Dopo la ristampa europea di Opheliac, capolavoro dell'Electro Goth, Emilie Autumn, la violinista americana che ha cambiato la scena gotica estrema e meglio conosciuta per le sue collaborazioni con Courtney Love e Billy Corgan, concede una speciale intervista a RockLine.it, dimostrandosi musicista dalla singolare personalità e dagli innumerevoli interessi...
Emilie - Un po’ assonnata, sono appena uscita dalla vasca, e sto per buttarmi su una bottiglia di Merlot, quindi sto favolosamente!
E.B. - Congratulazioni per il tuo ultimo album, Opheliac, l’ho trovato eccellente ed innovativo. In che modo hai lavorato a questo progetto e quanto tempo hai impiegato a comporlo?
Emilie - Grazie mille per averlo ascoltato! In un certo senso, ci ho messo tutta la mia vita a fare Opheliac, ma in un altro senso si è formato abbastanza velocemente. Le canzoni sono basate su piccoli semi che ho cominciato a seminare letteralmente quando ero ancora bambina. Con questo non intendo solo semi relativi al significato o all’ispirazione, ma anche riguardanti la musica e le parole. Per esempio, la maggior parte dei miei fans ha notato lo spostamento ad un sound più drammatico e a un’attitudine più dura con l’era Opheliac, la quale include tutte le pubblicazione che lo hanno seguito (l’EP Liar/Dead Is The New Alive, il doppio album per violino Laced/Unlaced, e il nuovo singolo 4 o’Clock), e hanno ragione quando pensano che un’incredibile cambio in stile di vita dev’essere successo per far accadere una trasformazione dai giorni badass-fairy-princess di Enchant alla dead-doll-holding-a-knife-to-your-throat del presente e di Asylum. Tuttavia, poche persone sanno che la canzone Opheliac fu scritta completamente prima della pubblicazione di Enchant nel 2001. Anche molte fra le altre canzoni finite sull’album sono versioni complete di idee che erano nate anni fa quando facevo certe esperienze; è un po’ come se fossero piccole premonizioni sul futuro, sono ritornate tutte assieme quando ne avevo bisogno, abbinandosi parola per parola a quello che stava succedendo nella mia vita in quel preciso momento, e una volta trovatami con tutte le mie “munizioni” in tasca e sono andata a lavorare ai Mad Villain Studios con il leggendario INKY (lo studio di registrazione originale del The Asylum), il lavoro fu finito molto velocemente. Era la storia della mia vita; una canzone ripetuta in dodici modi diversi, e pare che avessi cercato di scriverla per tutta la mia vita, anche se stavo producendo altri album e cantando altre canzoni.
E.B. - Perché hai scelto Opheliac come titolo del nuovo album?
Emilie - L’Ophelia di Shakespeare era il ritratto dell’insanità glamour femminile, oltre ad essereil modello per i maniaco-depressivi di tutto il mondo negli ultimi 400 anni. Opheliac è un termine medico che ho inventato per descrivere la tipica ragazza mentalmente disturbata (anche se sono sicura che un sacco di maschi ci si possano immedesimare) le quali debolezze vengono sfruttate, il quale controllo del proprio corpo e della propria vita le è stato tolto, e la quale si è lasciata affondare assieme alla propria nave. Questa descrizione potrebbe non suonare molto “classica” se date un’occhiata alle mie parole, ma credetemi lo è. Io sono un Opheliac, lo sono anche molte mie amiche, e non solo, ma dopo stating it all for the record and admitting that I was a gothic lolita and proving that I know where you sleep and that if I don’t get my innocence back I’ll slit you in two and then devour you whole, sono ancora un'Opheliac del cazzo. Uno penserebbe che abbia imparato, invece no. Probabilmente lo rifarò. Tuttavia, so che ci vuole una vita intera per imparare ad amare se stessi, e minchia, almeno adesso ho un album da ascoltare mentre ci provo.
E.B. - Sei ritenuta come uno degli artisti più originali nella scena Goth. Quali sono le tue influenze principali e che cosa rappresenta per te la musica Goth?
