Marco Notari
di: 
Gabriele Bartolini
02/10/2011

 

Marco Notari, comparso sulle piazze già dal 2002, è un' artista che con caparbietà e personalità nel corso degli anni ha saputo ritagliarsi uno spazio a dir poco importante nella scena indipendente italiana - ma non solo. Assieme ai Madam, da sempre sua band di supporto, si è contraddistinto per la sua capacità da cantautore patentato di saper gestire al meglio le emotività di ogni suo brano, regalando attimi che pur nella loro spiccata tendenza melodica erano scritti per far riflettere. Questo è il caso di Babele, capolavoro di cantautorato moderno che nel 2008 stregò per concept ed intensità, ma anche di Io?, suo ultimo lavoro in studio nato da una insolita idea di suono. Rockline.it, nell' intervistarlo, si concentra in particolare su quest' ultima release dell' ensemble torinese...
 

G.B. - Ciao Marco, benvenuto su Rockline.it e grazie per averci concesso questa intervista. 7 Novembre 2008 – 20 Settembre 2011: Quali importanti avvenimenti ti hanno indotto a scrivere Io?, un lavoro così diverso, nelle musiche, da Babele?

Marco - Innanzitutto grazie a te. A discapito della diversità sonora credo che questo disco rappresenti l’evoluzione di un percorso sonoro iniziato con i due dischi precedenti. Se “Oltre lo Specchio” rappresentava un punto di partenza e “Babele” era un disco esplorativo, penso che “Io?” segni un punto d’arrivo a livello di sonorità.

G.B. - In questo senso, come definiresti il risultato che è venuto fuori da questo nuovo lavoro?

Marco - Di certo il risultato finale rispecchia molto bene l’idea di sound che avevo prima di entrare in studio. In questo senso il produttore artistico Andrea Bergesio è stato davvero bravo a rendere concrete le mie idee. Lavorare al disco è stato molto divertente, tra me e Andrea si è creato da subito un rapporto di grande complicità e voglia di sperimentare ed alcuni arrangiamenti sono nati già durante la fase di stesura dei brani. Anche l’apporto dei Madam ( Luca Cognetti che ha anche co-prodotto il disco con me, Roberto Sburlati e Pax Caterisano) è stato molto importante. Ci siamo sbizzarriti a giocare con molti strumenti diversi e non solo: ad esempio una scatola di cartone che avevamo in sala prove è diventata una percussione in ben tre brani. E’ un disco pieno di suoni: glockenspiel, sintetizzatori, chitarre in reverse, percussioni, elettronica, fiati. E molti pianoforti e piani elettrici. Infine ha dato un grande contributo al disco anche Taketo Gohara che si è occupato del mixaggio.

G.B. - Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione e Dario Brunori hanno collaborato al disco: avevi avuto occasione di conoscerli già, oppure questa era la “prima” assoluta con loro? Personalmente ritengo L' Invasione degli Ultracorpi la traccia più completa del lotto...

Marco - Sì, Tommaso e Dario sono due cari amici oltre che due artisti che stimo molto. Con Dario si trattava della prima volta che collaboravamo, ho subito pensato a lui per il controcanto finale di “L’invasione degli ultracorpi” e lui ha accettato con entusiasmo. Con Tommaso avevamo già collaborato in passato, lui è anche un bravissimo illustratore ed aveva realizzato il videoclip di “Porpora”, uno dei singoli estratti dal mio precedente album “Babele”. Per “Io?”, oltre che duettare con me in “Le stelle ci cambieranno pelle”, si è occupato di realizzare la copertina e tutte le illustrazioni dell’artwork.

G.B.  - Che idea ti sei fatto dei due artisti? Avete modi di lavorare similari?

Marco - Beh, penso che i Perturbazione siano una delle band italiane più importanti degli ultimi quindici anni, così come credo che Brunori sas sia uno dei migliori cantautori attualmente in circolazione.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda non saprei dirti se il nostro modo di lavorare è simile nella fase di lavorazione dei brani, in quanto non ho avuto occasione di stare in studio con loro mentre lavoravano ai loro dischi.

G.B. - Questo ampliamento dei propri orizzonti musicali, che vi ha portato addirittura a suonare con scatole di cartone, è stato un cambiamento naturale oppure influenzato dal non voler essere etichettati con un preciso termine?

Marco - Come ti accennavo prima penso sia la fine di un percorso iniziato con il disco precedente. Sinceramente non mi sono mai preoccupato molto di come possa venire etichettata la mia musica.

