Quando si parla di Dimmu Borgir si deve dimenticare ciò che si vede nei booklet dei dischi o che si può ammirare sul palco durante i concerti del six-piece Black Metal norvegese: Shagrath è un ragazzo timido e gentile, dal sorriso quasi radioso. Silenoz, più serio, è tranquillo e rilassato, pacato e dalle risposte articolate. Tutto questo ha permesso a RockLine.it una piacevolissima chiacchierata che ha toccato molti aspetti del nuovo lavoro, come le tematiche connesse ai testi che stanno dietro al concept di In Sorte Diaboli…
Silenoz - Guarda, ad essere onesto, non trovo questo ritorno, o almeno, posso assicurarti di non essermi sentito direttamente influenzato dalla reincisione di Stormblast, per quanto riguarda il songwriting. Tieni presente che questa fase della creazione viene curata molto in studio e durante le prove, dove si porta una sorta di scheletro base della canzone e, passo dopo passo, si apportano le modifica, le aggiunte e gli sviluppi che ci sembrano più appropriati e che, naturalmente, ci piacciono e ci convincono. Forse voi, che siete gli ascoltatori, avete la possibilità di cogliere questi aspetti immediatamente, perchè siete al di fuori del processo compositivo ed ascoltate il materiale direttamente finito e non siete, come noi, prigionieri della fase compositiva, totalmente immersi in essa e quindi privi di una visione più globale della musica. Noi siamo talmente concentrati sui dettagli, che non riusciamo a renderci conto di queste similitudini che, di certo, devono esserci, se più gente me le fa notare. In particolare (ride assieme a Shagrath N.d.R.) mi piace la definizione 'claustrofobica', perchè si addice molto alla sensazione che mi trasmette il riffing, ma anche tutto il lavoro. A.E. - Ho notato questo proprio perchè questo processo creativo mi è sembrato meno complesso e più diretto nel risultato. Silenoz - Sicuramente abbiamo dato molto più spazio all'essenzialità in questo lavoro al fine di avere una maggior concisione delle sensazioni che volevamo esprimere, una forza d'urto emotiva più intensa. Pertanto ci siamo ritrovati per le mani materiale meno complesso, con brani non prolissi, che puntavano maggiormente alla forma-canzone, diciamo attorno ai quattro minuti anche se ne abbiamo di più lunghe nel corso dell'album. Siamo stati più diretti, senza però tornare verso un tradizionale black metal o Enthroned, vale a dire che non abbiamo eccessivamente calcato la mano sui blast-beat, ma ci siamo limitati a tenere alto il ritmo senza esagerare con la puntate sull'alta velocità. Abbiamo voluto essere più equilibrati e meno dispersi, questo sicuramente, per meglio trasmettere l'omogeneità di sensazioni che hanno ispirato questo lavoro. A.E. - Sensazioni che, mi pare di capire, siano legate ad un concept vero e proprio questa volta. Potreste parlarci del 'soggetto' su quale si dipana la trama dei testi di In Sorte Diaboli? Silenoz - La storia che abbiamo cercato di narrare attraverso le liriche di questo lavoro, si svolge nel tardo Medioevo e parla di un uomo, che è al servizio della Chiesa il quale, dopo molti anni di fedeltà a quest'istituzione, attraverso suoi particolari studi di filosofia ed anche esoterismo e ricerche sui testi sacri, viene a scoprire delle realtà che rimettono in discussione tutto ciò in cui aveva sempre creduto e tutto ciò che la Chiesa di allora aveva affermato con forza e della quale lui stesso si era fatto strenuo difensore. All'inizio cerca di tenere nascoste queste sue scoperte, ai suoi superiori, alle persone che lo conoscono nella comunità in cui vive ma dopo, decide di uscire allo scoperto, per affermare la propria idea ed individualità ed a contestare la manipolazione del sapere e delle menti che la Chiesa aveva esercitato sino ad allora. Per questo viene condannato, emarginato e processato. Si tratta della descrizione di un personale viaggio nello spirito, nel decidere se accettare o meno la verità e la propria individualità, contro un organismo che tende a dominarlo e ad indirizzare il suo pensiero occultando la verità. In un certo qual modo lui sceglie la sorte del Diavolo, sia perchè va contro il potere che fino a poco prima aveva servito, sia perchè subisce una punizione simile a quella di Lucifero per la sua ribellione. A.E. - Visto il periodo in cui siamo, mi viene da chiederti se c'è stata un'influenza, nell'ispirazione di questo soggetto, esercitata da libri e film come Il Codice Da Vinci oppure Il Singore del Male di John Carpenter. Silenoz - No no, tutta farina del nostro sacco! Ah ah! No, è stata un'idea nata spontaneamente e promossa da me; non