In previsione delle date che toccheranno l’Europa nei mesi di gennaio e febbraio, RockLine.it offre ai suoi lettori un’esclusiva intervista ad una delle Punk band americane più significative degli ultimi anni, i The Casualties. Lo spirito del vero Punk, quello datato 1977, rivive nelle parole di Jake, unico chitarrista della band…
J.P. - Ciao Jake, benvenuto su RockLine.it. Grazie mille per la disponibilità! Allora, siete soddisfatti della vostra ultima fatica, Under Attack?
Jake - Ciao Jacopo, un saluto ai lettori di RockLine.it! E’ proprio vero: siamo molto soddisfatti delle registrazioni fatte finora, siamo dell’opinione che queste siano le nostre canzoni migliori e pensiamo di essere migliorati per quanto riguarda quello che fa una normale Punk band. Sapete, la gente pensa sempre che il Punk dovrebbe restare in un ambiente ristretto. Quando Bill Stevenson perse la madre proprio durante le registrazioni fu proprio un brutto momento. Tuttavia, dopo averle sospese per un po’, abbiamo ripreso ed eccoci qui.
J.P. - Cosa sta a significare l’artwork del nuovo album? Perché avete scelto quel tipo di immagine per la copertina?
Jake - Noi pensiamo che i Punk siano ancora disprezzati da questa società, e siccome noi stessi siamo dei Punk ci sentiamo un po’ intrappolati. Ci sentiamo emarginati e non accettati. I ragazzi che ascoltano la nostra musica, ma comunque sembrano normali, tendono ad essere accettati di più di noi. E’ anche vero, però, che nessuno ti dice che devi vestirti da Punk per forza. Questo è solo il nostro stile di vita.
J.P. - Come è nato Under Attack? Avete scritto prima testi o musiche?
Jake - Noi solitamente scriviamo prima la musica. I testi arrivano solo dopo che Jorge ha sentito il tipo di musica/canzone. In questo modo, i sentimenti della musica e delle parole combaciano.
J.P. - Come sono nati i testi di Under Attack? Cosa ne pensi dell’attuale situazione mondiale?
Jake - Le parole di Under Attack sono nate dal fatto che ci eravamo stufati di parlare delle stesse vecchie cose e volevamo cantare cose nuove. “Sballiamoci” va ancora bene, ma ci siamo già stati e questo è il nostro sesto album. Inoltre, volevamo dare voce a nuove opinioni, ma allo stesso tempo non volevamo trovarci a cantare di politica. La mia opinion del mondo in cui viviamo è che quelli con il potere non sono brave persone, è tutto basato sull’odio e l’avarizia!
J.P. - Quali sono le band che vi hanno influenzato maggiormente? Quali invece le tue preferite?
Jake - Abbiamo diversi gruppi preferiti, ma per la maggior parte ci piace il Punk internazionale dei primi anni ottanta. In ogni caso siamo tutti d’accordo nel nominare i Blitz come uno dei nostri gruppi preferiti nel passato, ci hanno influenzato molto al momento di dare vita ai The Casualties.
J.P. - Come mai avete deciso di scrivere un brano strumentale (Stand And Fight)? Perché è posta come ultima traccia e non, per esempio, come opener?
Jake - Abbiamo scritto una canzone strumentale perché era qualcosa di nuovo e non riuscivamo a gridarci sopra niente, quindi l’abbiamo lasciata così e ci siamo accorti che funzionava. Sono contento di averlo fatto. Però non ci sembrava la cosa migliore porre Stand And Fight come traccia d’apertura del disco e quindi…
J.P. - Secondo voi, Under Attack è il miglior disco dei Casualties?
Jake - Sì, pensiamo che Under Attack sia il migliore per adesso, anche se ai fan piaceranno sempre For The Punx e On The Frontline. Quelli sono i classici per noi, vedremo cosa ci dirà il tempo…
J.P. - Come si adattano le nuove canzoni alla dimensione live? I fan le apprezzano?
Jake - Sì, le nuove canzoni funzionano benissimo in un contesto live e il nostro pubblico è uscito di testa quando le ha sentite! Siamo molto soddisfatti!
J.P. - So che a dicembre avreste dovuto suonare a Milano. Cosa ne pensi dei fan italiani ed in generale del nostro paese?
