Sergio Calzoni degli Act Noir racconta a RockLine.it l'esperienza musicale della band dopo la pubblicazione del debut album Automatisme Psychique, ottimo miscuglio di Dark, Psichedelia ed Elettronica. Il gruppo si sta attualmente rivelando come uno degli astri nascenti della scena italiana, come dimostra appunto l'album d'esordio...
E.B. - Ciao Sergio, come va? E’ un piacere poter scambiare con te qualche impressione sul vostro primo lavoro Automatisme Psychique. Prima di tutto puoi introdurci gli Act Noir con una breve presentazione?
Sergio - Ciao, qui tutto bene, anche se sono ancora un pò “ingolfato” dalle festività natalizie emiliane all’insegna dell’ingrasso!
Per quello che riguarda Act Noir, il progetto nasce nel 1998 per volere mio e di Stefano Nieri (chitarra), con il chiaro intento di trovare un veicolo espressivo libero da qualsiasi tipo di vincolo comunicativo o limitazione artistica. Io ero reduce dal progetto dark-wave-symphonic Alma Mater con Valerio Biagi e, all’epoca, sentivo il bisogno di sperimentare nuovi percorsi musicali “più attuali”, avvalendomi dell’aiuto di musicisti in carne e& ossa e non solo di expanders, tastiere o campionatori. Dopo qualche cambio di formazione abbiamo trovato in Michele (basso) e Claudio (batteria) il perfetto complemento ritmico per le nostre trame sonore.
E.B. - Ora due domande di pura curiosità: da cosa deriva il nome Act Noir e perché avete scelto Automatisme Psychique come titolo del vostro primo full-lenght?
Sergio - Il verbo “to act” in inglese indica azione/dinamismo, ma può significare anche recitazione o finzione. Molto spesso frequentando locali dark/goth mi chiedo fino a che punto le persone che prendono parte a queste serate “recitano” il ruolo del dark oppure ci credono veramente. Alla stessa stregua ci piace creare una sorta di ambiguità di fondo verso il nostro approccio musicale: Act Noir fingono in modo artefatto, oppure sono convinti della loro attitudine “noir”? Per quello che riguarda il titolo del nostro album, oltre ad essere un chiaro omaggio al movimento surrealista che apprezziamo particolarmente, ritenevamo esprimesse al meglio il metodo di lavoro e stesura dei brani che avevamo adottato: nessuno schema predefinito, nessun vincolo... In maniera estremamente libera tutto ciò che ci passava per la testa veniva suonato, registrato e linkato alle altre parti. Nei diversi brani dell’album si può cogliere il fatto che ognuno ha detto la sua, agendo in maniera istintiva ed il risultato è un disco vario, legato da un sottile filo conduttore.
E.B. - Da chi è stata disegnata la copertina e cosa rappresenta?
Sergio - La copertina è opera di Von Cotu, artista austriaco da anni residente in New Mexico. Ebbi modo di avvicinarmi a quest’artista tramite il fantastico sito di arte moderna “Hammond Gallery” (ora purtroppo off-line…). L’artwork rappresenta un cervello digitalizzato, anche se per alcuni assomiglia più ad un cavolfiore spaziale, eheh!
E.B. - Addentrandoci ora nella musica degli Act Noir, cosa puoi dirci riguardo allo stile che esibite? A me l’album ha colpito parecchio per questa amalgama di generi differenti (Psichedelia, Dark ed Elettronica) che non stonano affatto l’uno con l’altro…
Sergio - Il nostro stile musicale altro non è che il “trait d’union” fra le diverse influenze musicali ed artistiche metabolizzate nel corso degli anni da ognuno di noi... Oppure, se preferisci, un “naturale compromesso” che abbiamo raggiunto fondendo le nostre materie grigie nella causa comune degli Act Noir.
E.B. - L’elettronica è appunto un elemento fondamentale per il vostro sound perché riempie ed arricchisce il tessuto musicale di ogni canzone. Di quali strumenti ti avvali per poter inserire le giuste campionature elettroniche?
Sergio - In Automatisme Psychique le parti elettroniche hanno avuto come protagonista il sintetizzatore virtuale-analogico “VIRUS C”, fabbricato dalla tedesca Access. Fondamentale è stato anche l’impiego della mia vecchia workstation Korg “TRINITY” e dei numerosi plug-ins utilizzati in sinergia con “ProTools”, il software adottato per la registrazione e missaggio di tutto il disco.
E.B. - Di cosa parlano i testi dell’album? E’ un disco dotato di struttura di concept?
Sergio - I testi traggono ispirazione dalla realtà contrastante che ho avuto modo di conoscere vivendo in un grosso centro urbano come Copenhagen, pur essendo estremamente ermetici ed “insondabili”… Il testo di Unheimlich, ad esempio, si ispira ai senza tetto (hjemløs) che vivono a Copenhagen, molti dei quali annegano la propria esistenza nell’alcol per cercare di fuggire dal loro misero destino. Allo stesso tempo il brano presenta alcuni riferimenti sulla mia esperienza di vita in Danimarca, al fatto che anche nel mio caso la mancata integrazione nella società danese mi ha portato a fuggire dalla realtà, chiudendomi nella mia casa-studio a Copenhagen e cercando nella musica uno strumento d’evasione dalla quotidianità. Non penso ci sia un vero e proprio concept nel disco, almeno non consciamente... Forse l’unico comune denominatore fra le liriche dei brani è di essere una sorta di diario di viaggio della mia esperienza all’estero.