Emilie - Grazie ancora, questa intervista sta aiutando la mia autostima! O forse è colpa del Merlot… credo che, se io vengo ritenuta “originale” (l’ho messo tra virgolette perché è il più grande complimento che potrei mai ricevere e non lo voglio prendere sottogamba), allora può essere dato solo dal fatto che le mie influenze non provengono assolutamente dalla scena Goth. Io amo la scena Goth. La ammiro. La trovo fottutamente adorabile, e ho voglia di raccoglierla in una coperta e adagiarla sulle mie gambe e farle le coccole fino a che tutto il suo trucco non cade. Seriamente però, le mie influenze sono “goth”, ma per me questo ha un significato completamente diverso. Vuol dire suonare la musica dei fantasmi di cui mi innamoro pazzamente a 13 anni (Felix Mendelssohn, il mio primo fiiiiine muthafucka).
E.B. - Nel tuo album ho trovato un mix fra elettronica e strumenti classici come il clavicembalo, molto innovativo e interessante. Il tuo sound è spesso barocco e particolare. Come lo definiresti?
Emilie - Lo definirei barocco e particolare.
E.B. - Tu sei americana, come altri artisti famosi come i London After Midnight (anche essi gestiti dall Trisol). Qual è la risposta del pubblico americano alla scena Electro, Goth e Industrial?
Emilie - Il pubblico americano è unico, nel senso che non è così diviso in culti e gruppi come il pubblico Europeo, ed è per questo che è stato fantastico avere una ricezione positiva almeno sullo stesso livello di quella che mi ha privilegiato in altri paesi. Semplicemente, non è così visibile negli States come in Europa perché i primi sono così estesi. L’America è troppo grande!
E.B. - Suonerai a Milano il 14 di Dicembre. Che cosa ti aspetti dai fan Italiani e qual è il tuo rapporto con il nostro paese?
Emilie - Devo ammetterlo, il mio rapporto con l’Italia, non essendoci mai stata, è basato solamente sulla mia grande conoscenza della vostra musica, storia e arte, visto che hanno formato una grande parte dei miei studi musicale come musicista classico e secchione di storia anni fa. Non so cosa aspettarmi dai fan Italiani, il che sarà divertente. Tesoriniii Italiani, sorprendetemi!!
E.B. - Il tuo look e le tue performance sono teatrali e caratteristiche. Rappresentano forse la tua personalità?
Emilie - Sicuramente. Ho cercato molto di sviluppare sia il mio look che la mia arte di modo di poter arrivare a sentirmi a mio agio mettendomi un certo tipo di costume e suonando certi canzoni notte dopo notte in tour e dicendo “questa sono io”. Ci sarà sempre un certo tipo di sviluppo, perché qualcosa che non fa passi avanti di conseguenza ne fa alcuni indietro, niente resta fermo. Tuttavia quando capii che il mio costume di scena era quello che mettevo di solito per strada, allora capii che ero me stessa.
E.B. - Sei anche una designer (in particolare per la tua linea di capi d’abbigliamento) e una scrittrice. Parlaci di questi tuoi progetti paralleli.
Emilie - Credo che, se una persona è creativa, essa userà la propria creatività in vari modi. Ovviamente le proprie abilità vengono coinvolte, ma una volta imparate le tecniche relative a un campo particolare, uno riesce a creare qualsiasi cosa. Sono anni che disegno e creo i miei vestiti, sia per le performance che per la vita normale. Tutto quello che mi vedete indossare nelle fotografie nelle cover degli album, e la maggior parte di quello che vedete sul palco, è stato disegnato, tagliato e cucito dalle mie mani. Come scrittrice, sono fertile tanto quanto lo sono come musicista, ma meno persone sanno di questa mia passione, anche se questo dovrebbe cambiare con la pubblicazione del mio libro The Asylum for Wayward Victorian Girls, che porterà finalmente i fan della mia musica nel mondo dell’Asylum.
E.B. - Come descriveresti il tuo rapporto con la Trisol? E’ una buona etichetta per le realtà Goth?
