo che il cantante era uscito dal gruppo, e mi risulta difficile immaginare i Battles senza quel componente...
Melissa - Sì la situazione è parecchio strana, ma hanno deciso di invitare altri cantati come ospiti, tipo Gary Newman o forse PJ Harvey, e poi credo che stiano tutt'ora cercando altra gente per i live, quindi vedremo... Non è una mia news questa! Io l'ho solo scoperto per caso ma non so nulla! (ride N.d.R.)
P.P. - Recentemente, parlando delle tue nuove scoperte come ascoltatrice, hai citato gruppi come Mastodon e Baroness, ma anche gruppi più sperimentali come gli Shining. Credi che questi ascolti possano influenzare le tue prossime composizioni?
Melissa - Beh certo, solo per certi versi però... Voglio dire, se avessi ascoltato i Mastodon o i Baroness dieci anni fa, li avrei apprezzati sicuramente, ma perché io oramai non cambio più il mio stile o i miei gusti, tuttavia nuovi dischi o nuovi album magari mi aiutano ad aprire maggiormente la mia immaginazione ed i miei orizzonti.
P.P. - Quindi non sono esattamente scoperte così nuove per te...
Melissa - Voglio dire, prendi i Kyuss che sono il mio gruppo preferito... Senza di loro non ci sarebbero stati né i Mastodon né i Baroness, perché sono stati influenzati da Josh Homme, non c'è dubbio. Quindi per me la mia fonte originale di ispirazione è Josh Homme e ancora prima i Black Sabbath, quindi per prima cosa considero loro e poi magari i Mastodon. Molto semplicemente quello che mi esalta nei Mastodon e nei Baroness è che rappresentato una nuova ondata per certa musica e lo fanno alla grande, sono grandi musicisti e hanno fatto dei bellissimi dischi.
S.B. - Visto che si parla di queste nuove leve e di quella zona in particolare degli USA, conosci mica un altro gruppo di Atlanta, i Torche? Sembrano i Baroness fusi ai Foo Fighters...
Melissa - Sì li conosco ma non mi hanno colpito parecchio, i pezzi in stile Foo Fighters sono troppo pop e non mi piacciono granché... So che piacciono a parecchia gente comunque.
S.B. - Ok e a questo punto, considerando che mi hai citato i Kyuss come gruppo preferito, ti devo chiedere per forza che cosa ne pensi di questa specie di mezza-reunion che stanno per fare senza Josh Homme.
Melissa - I Kyuss Lives? Guarda non saprei. Penso che ci sia gente che li vuole sentire, molto fan del loro zoccolo duro vogliono di nuovo vederli dal vivo e li capisco, so che può essere eccitante...
S.B. - Ti dirò, anche io sono un grande fan dei Kyuss, non li ho mai visti dal vivo e ho sempre sognato una loro reunion ma speravo davvero in qualcosa di più concreto, qualcosa di storico ed epico, questo mi suona più come un compromesso, non so se capisci...
Melissa - Sì, capisco, è come se tornasse solo una parte dei Kyuss... Hanno già fatto un concerto riuniti, non sono potuta andare ma ci sarei andata, era una serata per raccogliere fondi per Natasha Schneider, la loro amica tastierista che è morta qualche anno fa...
Comunque sono d'accordo, neanche a me esalta più di tanto questa cosa... Anche se ovviamente restano comunque dei grandi...
P.P. - Hai mai pensato di provare a cimentarti come produttrice, magari con qualche gruppo emergente?
Melissa - Certo, ci ho pensato ma non l'ho ancora fatto. Durante questo tour ho avuto modo di parlarne con due giovani band inglesi. In particolare c'è questo gruppo di ragazze che ha aperto per me a qualche concerto e mi sono piaciute parecchio, sono una band davvero nuova. Le ho detto che se vogliono una mano per registrare il disco naturalmente possono farmelo sapere... Penso sia una cosa che posso fare senza problemi, perché sostanzialmente con i miei due dischi ho lavorato in produzione o co-produzione quindi adesso ho una certa idea su come lavorare, è sufficiente avere a disposizione un bravo ingegnere del suono per registrare, e poi a quel punto semplicemente si tratta di creare una buona ed ispirante discussione sulle canzoni e lavorare con bravi musicisti, e io sarei molto interessata a farlo.
