Black Atlantic, The
(Geert Van Der Velde)
di: 
Jacopo Prada
15/10/2007



 

Dietro il sorriso così sincero, quasi ingenuo, di Geert Van Der Velde si nascondono una creatività ed un’energia senza eguali. Lo vedi dai suoi occhi. Lo capisci quando parlandoci ti accorci che Geert, oltre ad essere un grande artista, è pure un ragazzo estremamente simpatico, umile e disponibile con tutti. Ne hai poi la conferma quando, dal vivo, imbraccia la sua chitarra acustica e ti delizia con un brano finale che nemmeno ha un titolo, brano su cui il musicista olandese ha lavorato proprio durante il tour. Questo è Geert Van Der Velde e questi, signori, sono i suoi The Black Atlantic...

J.P. - Ciao Geert, è un po’ che non ci sentiamo! Grazie mille per la tua disponibilità. Allora, come va?

Geert - Ciao Jacopo, qui tutto bene. Grazie a te e a RockLine.it per lo spazio riservatoci. Grazie anche per esservi interessati al mio nuovo progetto!

J.P. - Beh, direi quindi di iniziare a parlare, no? Quando e come sono nati i The Black Atlantic?

Geert - I The Black Atlantic sono nati alcuni anni fa, poco dopo la fine della mia avventura con gli Shai Hulud nel 2003. A quel tempo decisi di avere un lavoro stabile e per diversi mesi fu effettivamente così. Lavoravo, mangiavo e dormivo, ma non era il tipo di vita che faceva per me. Così spesso prendevo la chitarra acustica del mio compagno di stanza e suonavo ciò che in quel periodo ascoltavo: Elliot Smith, Nick Drake, Elbow. E’ stato qualcosa che mi ha permesso di concepire e vivere la musica in un modo tutto nuovo. A quel tempo vivevo ancora negli Stati Uniti, ma mi stavo preparando per tornare in Olanda. Così, parlando con il mio migliore amico, che viveva appunto in Olanda, venne fuori l’idea di formare una band, una Rock band. Ed è così che, poco dopo il mio ritorno in Olanda nell’agosto del 2004, nacquero i The Black Atlantic. Avevo già qualche pezzo pronto, niente di spettacolare, certo, ma era pur sempre un buon inizio. Ci incontravano ogni tanto durante la settimana e suonavano esclusivamente quei pochi brani. Mi ero da poco iscritto all’università, ero entusiasta del mio corso, per cui anche nel giro di un anno i progressi con la band furono davvero minimi, in quanto provavamo sempre più di rado. Poi, nel febbraio 2006, mi venne in mente di registrare una sorta di canzone di San Valentino per la mia ragazza (che da pochi giorni è diventata mia moglie). Chiamai alcuni miei amici musicisti e lavorammo sul pezzo, dopodiché scrissi il testo e nel giro di un giorno e mezzo registrammo il tutto. Non avevo mai cantato su un pezzo del genere e solo di recente ho iniziato a prendere lezioni di canto. Inoltre non mi era mai capitato di suonare e cantare contemporaneamente, ma con il tempo ho dovuto per forza imparare… Beh, insomma, dopo aver fatto ascoltare il pezzo alla mia ragazza decisi di metterlo su MySpace e cominciarono ad arrivare gli apprezzamenti di varie persone. Avevamo da poco scelto il monicker The Black Atlantic e già ricevetti alcune offerte da parte di etichette indipendenti in merito a nuovo materiale. Al momento non avevo nessun’altro pezzo pronto, ma avevamo pianificato di incidere qualche altro brano durante l’estate. A lavori terminati ho spedito il mini a svariate etichette ed alla fine abbiamo deciso di firmare con la Five Point Records.

J.P. - Perché avete deciso di chiamarvi The Black Atlantic? Suona davvero bene…

Geert - Ti ringrazio! In realtà lo abbiamo scelto proprio per questo motivo: suona bene. Secondo me è un nome che delinea un certo tipo di immagine. Volevamo espressamente che nella testa delle persone si ricreasse una determinata immagine, una sensazione…

J.P. - Quali sono a tuo parere le band che hanno maggiormente influenzato il vostro sound?