parlo e non ci sono messaggi subliminali, informazioni occulte in qualche opera d'arte famosa o via dicendo. Non cerco di propagandare l'idea di qualche gigantesca congiura per l'insabbiamento di prove su una diversa natura di Cristo o di un complotto della CIA per far cadere apposta le Twin Towers, nulla di tutto questo. Si tratta di una storia che ha un taglio estremamente simbolistico, metaforico se vogliamo: Lucifero, nella tradizione, viene punito da Dio per la sua ribellione, per l'affermazione della sua intelligenza e bellezza. Questo, nella cultura occidentale comune, è come si vede la punizione, la sorte del Diavolo appunto, che è spesso la sorte di chi vuole affermare la propria individualità, le proprie idee contro una massa, un governo, un potere di qualsiasi natura, che ci vuole tutti uguali e manipolabili. Si tratta essenzialmente di questo, assieme all'invidia ed al fastidio per chi osa agire con la propria testa, senza nascondersi e proteggersi nelle azioni della massa e nel volere delle alte sfere di comando. E' una sfida, un eterno duello fra l'individuo, con le sue caratteristiche uniche e quelle, invece, ripetitive e standardizzate della maggioranza, della massa, delle comunità dove si è tutti uguali perchè così tutto funziona bene ed in tranquillità le quali rischiano di essere messe in crisi da quegli individui che pongono domande, cercano altre vie e ne sottolineano le ingiustizie, gettando lo scompiglio perchè si vanno a svelare problemi e difficoltà. Forse è anche un po' la nostra storia visto che non siamo una tipica e tradizionale black metal band, ligia a tutti i cliché del genere e della scena e questo ci ha, da molti anni a questa parte, attirato le critiche dei die-hard fan più conservatori, che sostengono che abbiamo effettuato una sorta di tradimento musicale ed ideologico alla causa black. D'altronde, però, noi abbiamo solo seguito la nostra strada evolutiva; il bello è che quest'accusa ci è stata rivolta anche da gente che non ascoltava molto black! Ma che ci vuoi fare...siamo, in tutto e per tutto strani, particolari come gusti e, di conseguenza, anche come band, almeno nell'ambito black. A.E. - Il sound di questo album, come è vostra caratteristica da sempre (escludendo gli esordi), è estremamente magniloquente, con grandi passaggi sinfonici che creano un'atmosfera da dramma barocco più che da scenario medievale. Come mai non avete deciso, per completare il quadro musicale ed atmosferico d'inserire dei passaggi folk o l'uso di strumenti tradizionali? Silenoz - Vedi a parte che non mi ci vedo suonare uno strumento folk (ride N.d.R.), testi e musiche sono stati realizzati separatamente e non nello stesso momento, quindi non vi era la precisa idea di creare un tuttuno così specifico e mirato. Questo, a mio avviso, è stato un bene, poiché ci ha permesso di realizzare qualcosa alla quale miriamo sempre: musiche, immagini e storie al di fuori del tempo, che parlano sì, magari, di un'epoca precisa, ma che per questo non siano eccessivamente incatenate ad un contesto specifico, che possano essere universali, assolute. La persona che ascolta deve poter immaginare che quell'opera possa svolgersi ed adattarsi anche ad un contesto contemporaneo o, addirittura, futuristico. A.E. - Mi sembra di capire, però, che l'elemento orchestrale sia per voi, attualmente, una colonna portante del vostro processo creativo. Il vostro modo di comporre parte ancora, in pratica, dal riff di chitarra, oppure è una linea melodica o una partitura orchestrale a farla da padrone? Shagrath - Dipende! Dipende molto dall'album e dalle idee che vengono proposte all'inizio, non c'è un sistema assodato ed inalterabile, per noi, di composizione. Quest'album, ad esempio, ha visto partire molto dalle partiture orchestrali delle tastiere di Mustis, che hanno fortemente ispirato i riff di Silenoz e Galder. Per altri album, invece, la parte orchestrale era un supporto o un prolungamento del guitar-riffing, ma per questa release, l'apporto orchestrale è stato fondamentale, pur non avendo utilizzato, in quest'occasione, un'orchestra vera, ma essendoci basati semplicemente sulle tastiere. A.E. - Domanda cattiva: scelta personale ed artistica, o mere questioni di budget? Silenoz - No no, assolutamente, nessun problema di costi. O meglio: registrare con la Filarmonica di Praga, sicuramente, ha richiesto un notevole dispendio di capitali, ma non era questo il problema. Abbiamo preferito fare tutto con le tastiere perchè, ciò che abbiamo composto questa volta, era così omogeneo, che volevamo mantenerlo il più possibile simile al disco, anche