S.B. - Torniamo a parlare del progetto MAdM: hai cambiato la line-up della tua band prima di iniziare questo tour, non me lo aspettavo...
Melissa - Già, questo perché generalmente cambio spesso... Per il mio primo disco ho avuto la stessa formazione per un anno, perché appunto siamo stati in tour quasi ininterrottamente per un anno, e quindi tutti hanno organizzato la loro vita per essere al mio fianco per tutto quel lasso di tempo.
La cosa complicata di quest'ultimo progetto è che questa volta non c'è una label che mi supporta in tour, quindi devo fare un piccolo tour qua, un piccolo tour di là... E considerando questo è incredibile che io sia riuscita ad avere i miei ragazzi per praticamente un anno, fino a che non siamo stati in Italia questo agosto. Ma loro hanno famiglia, mogli e figli e non possono stare lontani da casa per troppo tempo, quindi ho dovuto cambiare. Ma sono molto contenta di questi altri musicisti con cui suono adesso e che mi hanno accompagnata per questo autunno. Io so bene di cosa ho bisogno ed ho parecchi amici con cui suonare, ma questa volta ho fatto delle specie di audizioni, per la batteria, per la chitarra, e "intervistandoli" mi sono rassicurata sul fatto che avessero lo spirito giusto e la giusta attitudine musicale.
P.P. - Sembrano molto giovani... [li avevamo appena visto all'opera durante il soundcheck]
Melissa - Sì, credo di sì! Sono un po' più giovani degli altri ragazzi, mi pare siano sui vent'anni, gli altri invece erano appena trentenni... e io sono un po' la zia (ride N.d.R)
P.P. - No, non sembri così dai!
Melissa - Sì non mi sento così in effetti quindi va tutto bene...
P.P. - In qualche intervista hai detto che hai molto più successo in Europa che negli Usa, è vero?
Melissa - Certo, però non ci provo troppo negli Stati Uniti, non mi interessa granché, non trovo i giusti motivi... Voglio dire adoro quel posto, ci vivo, sono canadese ma vivo negli Stati Uniti da parecchi anni...
P.P. - Allora perché non pensi di spostarti qua in Europa, visto le maggiori soddisfazioni che hai qui come artista?
Melissa - Beh ci sto pensando... Tutte le volte che viaggio e sono in tour qui penso a quanto sia strano il fatto che non abbia una casa da qualche parte in Europa... Sono stata per 3 giorni in Svizzera, dove ci sono le radici della mia famiglia... E ci ho pensato davvero seriamente, ho pensato al fatto che non ho una residenza temporanea qui da qualche parte, e mi piacerebbe avere qualcosa invece, anche se si tratterebbe magari di prenderla in condivisione con qualcuno. Del resto se non riesco a venire in Europa un po' di volte all'anno mi sento davvero triste, come se avessi quasi bisogno di venire qua, quindi sto organizzando qualcosa...
Potrei dire un bel po' di cose per quello che riguarda la situazione in Nord America, così come in Canada, che a dirla tutta non è molto meglio degli Usa, anche se culturalmente il Quebec è ottimo perché i francesi sono molto protettivi con la loro arte e cultura, il resto però... è tutto molto alla "Mc Donald's" e cose del genere... Voglio dire c'è della grande arte, non è che non ci sono artisti, quelli ci sono e sono molto bravi, ma il problema sono appunto le strutture che dovrebbero supportare questa scena , prendi per esempio le etichette discografiche, oppure i siti internet o i magazine, è tutto molto incentrato su una mentalità aziendalista che pensa a fare soldi, non lasciando spazio alle sperimentazioni ed ai rischi. E' il capitalismo che è diventato estremo, e loro oramai considerano tante cose come troppo avanguardiste per essere considerate. Nel mio caso penso di essere diventata un artista abbastanza alternativa, non sono maistream, come ad esempio possono esserlo i Foo Fighters, e se volessi avere una carriera lì potrei farlo ma davvero dovrei investire tutto i miei soldi ed il mio tempo per quello. E perché diavolo dovrei farlo se invece così posso essere a Torino oppure in Svizzera? Perché dovrei spendere tutto il mio tempo per andare in Ohio o negli stati del Sud per esempio, non avrebbe senso per me... Ok ci sono delle brave persone, ma il paese oramai è in una condizione terribile... So che anche qui avete dei problemi politici, ma da noi la situazione è davvero peggiore.