Geert - Beh, le influenze cambiano con il passare del tempo. E’ sempre difficile rispondere a domande del genere. Quando sono nati i The Black Atlantic, direi che gli Elbow hanno rivestito un ruolo assolutamente fondamentale a livello di sonorità. Sono davvero innamorato degli Elbow e penso che il loro singer abbia una delle voci più belle del panorama Rock mondiale. Quando però ho iniziato a scrivere i pezzi avevo in mente qualcosa a cavallo di Elliot Smith e Further Seems Forever, o persino Shai Hulud. Queste band avevano avuto un grande impatto su di me in materia di songwriting, in particolar modo gli Shai Hulud, anche perché ho fatto parte del gruppo per diverso tempo. Mi ci è voluto davvero molto per disimparare a scrivere canzoni per gli Shai Hulud… La mia intenzione iniziale era quella di unire il senso ritmico e melodico degli Shai Hulud e dei Further Seems Forever a strutture compositive più tradizionali, andando a creare brani piuttosto minimali e intimisti, un po’ come gli Elliot Smith. Credo di essere comunque riuscito, soprattutto durante l’ultimo anno, a dare vita ad sound abbastanza personale. Dopotutto, le ultime canzoni dei The Black Atlantic sono assai differenti rispetto a quelle più datate, comprese le quattro dell’EP. La gente continua a dirmi che ora si sente di più il mio tocco personale, il mio stile compositivo, per cui direi che sono sulla buona strada…

J.P. - Sei il solo, all’interno della band, a scrivere testi e musica?

Geert - Sì, sono l’unico che si occupa della scrittura di musica e testi. Nonostante questo, appena ho una canzone pronta, o sono sul punto di finirla, chiedo sempre il parere dei ragazzi con cui lavoro. Ho collaborato con molti musicisti, specialmente per le parti di piano, di basso e di batteria, e ho ricevuto un responso sempre diverso a seconda della persona a cui mi ero affidato. In realtà parto sempre con idee ben definite riguardo a ciò che voglio da un singolo brano, al sound che intendo ottenere, alle parti di basso, batteria e piano, ma cerco sempre di parlarne con i musicisti che mi stanno accanto durante le fasi di registrazione.

J.P. - Di cosa parlano generalmente i testi che scrivi?

Geert - Il materiale più vecchio tratta in linea generale di tematiche personali. Ogni tanto vado sul filosofico, ma questo è dovuto al fatto che sono studente presso la facoltà di filosofia all’università di Groningen, perciò alcune questioni mi interessano moltissimo. Il nuovo materiale, invece, fa tutto parte di un racconto che sto scrivendo, una sorta di concept. Ho ideato una specie di sceneggiatura, una storia ed alcuni personaggi che poi utilizzo nei vari testi. A dire il vero non mi sento ancora pronto a registrare questo tipo di materiale, per cui probabilmente inciderò prima quei pochi brani che non fanno parte del concept, su cui comunque ho intenzione di basare un album. Dipende tutto da come andranno le cose in futuro con i The Black Atlantic.

J.P. - Qualche mese fai sei stato in tour con i The Black Atlantic, tour che fra l’altro mi ha dato la possibilità di rivederti sul palco. E’ stata una bella esperienza? Ti senti soddisfatto?

Geert - In generale direi di sì, è stata un’esperienza positiva. La gente accorsa ai concerti sembrava gradire la mia musica e questo non può che farmi piacere. Per quelli che mi conoscevano unicamente come ex cantante degli Shai Hulud deve essere stata una bella sorpresa! Anche per chi non mi conosceva affatto credo che i The Black Atlantic siano stati comunque una piacevole sorpresa, specialmente se consideri che in Europa non ho un’etichetta su cui poter contare per quanto concerne la promozione; ho semplicemente organizzato io l’intero tour e poi sono andato a suonare. I vari promoter con cui ho parlato per i relativi show hanno fatto sì che suonassi basandosi unicamente sulla fiducia. Davvero speciale come cosa, veramente…

J.P. - So che quest’estate sarai nuovamente in tour, negli Stati Uniti stavolta. Devo dedurre che per te la dimensione live conta molto, o sbaglio?

Geert - No, non sbagli affatto. Ritengo i concerti dal vivo un aspetto estremamente importante per una band. Per quanto mi riguarda, oltre lo scrivere e l’esercitarmi, è soprattutto l’esibirmi sul palco che mi consente di crescere come musicista. Lo so, non è così per tutti, ma per me direi proprio di sì.

J.P. - Hai recentemente firmato per la Five Point Records. Sei soddisfatto di questa collaborazione? I tuoi lavori usciranno su Five Point Records solo negli U.S.A.? Che mi dici del mercato europeo?