E.B. - L’episodio che più mi ha coinvolto è stato This Something, perché dotato di un ritmo trascinante e di sezioni melodiche azzeccatissime. Com’è nato questo pezzo, che reputo il migliore di Automatisme Psychique?
Sergio - This Something è un brano di Michele, composto in un momento in cui ero particolarmente “distratto” dal mio imminente trasferimento in terra danese… Sono dell’opinione che Michele sia un ottimo songwriter, anche se ha qualche difficoltà nel trovare il tempo per dedicarsi alla stesura dei brani, essendo subissato da impegni e progetti musicali paralleli!
E.B. - Quanto siete legati alla cultura wave/gotica, quanto a quella elettronica e quanto al rock del passato?
Sergio - Nessuno di noi si sente particolarmente legato ad uno stile musicale considerando che siamo amanti della musica a 360°… Chiaramente abbiamo qualche limite: punk (no thanks…) e così pure per la musica leggera italiana promossa dai festivals-pattumiera come San Remo. Durante la mia adolescenza avevo abbracciato in toto la cultura wave/gothic, ascoltando incessantemente bands come Sisters Of Mercy, Christian Death, Danse Society e Japan… Ora amo molto spaziare: da Arvo Pärt fino ai Fear Factory!
E.B. - Per quanto riguarda le esperienze live, come procede l’attività degli Act Noir? So che dovevate supportare il celebre John Foxx al Transilvania ma il suo tour è stato annullato…
Sergio - Infatti… Sarebbe stata un’occasione perfetta suonare come gruppo spalla di John Foxx, considerando che la nostra musica si avvicina particolarmente ad una certo tipo di new wave “colta”. Per l'occasione avevamo preparato una performance "minimal-electro" ideale per un ambiente come il Teatro Borgatti di Cento. La mattina del primo dicembre siamo stati avvisati dell’annullamento del tour e poco dopo convocati per una serata "riparatrice" al Transilvania di Milano. A parte questo episodio l’attività live procede discretamente, anche se vorremmo suonare molto di più dal vivo… Recentemente siamo entrati a far parte del roster di Dark Angel Promotion, agenzia del Veneto che dovrebbe darci una mano nel trovare date in giro per l’Italia. Se conosci organizzatori di concerti e festivals contattaci pure: info@actnoir.com
E.B. - Penso che la My Kingdom Music stia svolgendo un’opera davvero pregevole per quanto riguarda le realtà italiane ed internazionali underground del panorama dark-progressive. In che rapporti siete con la vostra etichetta?
Sergio - In ottimi rapporti. Francesco Palumbo di My Kingdom Music è una persona davvero disponibile, che ha dimostrato fin da subito serietà e competenza dando visibilità e distribuendo il nostro lavoro in diverse nazioni.
E.B. - Parlando del futuro, avete già pianificato qualcosa per il secondo album che seguirà Automatism Psychique? Puoi darci qualche informazione?
Sergio - È ancora un po’ presto dare anticipazioni sulle traiettorie musicali del prossimo album, alcuni brani inediti (Shatterproof Beauty e Wrong Places) sono in fase di rodaggio durante i nostri live, e la gente sembra apprezzarli particolarmente. Tendenzialmente le nuove composizioni suonano più dirette ed “attuali”…
E.B. - Da quali gruppi traete maggiore ispirazione? Chi desiderereste poter supportare in una potenziale data?
Sergio - A detta dei critici musicali il nostro sound si avvicina a bands/artisti come Depeche Mode, Porcupine Tree, Massive Attack, David Sylvian… Confermiamo che sono fra le realtà musicali da noi preferite, anche se apprezziamo molto i lavori di artisti distanti da noi come Miles Davis, Antonio Carlos Jobim, The Who, The Doors, Faith No More, Faust, Frank Zappa, Mozart, Erik Satie e tantissimi altri…
A parte John Foxx, ci piacerebbe poter supportare The Gathering, Porcupine Tree, oppure Blackfield che tra l’altro dovrebbero suonare a Febbraio in Italia.
E.B. - Sono convinto che in Italia la scena Dark si stia sviluppando con grande vivacità, come dimostrate voi, i Neronoia o gli ormai “classici” Caanan. Cosa ne pensi?
Sergio - Confermo la tua opinione, a mio avviso l’Italia sta partorendo realtà musicali in ambito “dark” davvero interessanti ed originali… Sono particolarmente legato a Canaan e Neronoia per via dell’amicizia che mi lega a Gianni Pedretti (con il quale sto collaborando per il nuovo disco dei Colloquio) e Mauro Berchi.
E.B. - Bene, direi che siamo giunti alla fine di questa intervista. Ti ringrazio per il tempo concessoci e vi auguro un futuro ricco di successo con il vostro lavoro. Puoi concludere l’intervista come preferisci, un saluto da RockLine.it!
Sergio - Grazie a te per averci concesso questo spazio all’interno di RockLine.it! Per maggiori informazioni su Act Noir visitate questi siti:
www.actnoir.com
www.myspace.com/actnoir