in sessione live, e sai benissimo che sarebbe quasi impossibile girare a lungo in tour con una filarmonica alle spalle. Inoltre, devi mettere in conto il fatto di dover trovare il feeling con altri 40 o 50 musicisti che non suonano abitualmente con te e che non fanno proprio quel genere...e magari neanche lo conoscono. Inoltre Mustis è un gran tastierista e le sue orchestrazioni sono assolutamente verosimili e sarebbe stato inutile trascrivere tutto per una vera orchestra con il il rischio di perdere quell'omogeneità ottenuta. E poi usiamo dei programmi molto costosi apposta per rendere tutto più vero! Ah ah ah! A.E. - Ma come mai proprio il Medioevo per inquadrare storicamente questa vicenda? Silenoz - Io sono un gran appassionato di storia, ed in particolar modo di questo periodo storico, perchè lo ritengo, sotto molti aspetti, vicinissimo al periodo storico che stiamo vivendo: era un periodo cupo, pieno di lotte, di cambiamenti e di scontri religiosi, dove gli organismi come la Chiesa avevano un forte potere e si potevano osservare dappertutto manifestazioni di violenza, estremismo e fanatismo. Se lo rapporti al mondo attuale, cambiando dei nomi, non siamo assolutamente distanti come condizioni di partenza. Va detto, oltretutto, che è un periodo fondamentale e di svolta per la storia dell'umanità, perchè nascono nazioni, popoli e concetti come lo stato nazionale che sono tuttora la base della nostra società. A.E. - Una delle ultime domande che vorrei farvi è riferita a Vortex ed alle sue particolari linee vocali. E' lui l'autore di esse o un semplice esecutore? Inoltre, è stato coinvolto nel processo di scrittura dei testi di quest'album? Shagrath - Per quanto riguarda i testi, no, visto che l'idea è di Silenoz che poi coinvolge me anche, per ovvi motivi di ruolo ricoperto nella band. Vortex ha una voce particolarissima ed ora gestisce lui le sue linee vocali, ma questa scoperta è avvenuta abbastanza per caso. Sapevamo, quando lui venne a suonare per noi, in Godless Savage Garden, che era il cantante dei Borknagar, ma l'avevamo contattato, in verità, per suonare la chitarra! Poi, ritrovandoci senza bassista, per la dipartita di Nagash, lui si spostò al basso e, provando alcuni nuovi pezzi, per i quali volevamo dare maggior apertura ed ariosità, ci venne in mente d'impiegare dei cantati diversi e, prima di rivolgerci all'esterno, provammo come poteva risultare la voce di Vortex: beh il risultato lo conoscete tutti....e penso si possa capire perchè sia diventato un elemento irrinunciabile per i Dimmu Borgir. A.E. - Ultima domanda ragazzi. So che effettuerete un tour negli USA, come avviene da qualche anno a questa parte per voi. Là state diventando sempre più famosi, ma ho sentito delle voci che, molta dell'attesa per voi, nasce dal fatto che vi considerino una specie di band dedita alle tematiche di Sword&Sorcery, insomma, i Manowar del black metal. Come pensate sia possibile questo e ritenete, inoltre, che sia stata l'immagine, nel vostro caso, ad aprirvi le porte del mercato a stelle e strisce? Silenoz - Mio Dio, non so proprio come sia nata, in una certa fetta del pubblico USA quest'idea. Forse perchè siamo scandinavi e molta gente si fa l'idea che siamo tutti dei vichinghi intenti a razziare e combattere. Penso, però, per tornare alla seconda parte della tua domanda, che l'immagine dei Dimmu Borgir, o meglio una certa visione della nostra immagine scenica che il pubblico americano si sia fatto, abbia certamente aiutato molto la band. Ci vedono come una band satanica e questo, specie nei più giovani, ha un forte ascendente, quantomeno per l'idea di qualcosa di temibile o solo per la fascinazione horror che crea. Successivamente, entra in gioco l'aspetto musicale, ed in America devi essere valido, se no sparisci subito, se non hai argomenti artistici seri. Noi abbiamo sempre scelto un'immagine teatrale forte ed horrorifica, ma non certo per propagandare idee religiose, ma solo per motivi artistici. Però negli USA, come un po' dappertutto, l'impatto visivo può giocare a favore...come anche a sfavore, specie se non hai contenuti o se la tua proposta artistica non c'entra niente con quella inerente alla spettacolarità live o alle immagini del libretto. Comunque anche negli USA c'è una bella scena black, molto underground, ma proprio per questo, più attenta e selezionata...dove non ti danno del traditore se provi a percorrere la tua strada o a cercare qualcosa di nuovo e diverso! A.E. - Ragazzi, grazie ancora ed in bocca al lupo per il tour di In Sorte Diaboli! Silenoz e Shagrath - Grazie a voi....and stay heavy!