Geert - Per il momento direi proprio di sì. Sono molto felice del modo in cui Tom della Five Point è entrato in contatto con me. Mi ha aiutato moltissimo nell’organizzare i vari concerti in giro per gli States e poi mi ha proposto un accordo che ho accettato al volo. Mi ha lasciato molta libertà per quanto riguarda il tipo di contratto e non posso che essergli grato per questo. Non sono dell’idea che il mio primo EP diventerà un disco di grande successo o qualcosa del genere. Sono semplicemente molto soddisfatto perché Tom ha creduto nel mio progetto e ha deciso di pubblicare il mini su Five Point Records, spendendo per questo soldi ed energie. Al momento non ho trovato etichette interessate a pubblicare l’EP in Europa, per questo motivo ho deciso di autoprodurlo.

J.P. - Stai lavorando su nuovo materiale in questo periodo? Hai già qualche pezzo pronto?

Geert - Beh, come hai potuto intuire dalle mie precedenti risposte ho diverso materiale già pronto. Anzi, direi proprio una discreta quantità di nuovo materiale! Non so ancora quando registrerò il tutto e non ho nemmeno idea di quali pezzi sceglierò. Continuerò semplicemente a scrivere fino a quando non mi sentirò pronto per un full lenght. E’ possibile che decida di pubblicare il concept album di cui ti parlavo, così come non è escluso che invece inciderò prima le altre canzoni. L’idea è quella di registrare un disco nella primavera del 2008, per poi metterlo sul mercato durante l’estate. Staremo a vedere…

J.P. - Cosa mi puoi dire invece dei Miscreants, la tua altra band? Mi sembra che le cose stiano andando piuttosto bene, so che avete un mini in uscita…

Geert - Sono molto soddisfatto dei Miscreants. Il nostro EP, prodotto dalla Let It Burn Records, è uscito sul mercato il tre di agosto. Purtroppo non abbiamo potuto esibirci dal vivo così tanto ultimamente e ci dispiace parecchio, ma ci rifaremo nei prossimi mesi. Non a caso saremo in tour ad agosto e settembre, un’altra buona occasione per vederci dal vivo!

J.P. - E’ inutile girarci attorno, tutti ti conoscono soprattutto come ex membro degli Shai Hulud. Cosa ne pensi della tua vecchia band? Sei ancora in buoni rapporti con i tuoi ex compagni? Sai se si sono interessati ai tuoi nuovi progetti?

Geert - Come potrei non amare gli Shai Hulud? Resteranno per sempre una delle mie band preferite. Con i ragazzi ho ancora un ottimo rapporto, ci sentiamo spesso via e-mail. Come già sai, l’anno scorso i Miscreants e gli Shai Hulud hanno intrapreso un tour insieme, fu proprio una bella esperienza. Fra l’altro sono andato a trovarli a New York un mese fa. Ascoltano volentieri i Miscreants e mi hanno fatto più volte i complimenti, mentre non credo che i The Black Atlantic siano adatti ai loro gusti. Troppo “poppy” direi!

J.P. - Un’ultima curiosità, Geert: cosa significa “Bij het zeggen van Ik, stellen wij veel meer dan wij weten”, la frase che hai in firma nelle tue e-mail?

Geert - Hahaha, è una citazione di Jean-Paul Sartre tradotta in olandese! Significa “Quando diciamo ‘io’, noi intendiamo molto più di quello che sappiamo”. Ora, non sono un grande appassionato di Sartre né sono molto su di lui, ma quando ho letto questa sua citazione l’ho trovata davvero brillante. Ci hai mai pensato? Quanto bene conosci te stesso? Per esempio, quando affermi “io sono Jacopo”, cosa vuoi dire veramente? Insomma, conosci tutte le sfaccettature di questo “io”? Personalmente mi capita spesso di stupirmi da solo, faccio qualcosa che nemmeno sapevo di fare. Di conseguenza non mi conosco così bene come forse credo…

J.P. - Sono d’accordo con te, anche io spesso mi sorprendo di me stesso! Grazie di tutto Geert, è stato un vero piacere poter parlare con te ancora una volta! Se vuoi puoi lasciare un messaggio a tutti i nostri lettori. Penso ci risentiremo presto, o magari ci vedremo direttamente a qualche tuo show in Italia. Ciao e grazie ancora!

Geert - Grazie a te e grazie a tutti quelli che hanno letto l’intervista. Grazie anche per averci supportato durante le nostre date in Italia! E’ stata davvero una bellissima esperienza e penso torneremo presto, speriamo già in ottobre! Visitate il nostro sito oppure il nostro profilo MySpace per news, mp3, video e altro ancora. Alla prossima, ciao!

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