G.B. - Occupandomi di recensire Io?, ho notato come molte delle trame del disco siano riconducibili all' esperienza solista di Jónsi: ritieni questo paragone possibile? Cosa ne pensi di questo artista?

Marco - E’ un’artista che mi piace molto, penso che il suo disco solista sia davvero interessante ed è stato tra i miei ascolti di questi ultimi due anni. Effettivamente alcuni intrecci, credo soprattutto quello tra i diversi glockenspiel in “Dina”, sono stati ispirati anche dall’ascolto del suo disco.

G.B. - Ho ritenuto importante poi sottolineare la presenza di Taketo Gohara, già produttore per nomi come Baustelle e Vinicio Capossela. Quanto si è rivelato importante il suo apporto?

Marco - Come era già stato in “Babele” l’apporto di Taketo è stato molto importante. Lo abbiamo coinvolto nella fase finale delle registrazioni e gli abbiamo affidato il mixaggio, dopo che con Andrea avevamo tratteggiato gran parte degli arrangiamenti. Taketo ci ha fornito alcuni stimoli per fare evolvere ulteriormente alcuni brani, ha anche suonato qualcosina qua e là e come sempre ha fornito un grande contributo a livello professionale ed umano. L’intesa tra lui ed Andrea è stata immediata ed abbiamo lavorato in un clima molto creativo e disteso.

G.B. - Possiamo considerare il brano Hamsik la rivisitazione di Babele (la canzone)?

Marco - Sotto certi punti di vista in effetti sì, entrambi sono brani che ritraggono la stanchezza, la rassegnazione e la chiusura in se stesso dell’uomo moderno. Hamsik però, a differenza di Babele, è specificatamente indirizzata alla situazione attuale del nostro Paese, e penso contenga meno rabbia e più ironia, seppur tagliente.

G.B. - Come sta andando attualmente il tour? So che vi spingerete fino a Berlino!

Marco - Abbiamo appena concluso le date di settembre, siamo stati in giro per le FNAC a presentare il disco in chiave acustica. Inoltre abbiamo partecipato al KeepOn Festival ed al Supersound di Faenza ed appunto al PopKomm di Berlino. Il 22 ottobre partirà invece il tour nei club con la prima data allo Spazio 211 di Torino. Per quanto riguarda l’esperienza berlinese è stata molto divertente, Berlino è una città stupenda e trovarsi a suonare all’interno del Berlin Music Week è stata un’esperienza straordinaria. La città era invasa da artisti provenienti da ogni parte del mondo e la fiera del PopKomm si teneva all’interno del vecchio aereoporto nazista di Tempelhof, un esempio davvero intelligente di come gli spazi in disuso possano essere riadattati per eventi culturali. Il pubblico tedesco è stato davvero molto attento e partecipe, cosa che sinceramente non mi aspettavo visto che la mia proposta musicale è in italiano e per di più nessuno sa chi sono in Germania.

G.B. - Canzone d' Amore e d' Anarchia è dotata di un astrattismo pop al limite dello psichedelico, un' esperienza cinematografica dotata di un tema capace di tributare il cinema stesso. Quali sono i film che in qualche modo hanno formato Marco Notari?

Marco - Sì, in effetti in questo disco ben due titoli su dieci sono presi in prestito da film. Sono un grande fruitore di film e guardo davvero di tutto, per cui non è così facile risponderti. A livello visivo e di atmosfere mi piace molto quel cinema surreale che utilizza lo stop motion, a partire da Melies fino ad arrivare a Gondry per intenderci. In questo senso il primo video del mio disco, realizzato da Marco Missano e che uscirà tra qualche giorno, attinge a questo tipo di cinematografia. Anche i vecchi film di fantascienza mi piacciono molto, come penso si possa evincere dal fatto che ho preso in prestito il titolo “L’invasione degli ultracorpi”. Infine amo il cinema italiano, su tutti Fellini ma naturalmente anche la Wertmuller di “Film d’amore e d’anarchia”, Pasolini e molti altri.

G.B. - Per concludere, quali sono invece gli ultimi tre dischi che hai ascoltato?

Marco - The Whole Love dei Wilco, l’omonimo disco d’esordio dei Noam e Familial di Phil Selway (il batterista dei Radiohead).

G.B. - L' intervista finisce qui, io ti ringrazio per essere intervenuto. Vuoi lasciare un messaggio ai lettori di Rockline? In bocca al lupo, un saluto!

Marco - Vorrei consigliare ai tuoi lettori un libro che ho appena finito di leggere e ho trovato splendido: Il regno animale di Francesco Bianconi. Grazie mille a te per l’intervista e a presto!

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