Jake - Amiamo i fan italiani, siete stati fantastici nella coppa del mondo! Ce la siamo guardata durante il nostro tour estivo. I Punk italiani sono dei grandi e non vediamo l’ora di berci un po’ di vino rosso con loro! Non dimentichiamoci anche dell’ottimo cibo! Il tour europeo, come sai, è stato posticipato a gennaio…
J.P. - Sai che lo stesso giorno che avreste dovuto suonare nel capoluogo lombardo, al Datchforum si sono esibiti gli Iron Maiden? Cosa ne pensi di Steve Harris e soci e del Metal in generale?
Jake - Ci piacciono gli Iron Maiden, e ascoltiamo anche molto Thrash Metal metal, ma il nostro genere preferito rimane il Punk. Penso che il Metal, il Punk, l’Hardcore e l’Oi! siano molto simili musicalmente e culturalmente, a parte qualche cattiva attitudine.
J.P. - Quest’anno avete partecipato al Vans Warped Tour. Ci puoi raccontare qualcosa su quest’esperienza?
Jake - Il Vans Warped Tour è un grande punto di ritrovo per il Punk durante l’estate. Come band siamo molto esposti al pubblico e ci divertiamo anche molto. Ci sono dei barbecue ogni sera e i concerti sono frequentati da molta gente quindi ci capita di suonare davanti a migliaia di persone. Quest’anno abbiamo suonato sul palco principale ed è stato fantastico! Le ore di viaggio sono tante e i giorni sono caldissimi, a volte ci sono fino a quaranta gradi!
J.P. - Come band siete nati nel 1990, allora perché pubblicare il primo album solo nel 1997?
Jake - Ad essere onesti, nei primi anni novanta la scena punk newyorkese era molto diversa. Era tutto pieno di eroinomani e a noi piaceva la musica Oi!, quindi non trovavamo neanche dove suonare. Ci voleva un bel po’ per creare una vera scena e noi eravamo sempre per strada ubriachi quindi non costruivamo molto. Continuavamo a scrivere canzoni, ma ci impiegammo un bel po’ prima di cominciare a suonare fuori dallo stato di New York e in quel periodo, antecedente al primo album, non eravamo ancora sicuri sulla formazione del gruppo.
J.P. - Come mai avete deciso di incidere On The Front Line una seconda volta, con le liriche in spagnolo? Fate lo stesso con Under Attack?
Jake - Abbiamo registrato On The Front Line in spagnolo perché Jorge poteva farlo, è originario dell’Ecuador. L’abbiamo fatto come una cosa extra. Quella versione non ha venduto molto, ma speriamo comunque che qualche Punk la trovi carina. Ad ogni modo non faremo la stessa cosa con Under Attack.
J.P. - Cosa rispondi a tutti quelli che vi accusano di essere troppo commerciali?
Jake - Non ci interessa la quantità di merda che ci viene scaricata addosso. La gente scherzava con il nostro nome fin da quando suonavamo nelle cantine. Noi facciamo tutto negli interessi della band, quindi se vi piacciamo restate con noi e cresceremo assieme. Non abbiamo cambiato il nostro stile o la nostra musica da quando abbiamo iniziato, di quante band potete dire la stessa cosa? Ad alcuni piacciamo e ad altri no, tutto qui, punto.
J.P. - Come look sembrate una band saltata fuori direttamente dal 1977! E’ naturale per voi vestirvi in questa maniera?
Jake - Il Punk è il nostro stile di vita! Lo seguiamo, lo viviamo e lo amiamo. Siamo così sopra e sotto il palco. Ci piace sentirci diversi dalla società normale. Abbracciamo tutti gli aspetti del Punk, non solo quella parte della nostra scena creata dagli stupidi ignoranti. Il punk è per tutti, a noi non interessa come si presenta un Punk o una Punk Band. Attraverso il nostro look esprimiamo quello che abbiamo dentro, ed è stata una nostra personale decisione!
J.P. - Beh Jake, ti ringrazio per l’intervista e non mi resta di salutarti. Saluta i nostri lettori, magari spiegando quali sono i vostri piani per il futuro. Spero di risentirvi presto e complimenti ancora per Under Attack! Ciao!
Jake - Filmeremo il tour europeo di quest’inverno e registreremo un live album che sarà pubblicato nel 2007 assieme al DVD. Nel 2007 intraprenderemo anche il nostro primo tour sudamericano! Che altro dire, grazie mille per l’intervista a tutta RockLine.it! A presto, ciao!