Obama sta cercando di sistemare qualcosa ma è troppo tardi, lo stato è completamente gestito e guidato dalle aziende... è davvero corrotto, e questo fa male al cuore...
Io non conosco nessun artista che può vivere felicemente negli Usa ad esempio... Gli artisti in Canada invece? Almeno loro hanno un po' più di sicurezze con l'assistenza sanitaria, sono più tranquilli per il costo della vita... Negli Stati Uniti paghi un sacco di tasse e non ti danno nulla, per niente. Prendiamo per esempio la band con cui suonavo prima, i ragazzi con cui sono passata qui Italia questo Agosto: la differenza fra la loro situazione ed i ragazzi canadesi con cui invece sto suonando adesso è incredibile. Questi possono fare i musicisti, mentre gli altri che vivono negli Usa sono obbligati a fare dei lavoracci, altrimenti non possono vivere... Questi altri riescono a vivere con poco a Montreal e vivere una vita semplice facendo gli artisti, ma negli Stati Uniti è davvero difficile fare così se devi per forza lavorare per una grande compagnia oppure tirare avanti lavorando 7 giorni a settimana per una manciata di soldi.
Quindi non è proprio un bel posto per l'arte, questo è quello che so, la cosa mi fa star male perché in realtà sarebbe una nazione incredibilmente interessante con una grande storia...
Comunque adesso vivo in una piccola cittadina, un tempo vivevo a New York e per un breve periodo sono stata anche a Los Angel, che però non mi piaceva, preferisco stare vicino all'Europa...
P.P. - E perché non ti piace vivere a Los Angeles?
Melissa - Oh perché è come se lì non ci fosse storia, è tutto moderno, tutto dagli anni '60 quindi segue tutto uno stile americano moderno e non c'è senso minimamente del vecchio mondo.
Mi sembrava strano stare lì, era come se stessi vivendo in un posto immaginario, come se nessuno avesse idea di come ci troviamo lì, insomma come se nessuno fosse a conoscenza di tutto il lavoro che è stato fatto per costruire questa nazione. Al contrario se stai a New York o a Boston, la città di mia madre, puoi percepire la storia, tutto quello che sta intorno a te è un promemoria che ti ricorda come le persone un tempo si sono fatte il culo e hanno lottato per far accadere tutto ciò... In California invece "ooh, la vita è così facile..." (ride N.d.R)
Ma comunque quello che trovo interessante è che adesso non vivendo più in una metropoli ma in una piccola cittadina in campagna ho potuto per la prima volta vedere davvero le vere persone del paese, e loro sono così forti e meravigliose.
Insomma, io dell'America amo le persone, semplicemente odio il modo in cui la nazione va avanti, visto che è sempre tutta una questione di soldi... Come succede da molte altre parti certo, non solo negli Usa ma dappertutto, lo so, solo che qui è davvero peggiore la situazione. Hai visto gli effetti di Katrina, il modo in cui la gente vive, come se fossero in Africa... Non è normale, c'è una qualità della vita molto molto molto bassa, ma la gente e il loro spirito sono forti in America e questo è il motivo per cui mi piace vivere lì, per me è come essere continuamente ispirata dalle persone.
P.P. - Ultima domanda... qual è la tua abitudine sessuale preferita? No, sto scherzando!
S.B. - Ecco, non l'ho scritta io questa domanda...
Melissa - Eheh! Non so se ho una buona risposta... Beh, credo sia la privacy la mia abitudine! (ride N.d.R)
P.P. - Ciao Melissa e Grazie! Auguri per la fine del tour e buon rientro a casa! Ci vediamo l'anno prossimo.
Melissa - Ciao a tutti e grazie, godetevi il concerto!