Emilie - Dopo battaglie con etichette indie e major, ho deciso di creare la mia propria etichetta, la Traitor Records, che controllo ancora. Mi ero giurata di non lavorare con mai più con un’altra etichetta, quindi fui molto sorpresa quando fui contattata dalla Trisol un po’ di tempo fa, e non trovai nessun errore nel modo in cui conducevano il loro business e nella loro filosofia, il che vuol dire che il lavoro dell’artista non viene toccato. Lavorare con la Trisol è stato come lavorare con la mia azienda fin dall’inizio, e se un artista di qualsiasi genere venisse reclutato dalla Trisol, egli dovrebbe ritenersi fortunato.
E.B. - So che cominciasti a suonare molto giovane, e che studiasti in una famosa scuola di musica. Hai sempre avuto un’attrazione verso la musica medievale, classica, barocca e del Rinascimento: che cosa ti attira di questi stili? E perché pensi che possano essere adattati ai suoni Goth?
Emilie - Innanzitutto, qualsiasi cosa che non vive più ha modo di piacere alla scena Goth, e in questo modo tutta la musica classica va a riempire questo calderone. La musica di ere passate mi attira perché è prima di tutto bella, ma anche perché non è sempre bella. Più si va indietro con gli anni, e più si comincia a capire che l’obiettivo della musica non era sempre l’essere bella. La musica doveva essere spaventosa, potente, o anche brutta. Ma aveva un significato. Se uno ascolta musica classica di qualsiasi tipo, è possibile che egli la apprezzerà e ne trarrà qualcosa di importante. Ma pensa se uno si mettesse a studiare quella musica dentro e fuori dal momento in cui cominci a camminare, allora ti immergi in un mondo completamente diverso che caratterizza la tua vita e infetta il tuo cervello ad ogni ora di ogni giorno. Cominci a parlare una lingua diversa, potresti perdere il controllo della realtà ma, e questo te lo prometto, non ti annoi mai.
E.B. - Tanti artisti americani come i London After Midnight si interessano ai problemi e a tematiche sociali. Tu hai donato i ricavati del singolo By The Sword all Croce Rossa Americana dopo l’11 Settembre. Qual è la tua opinione sulla situazione politica attuale del tuo Paese e quali sono i problemi principali?
Emilie - Donando qualcosa alla Croce Rossa fu un tentativo di aiutare la gente che stava soffrendo, non per sostenere una qualsiasi azione politica. Credo che tutti sappiano che i problemi principali dell’America di adesso sia avere gente al governo con piani diversi da quelli che ci vengono detti. Lo stato attuale dell’America è indescrivibile, io sono infelice, la maggior parte della gente è infelice, abitiamo in una nazione di cui non possiamo andare fieri, ed è una sensazione bruttissima. Eppure è meglio capire quelli di cui bisogna vergognarsi e cercare di migliorare le cose che far finta che tutto vada bene per cercare di evitare quella brutta sensazione. E come viaggiatrice mi fa piacere scoprire che la maggior parte delle persone che incontro fuori dall’America non considera il popolo Americano responsabile delle azioni di un gruppo piccolo ma potente. Tutte le nazioni del mondo hanno fatto degli errori e questo non cambierà mai. Ma è fantastico poter raccogliersi in una stanza con la stampa e fan da tutte le parti del mondo e potersi guardare in faccia senza giudicarsi e dire: “Veniamo tutti da posti che sono fottuti in un modo o in un altro. Tutti i nostri governi ci mentono. Ogni amministrazione cerca di far sparire dei segreti che secondo loro non dovremmo sapere. Ma noi non siamo i nostri governi. Noi siamo NOI, e siamo uguali, e possiamo cambiare le cose se ce lo ricordiamo.”
E.B. - Quali progetti hai per il futuro?
Emilie - Quanto tempo ti rimane? Per adesso, ti dico che c’è Asylum il libro, e poi il nuovo singolo 4 o’ Clock. Ma quello è solo l’inizio.
E.B. - Grazie per la tua gentilezza. Spero di rivederti presto in Italia. Puoi chiudere l’intervista come preferisci! Ciao da RockLine.it!
Emilie - Grazie anche a voi, il piacere è mio, e non vedo l’ora di rivedervi tutti a Dicembre. Io sarò nuda, e spero anche voi! Ricordate, se perdete un concerto, perdete tutto…